Le false metamorfosi nel paese del signor B.

30 Agosto 2010
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Franco Cordero - Repubblica — 21 luglio 2010

Il terzo governo B. naviga male, squassato dagli scandali. Lo notano anche osservatori soi-disants neutrali: tali diventano in misura inversa alla forza esibita da Re Lanterna, alias Caimano; siccome barcolla, arrischiano cauti rilievi, riverendolo quale statista, sebbene le maniere siano talvolta discutibili; suvvia, recida i rami malati. La metafora botanica segnala difetti d’ analisi, se pensano quel che dicono (no, presumibilmente). Chiedergli risanamenti è discorso vano, l’ equivalente d’ un pio sermone al Führer 1939: essendosi divorati Austria, Sudeti, Cecoslovacchia, Memel, non disturbi i Polacchi (conservatori inglesi sognavano d’ usarlo contro Stalin); l’ Occidente può fornirgli comodi capitali, purché lasci sbollire le furie etniche. Parole al vento: Herr Hitler esegue cabale almanaccate nel Mein Kampf; lo psicotico va preso sul serio quando formula programmi delittuosi potendo attuarli. I capitalisti anglosassoni avevano attenuanti: leggono poco; ignorano il tedesco; quel mattone opprime i lettori. I moderati berlusconofili 2010 non mendichino scuse. Tanto varrebbe chiedergli d’ istituire un regime monastico della penitenza. Sanno chi sia, da dove venga, in qual modo diventi monopolista delle televisioni commerciali e le adoperi frollando la materia grigia: cosa gli costino i protettori; con che disinvoltura falsifichi bilanci, frodi il fisco, compri i giudici; perché sia sceso in campo nel collasso della consorteria sotto le cui ali s’ ingrassava; né fiatavano vedendogli devastare l’ ordinamento. Non sorprende la qualità dei cortigiani. Le scelte tendono inesorabilmente al basso. Figurano meglio i gerarchi fascisti: la rudimentale corruzione d’ allora tempera un crudo regime d’ asini (così privatamente definito da Benedetto Croce, conversatore caustico); tra tutti spicca Costanzo Ciano, detto Ganascia, padre del delfino fucilato a Verona. Quella che rode l’ attuale paese, sofisticatissima e invasiva, corrisponde al modello scientifico sub divo Berluscone. È pura fisiologia fare soldi sulla pelle d’ un paese al verde. La purga sarebbe atto suicida, come se Hitler deponesse Himmler, liquidando Gestapo, SS, SD, perché usano poche cortesie ai dissidenti. Sua Maestà guarda torvo: malgré lui, aveva buttato in mare due ministri e un sottosegretario, indifendibili; seguiranno altri ma non può liquidare tutti; affogherebbe nel pandemonio. Infatti, voleva inibire l’ unico mezzo investigativo, imbavagliando la stampa; l’ ha detto, stroncherà i “giacobini”. L’ antidoto sovrano è un apparato requirente diretto dall’ onorevole Angelino Alfano (stavolta difende toghe ed ermellini coinvolti in giri almeno esteticamente biasimevoli): quando la leva penale sia in mano sua, non scoppieranno più scandali giudiziari molesti al governo; e cantori dell’ opinione moderata auspicano tale riforma. Nel repertorio junghiano ha un nome greco la conversione che costoro raccomandano, “enantiodromía”, ossia rovesciamento nell’ opposto: false metamorfosi; l’ apparente uomo nuovo resta qual era, magari mutando veste; ad esempio, Ignazio da Loyola, non s’ offendano i Reverendi, o se è permesso mischiare minimi e grandi, l’ ex alfiere libertario, ora melodioso portavoce Pdl. Il padrone ogni tanto varia look ma non cambia viscere a settantaquattro anni, scolpito nella storia, con l’ impero d’ affari sulle braccia. L’ improbabile, effimera pulizia richiama una metafora ricorrente nel suo fosco vituperio, “metastasi”: vede tumori maligni nei magistrati che adempiono doveri d’ ufficio disturbando i delinquenti; e invettive simili dicono cos’ abbia dentro. La neoplasia tagliata riappare. Era prevista nel codice biologico. Ora, la P3 discende dalle erculee imprese berlusconiane contro lo Stato: sta nel sistema; e chi l’ ha fondato, così abile da adeguarvi settori del mondo? Riconosciamogli l’ exploit. Sono rare le psicosi sfogate con successo. Incauti dialoganti lo chiamano Cesare: maledetti nastri, ogni parola svanirebbe se l’ anima forzaitaliota soffiasse nelle Camere; le solite fonti diramano lepide smentite. Insomma, spende moneta falsa chi augura un berlusconismo epurato: la crociata antilegalitaria implica malaffari; la corruzione era e rimane il fine, famelica confusione pubblicoprivato. Chiamare “destra” lo scenario governativo italiano è una delle storture verbali coltivate dal regime: vedi “partito dell’ amore” o “delle libertà”; sessantun anni fa Orwell le studiava in una società controllata dagli schermi televisivi; il precedente nazista è lo slogan sulla porta d’ Auschwitz, “Die Arbeit macht frei” (il lavoro libera). Tra parlatori seri, “destra” significa rigore legalitario coniugato al liberismo economico (Quintino Sella), mentre B., venuto su dal privilegio venale, detesta mercato, concorrenza, legalità. La sua dottrina è pirateria, con una differenza: gli ordinamenti pirateschi presuppongono l’ equilibrio dei poteri, infatti durano, rilevava sant’ Agostino; l’ autocrate assoluto impone se stesso negando ogni Altro. La monarchia d’ Arcore postula masse adoranti, pulpiti, turiboli, boiardi genuflessi. Fa testo un interprete qualificato, Denis Verdini, nell’ intervista al “Corriere della Sera” 15 luglio. I costumi decadono: scorridori P3, operanti pro Caesare, mugolano dialetti turpìloqui; Licio Gelli era signore, a modo suo, e compone poesie. Tali essendo i cromosomi, l’ avvicendamento non scalfirebbe la struttura. L’ analisi apre riflessioni nere sul futuro, anche economico, perché l’ affarismo parassitario porta miseria: l’ Europa declina nella gara planetaria; e l’ Italia arranca, ignorante, gaglioffa, arretrata, canterina, furba. Temporibus illis, nonostante sciagure e servitù politica, vi fioriva eccentricamente la pianta uomo: i programmi della cosiddetta “moderna democrazia liberale” non l’ ammettono, anticaglie da estirpare; accordiamogli due legislature e non cresceranno più fili d’ erba morale. L’ ilare e sgrammaticata volgarità è diserbante micidiale (il ghost-writer d’ un panegirico elettorale, forse burlone, gli attribuiva letture coltissime, niente meno che il latino umanistico d’ Erasmo).

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