La storia all’ingrosso

30 Novembre 2009
4 Commenti


Francesco Cocco

Alcuni giorni fa il presidente polacco Kaczynski ha firmato il decreto che vieta l’uso dei simboli del passato regime comunista, e quindi della falce e martello che idealmente associavano la Polonia al campo del cosiddetto “socialismo reale”. Mi pare che un tale provvedimento, deliberato dal parlamento polacco, nasca da una “visione della storia all’ingrosso”, propria di chi non sa distinguere tra fasi storiche, e realtà variegate con aspetti profondamente diversi e persino in contrasto tra loro.
Sarà che in Polonia lo stalinismo ha grosse responsabilità nella repressione di molte forme di libertà, e questo può far apparire comprensibile e giustificabile il divieto dell’uso della bandiera rossa e della falce e martello, ma a me pare che questo sia un approccio alla storia fatto molto all’ingrosso
Sarebbe come esprimere un giudizio sommario sul cattolicesimo (visto che stiamo parlando di un paese a stragrande maggioranza cattolica) in base alle nefandezze di taluni pontefici o alle stragi di comunità protestanti o ai roghi della “santa inquisizione”. Saremmo in presenza di un’operazione culturale dettata da un manicheismo rozzo.
Così è per questo decreto che confonde gli esecrabili momenti di repressione poliziesca con le fulgidi pagine di libertà che portarono l’armata sovietica, con il simbolo della bandiera rossa e della falce e martello, a liberare il territorio polacco dal nazismo; che confonde l’insensibilità del passato regime sedicente “socialista” verso le libertà individuali con le battaglie del movimento operaio che ha lottato strenuamente per instaurare quelle libertà militando sotto le bandiere rosse con la falce e martello; che non sa distinguere le tristi pagine della repressione polacca e tedesca del ‘53 con le eroiche lotte per la liberazione dei popoli sotto il dominio coloniale. Oltretutto si dimentica che taluni simboli come la bandiera rossa vengono da una storia di molti secoli di lotte in cui anche la Polonia ha scritto pur essa pagine significative.
Mi pare che questo decreto sia un modo per disattendere la migliore eredità del cattolicesimo polacco che ha avuto in Giovanni Paolo II una delle sue più alte espressioni. Fu proprio quel grande pontefice a rilevare come dalle idealità socialiste veniva un’attenzione al sociale che non è possibile riscontrare nel campo capitalista.
L’incapacità di distinguere “il grano dal loglio” deve preoccupare. Alla fine finisce per generare intolleranza. Ed è stata proprio l’intolleranza a creare i mostri del 20° secolo.
Questo infelice momento della vita polacca mi fa venire in mente quella tristissima pagina del nazismo che col rogo dei libri pretendeva di distruggere interi capitoli della storia e della cultura tedesca. E la cosa preoccupa per il clima d’intolleranza che va diffondendosi anche nel nostro Paese. A questo punto non ci resta che lottare e sperare.

4 commenti

  • 1 Bomboi Adriano
    30 Novembre 2009 - 14:03

    Signor Cocco, mi perdoni, non intendo insegnarle la storia. Anch’io non so bene la storia di alcuni Paesi, ma si studi meglio quella della Polonia e scoprirà che cosa è stato il massacro di Katyn nella memoria collettiva dei Polacchi. Dopo che avrà studiato ciò, allora non si limiterà a parlare solo di generica “repressione delle forme di libertà”. Molte persone sono morte sotto la falce ed il martello in Polonia così come sotto la svastica. E quando si muore pensando alla famiglia con una pistolata alla nuca ed il rosario tra le mani (prima di cadere in una buca assieme ad altri cadaveri)…. si fa molta fatica a decidere quale dei due simboli ideologici sia stato più “magnanimo” dell’altro. Questo è quello che rimane nella memoria di molti Polacchi.

