Con l’autonomia differenziata la repubblica corre un grosso rischio

27 Maggio 2024
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Massimo Villone

Si sono levate voci au-
torevoli contro lo
stravolgimento della
Costituzione. Da Asti, Ser-
gio Mattarella ci ricorda le
parole di Giovanni Goria
sulla modernità di una Co-
stituzione che è il «nostro
passato, ma anche il no-
stro futuro ».
Un richiamo che qualche
corifeo di maggioranza
ha subito stigmatizzato
come ingresso dell’arbitro in
partita. Ovviamente, non è co-
sì. Ma a destra piace un capo
dello stato che sia supino follo-
wer del primo ministro.
E non è solo Mattarella. Il cardi-
nale Zuppi, parlando dopo la
chiusura dell’assemblea gene-
rale dei vescovi, ha chiesto sul
premierato cautela e un risulta-
to non contingente, «cioè che
non sia di parte ». L’esatto con-
trario è accaduto in senato. Il
presidente La Russa con tempi
contingentati ha annunciato il
18 giugno come data possibile
per il voto finale dell’aula, ap-
plicando agli emendamenti il
famigerato «canguro» per
stroncare l’ostruzionismo del-
le opposizioni.
Il 22 maggio il consiglio episco-
pale permanente ha approvato
una nota sull’autonomia diffe-
renziata in cui si segnala la pre-
occupazione che siano accen-
tuati gli squilibri già esistenti
«tra territori, tra aree metropo-
litane e interne, tra centri e
periferie … il progetto di legge
(Calderoli) rischia di minare le
basi di quel vincolo di solidarie-
tà tra le diverse Regioni, che è
presidio al principio di unità
della Repubblica». Parole chia-
rissime. Ora la Chiesa dovrà far
giungere il messaggio alla ba-
se, cioè nelle parrocchie, in
modo da contribuire alla consa-
pevolezza del popolo dei fede-
li. Perché è di una resistenza popolare
che abbiamo biso-
gno. È necessario scendere in
campo, qui e ora. Lo impongo-
no la tempistica decisa dalla
destra e gli strumenti disponi-
bili per opporsi
Basta un voto
Autonomia,
presto la Repubblica
rischierà grosso
popolare che abbiamo biso-
gno. È necessario scendere in
campo, qui e ora. Lo impongo-
no la tempistica decisa dalla
destra e gli strumenti disponi-
bili per opporsi.
Una maggioranza divisa su tut-
to -dal redditometro alle al-
leanze in Ue - si compatta nel
mercatino delle riforme tra
premierato a Meloni, autono-
mia differenziata alla Lega,
giustizia addomesticata a For-
za Italia. Dopo il voto euro-
peo, salvo sconvolgimenti
imprevedibili, la maggioran-
za arriverà in tempi brevi al
voto finale sul Calderoli, pro-
babilmente cercando di rima-
nere allineata con il voto del
18 giugno in senato.
Il punto è che subito dopo per-
corsi e tempi delle riforme ine-
vitabilmente si divaricano. La
via per il premierato e la giusti-
zia -leggi costituzionali -rima-
ne lunga, e può concludersi con
un referendum confermativo.
Il disegno di legge Calderoli è
invece definitivamente appro-
vato, e un referendum (abroga-
tivo) sarebbe probabilmente
inammissibile. Anche se così
non fosse, probabilmente non
si voterebbe prima del 2026.
Il negoziato per intese di auto-
nomia differenziata con singo-
le regioni può invece partire
subito -come Zaia chiede, già
dal «giorno dopo»l’approvazio-
ne -almeno per le materie e/o
funzioni non condizionate
alla previa determinazione di
livelli essenziali delle presta-
zioni. Si tratta di circa 200 su
un totale di 500 funzioni stata-
li nelle materie in principio
devolvibili. La trattativa sarà
nelle mani dei presidenti di
regione e di Calderoli, che ha
diffidato Meloni a non usare il
potere di cui dispone di porre
limiti al negoziato.
Sarà questa la fase di maggiore
rischio per la Repubblica una e
indivisibile. Se anche solo una
o due regioni riuscissero a fare
breccia -ad esempio mettendo
le mani sulla scuola, obiettivo
molto concupito dal ceto politi-
co regionale - per un effetto
domino inevitabile altri «gover-
natori»farebbero richieste ana-
loghe e a quel punto non resi-
stibili. Escluso il referendum
abrogativo, l’unico strumento
di contrasto immediatamente
attivabile contro il disegno di
legge Calderoli una volta ap-
provato è -come ho già propo-
sto -il ricorso in via principale
di una o più regioni in Corte
costituzionale.
Per questo interessa che il coor-
dinamento nazionale della Via
Maestra, a prima firma Landi-
ni, abbia scritto ai presidenti di
regione sollecitando il ricorso
contro la (futura) legge Calde-
roli. Come interessa che in una
chat(È sempre 25 aprile) Bo-
naccini abbia detto «sono con-
vinto che l’Emilia Romagna
sarà tra le regioni a presentare
quesito di legittimità alla Cor-
te costituzionale».
Avevamo dubitato dei suoi buo-
ni propositi, per il silenzio sul-
le 6mila firme che hanno chie-
sto con una legge di iniziativa
popolare il ritiro dell’adesione
ai preaccordi del 2018. Forse
avevamo torto. Comunque, è
utile che venerdì 24 ci sia stato
davanti al consiglio regionale
un sit-in, al fine appunto di sol-
lecitare il ricorso. Aspettiamo
ora Bonaccini alla prova. Che
dia una mano.

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