Cagliari. Quale candidatura per battere il centrodestra?

22 Marzo 2019
1 Commento


Andrea Pubusa

Iniziano ad essere rese note le candidature alla carica di sindaco di Cagliari dopo l’abbandono di Zedda, con la superba pretesa non di fare il consigliere regionale, ma di “capeggiare” l’opposizione nell’Assemblea regionale. E manco a dirlo Campo progressista, un gruppuscolo estinto a livello nazionale e in fase di progressiva riduzione in Sardegna, accampa la pretesa di una propria candidatura. Una sorta di diritto di successione. Ora già questa pretesa da parte di un gruppo che più che un partito ha la consistenza e la pratica di una setta, appare del tutto irragionevole se la partita è quella di battere il centrodestra nella corsa a Palazzo Baccaredda e a livello regionale. C’è maretta, Comandini giustamente ha sollevato la questione. Ma anch’egli pone un problema di rapporti entro il centrosinistra, questione che può appassionare i militanti delle diverse consorterie di quell’area, ma non certo noi cittadini normali, non intruppati e per nulla intenzionati a farlo, che invece desideriamo candidature non espressione di deteriori e inestricabili tattiche interpartitiche, ma di limpide procedure democratiche, sostanzialmente partecipate. Noi normali cittadini democratici vorremmo come candidati alla carica di sindaco persone capaci, per qualità e condotte personali e professionali, di rappresentare la città, insomma un homo civis, che abbandoni le sue fatiche quotidiane, professionali e di lavoro, per offrire, con disinteresse e passione,  la propria attività al bene pubblico, alla città.
Mario Gottardi in un interessante post sul blog di Vito Biolchini, dice “Serve una figura preparata, colta, che sappia interloquire con il mondo cittadino che è fatto di professioni, di organizzazioni sociali, di imprenditori, di università. Una figura che sappia farsi portatrice di un’idea nuova di politica, di valori nuovi che stanno venendo finalmente alla ribalta – l’attenzione verso l’ambiente è uno di questi – di un nuovo modo di interpretare la società. Una figura che incarni veramente i valori della modernità, che sono un nuovo modello di sviluppo e di governo fondato sul rispetto dell’ambiente e sulla redistribuzione del reddito e sulla partecipazione“. Occorre “che il civismo presente in città” venga assunto a riferimento in luogo delle logiche interne ai partiti e agli schieramenti. Chi conosce Cagliari, osserva Gottardi, sa bene che “certe forze sociali e singole personalità in molti casi sono state escluse (o per decisione altrui, in altri casi per decisione propria) dalle scelte che riguardavano la città e il suo futuro. Forze e personalità che esprimono valori ben identificati, quasi sempre ignorati dagli schieramenti politici tradizionali che hanno governato il Comune negli ultimi lustri e in quelli precedenti. Basti pensare a quei gruppi che esprimono valori culturali e ambientali, che mai hanno trovato accolte le loro proposte. Quelle stesse forze che però mai hanno smesso di far sentire la loro voce attraverso articoli, post o anche semplici status sui social, che però aprivano sempre dibattiti interessanti“. Persone, aggiungo, portatrici del messaggio costituzionale, fra i quali c’è in primis l’etica pubblica, dei valori della socialità e della partecipazione. Dall’insieme di questi caratteri emerge la figura di un homo civis capace di intercettare il consenso dell’opinione pubblica democratica.
Per chi si muove in quest’area, e si contrapone dunque al centrodestra questa è la sola opzione mobilitante. La sola che può invertire la deriva, ormai in larga misura segnata dall’abbandono di Zedda e dal centrosinistra anzitempo di Palazzo Baccaredda alla mercé del centrodestra. La questione oggi è fare quanto possibile per battere il centrodestra con una mobilitazione civica ampia, non puntare ad un esito elettorale che soddisfi questa o quella delle varie componenti interne al declinante centrosinistra.
Da quanto si legge sui giornali si è partiti col piede sbagliato, con candidature di consorteria, volte a marcare il territorio e a misurare o rapporti di forza interni alla varie componenti, ma obiettivamente, al di là delle persone, lontane anni luce dagli interessi generali della città e dal modo di pensare della parte democratica della città. Insomma, mentre ci sono molte energie pronte a spendersi disinteressatamente per un candidato d’alto profilo che rappresenti l’intera città, non altrettanta disponibilità ci sarà a fronte di candidature espressione di questo o quel piccolo gruppo, chiuso nel proprio fortino.

1 commento

Lascia un commento