  • 2 admin
    30 Novembre 2009 - 15:13

    Che Bomboi pretenda di insegnare a Francesco Cocco la storia è un atto di presunzione. Francesco voleva solo dire che ci sono tante conquiste, cui i partiti con falce e martello hanno concorso. E che dunque i giudizi sommari, in fenomeni così complessi e contraddittori, sono pericolosi ed errati. Per esempio, il lettore Bomboi gode - come noi tutti - delle ampie libertà garantite da una Costituzione, cui hanno concorso ben due partiti con quel simbolo, il PCI e il PSI. E del resto, basta aver studiato la storia anche superficialmente per sapere che il movimento operaio (nel quale il simbolo in questione è stato molto diffuso) ha concorso a tutte le battaglie di libertà e di avanzamento sociale delle nostre società. Ciò non cancella i crimini dello stalinismo (e di altrii partiti comunisti al governo nell’est europeo ed in altri luoghi), che, del resto, anche Francesco Cocco condanna. Quindi, mi pare, che Bomboi abbia ragione nel dire che i crimini vanno sempre condannati da qualunque parte provengano, ma sbagli bersaglio, perché è quanto Francesco Cocco ha sempre fatto con rigore. (A.P.)

  • 3 Bomboi Adriano
    30 Novembre 2009 - 17:34

    Io non ho mai detto che Cocco sia parziale ma confermo di aver letto come tale questo articolo: Ho capito benissimo che l’autore si riferiva a ciò che ha contribuito positivamente a creare l’ideologia comunista nel mondo ma se è per questo anche il nazismo ha contribuito a migliorare la medicina mondiale, la fisica ed anche il sistema industriale tedesco. La differenza è che la storia la scrivono i vincitori. Nell’articolo sulla Polonia non c’è una riga sul massacro di Katyn e si accusa i fautori del provvedimento polacco di svendere all’ingrosso la storia. A me non sembra qualcosa di imparziale: Che piaccia o nò in Polonia la storia è stata segnata dal Patto Molotov-Ribbentropp e ci sono tante stragi compiute da entrambe le fazioni durante e soprattutto dopo la guerra (con la retorica del romanticismo socialista). Quindi che si mitizzi solo l’area anti-nazista scordando i crimini di quella sovietica sul suolo polacco è una dimenticanza che non ha nulla a che vedere con la mia presunzione ma con una lettura parziale della storia Polacca. In Polonia il comunismo non è stato un simbolo di avanzamento verso alcune conquiste civili e politiche come in altri Paesi e pertanto non si può sentenziare come approssimativo (in base ai locali parametri sui meriti della sinistra) il sentire della classe dirigente polacca. Per essi è stato solo un totalitarismo che si è sostituito ad un’altro. Non credo che in Italia si possa comprendere appieno i sentimenti di tutte quelle famiglie che hanno ereditato dei lutti marchiati dalla falce e dal martello.

  • 4 Bomboi Adriano
    30 Novembre 2009 - 18:18

    Vorrei aggiungere: Il provvedimento contro i simboli del comunismo in Polonia è partito sulla base della scia emozionale seguita alla pubblicazione nel 2007 del film Katyn, seguito da ben 3 milioni e mezzo di Polacchi al solo debutto, un film che ha ricordato quanto per lungo tempo i libri di storia NON HANNO POTUTO raccontare. In Italia il film quasi non si è visto (io lo acquistai in dvd). Riporto anche un articolo del Corriere: http://www.corriere.it/spettacoli/09_marzo_11/storia_boicottata_cappelli_96f983f6-0e0c-11de-b3a4-00144f02aabc.shtml Il titolo dell’articolo ovviamente non è “la storia all’ingrosso” ma “la storia boicottata”. Solo negli anni 90 con la caduta dell’URSS si è fatta chiarezza. Ma per quasi 50 anni ai polacchi veniva addirittura imposto di firmare il riconoscimento storiografico sul fatto che fossero stati i “tedeschi” a realizzare la pulizia DI CLASSE dei polacchi, mentre quasi tutte le famiglie che avevano defunti a Katyn hanno visto rimuoversi dalle autorità addirittura le lapidi dai cimiteri per cancellare la realtà storica. Altri sono stati imprigionati o fatti sparire per la sola colpa di aver detto la verità. Personalmente ritengo che il provvedimento Polacco sia il miglior modo per stimolare l’attenzione (non solo in Polonia) verso un dibattito imparziale, ancora inquinato da indifferenze, omissioni e romanticismi che proprio alla cosidetta “realtà storica” ed al progresso umano non rendono onore.

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