Andrea Pubusa
Putin sì, Putin no, in Turchia? Sta imbrogliando le carte? E’ incoerente? Non vuole la pace e boicotta l’incontro ad Istanbul? Vediamo, facciamo un po’ di ordine.
La spinta al dialogo viene da Trump, che ha tutti difetti di un tycoon e anche di più, ma sulla fine della guerra Russia/Ucraina, non si può negarlo, ha assunto una iniziativa positiva e utile. Da qui è nata la proposta di Putin per un incontro delle parti in Turchia col fine - dichiarato espressamente - di riprendere i colloqui del 2022, interrotti per l’intervento oppositivo su Kiev di Boris Johnson. Zelensky, che pareva disposto alla firma, si ritirò dietro l’imposizione del primo ministro inglese a nome del fronte occidentale. Gli si chiedeva di proseguire le ostilità con un fine ben chiaro: USA, Nato e UE volevano saggiare la forza della Russia, la stabilià del suo governo, con l’intento, in caso di debolezza, di fare quanto hanno già sperimentato in varie parti del mondo: disarticolare il nemico. Iran, Libia e non solo sono un esempio drammatico di questa strategia. Regimi non democratici, ma funzionanti sono stati ridotti a stati drammaticamente investiti da guerre civili, e da scontri che ne hanno minato la stabilità senza miglioramenti sul fronte della democraticità. Si vedano le vicende libiche di questi giorni.
Con la Russia il risultato è stato diverso: Mosca non solo ha mostrato stabilità, ma ha incrementato la sua leadership. Putin, dato per malato e perso, si è rinfozato ed ha un consenso interno molto alto. Nelle operazioni in Ucraina è finora vincitore. Trump ha preso atto realisticamente di questa situazione, ed ha detto a Zelensky di cessare le ostilità per scongiurare maggiori danni e sofferenze al suo paese, ed ha invitato Putin a trattare riconoscendogli delle ragioni. Di qui la proposta di Putin di un incontro il 15 maggio per riprendere il confronto interrotto bruscamente nel 2022.
Stando così le cose, è chiaro che le delegazioni sarebbero state dello stesso livello di quelle precedenti. Era certo che Putin non avrebbe partecipato, e ciò non per non volere la trattativa, che lui stesso aveva proposto, ma perché i capi di stato si presentano per firmare i trattati, un volta che gli accordi sono raggiunti dalle delegazioni che hanno lavorato in precedenza. Quindi l’atteggiamento di Putin è razionale e coerente. Lo è meno quello di Zelensky e della UE, che di fronte all’occasione seria di raggiungere un accordo, fanno dichiarazioni o assumono iniziative propagandistiche. Peggio, la UE annuncia maggiori sanzioni contro la Russia, accusandola di non voler trattare quando l’incontro in Turchia è stato assunto proprio su iniziativa di Mosca.
Riportando le cose alla loro realtà, si può dunque dire che l’incontro in Turchia è positivo, i primi passi non sono incoraggianti. Bisogna però lavorare perché abbia esito felice, la UE deve cessare l’atteggiamento infastidito ed ostile finora esibito. Certo, ammettere un insucesso è doloroso e difficile, ma in taluni casi evita maggiori danni e conduce ad esiti utili ed insperati.
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