Andrea Pubusa
Ognuno interpreta i fatti secondo il proprio pre-giudizio, ossia secondo che tenga per Mosca o Kiev. Forse è impossibile fare diversamente. Un fatto però c’è stato indiscutibilmente: una delegazione russa e una ucraina si sono incontrate. Questo è un bene o no? Beh, sì, parlarsi è sempre un bene, meglio senz’altro che ignorarsi. Certo, è venuto fuori poco. Al momento uno scambio di 1000 prigionieri per parte. È già qualcosa, 2000 persone, famiglie e conoscenti passano dall’angoscia all’allegria. È poco, ma è un segnale di buona volontà. Il problema è cosa succede ora. Si incontreranno ancora? Sembra di sì anche se non sono state indicate delle date. Ma il giorno si fa presto a concordarlo, ciò che è più arduo è fissare l’ordine del giorno perchè già questo indica dove si vuole andare a parare. Ci vuole dunque lavoro preparatorio, se non si cammina al buio, a tentoni, senza costrutto.
Dire dunque che l’incontro è andato male perche’ non c’era Putin e nemmeno Lavrov non è esatto. I capi partecipano per sottoscrivere gli accordi già pronti, non per prepararli. Da questo punto di vista non fanno bene Zelensky ed UE a condannare l’assenza di Putin, ad indicarla come segno di scarsa volontà di trattare. Sarà così, ma non certo perche’ il capo del Cremlino non si è presentato a Istanbul giovedì. Anzi, dicendo questo non si fa altro che frapporre ostacoli al proseguo dei colloqui, così come non fa bene l’annuncio di sanzioni e neppure giovano gli attacchi di Mosca con devastazioni gravi e morti inutili e dolorose.
Insomma, essersi incontrati è un bene, un passo avanti, ma ora bisogna fare un salto di qualità, bisogna far tacere le armi, lasciar da parte la propaganda, metter fine alle minacce, lavorare molto per individuare i punti di un possibile accordo. Amen!
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