Le Ex Servitù Militari a Cagliari, una risorsa

14 Novembre 2010
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Paolo Erasmo


Sono trascorsi oltre tre anni e mezzo dal quel lontano 6 marzo del 2007 quando si raggiunse l’intesa tra il Ministero della Difesa e la Regione Sardegna, esattamente tra il Sottosegretario alla Difesa on. Emidio Casula e il Governatore della Sardegna On .Senato Soru. Con l’intesa venivano cedute alcune Servitù Militari a norma dell’articolo 14 dello Statuto della Regione Sardegna (La Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. I beni e i diritti, di competenza statale e riconducibili a monopoli fiscali, restano allo Stato finché duri tale condizione. I beni immobili, situati nella Regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione).
Dopo anni di battaglie finalmente si raggiungevano dei risultati concreti in merito alla riduzione delle servitù Militari in Sardegna e nella città di Cagliari in particolare. Il comune di Cagliari avrebbe dovuto attivarsi immediatamente per chiedere il trasferimento di questi beni dalla Regione Sardegna, considerato che alcuni di questi beni si trovano nella città e sopratutto in aree di grande pregio ambientale, paesaggistico e naturalistico e si integrano perfettamente nel tessuto urbano, rendendola ancora più interessante, cosi da ambire con ragione a diventare la capitale del mediterraneo. IL Comune di Cagliari vista la grande opportunità, magari in collaborazione con la Regione, la Provincia e le Circoscrizioni le Associazioni e i Cittadini avrebbe potuto creare un “Osservatorio permanente delle aree demaniali dismesse”, operando un sistematico monitoraggio onde pubblicizzarne la disponibilità, e predisponendo un rapporto annuale sullo stato delle aree, nel quale individuare le azioni in atto ed il loro stato di avanzamento, le eventuali criticità riscontrate nel perseguimento degli obiettivi ed i correttivi necessari per superarle. Tale Osservatorio poteva trovare la sua sede in uno dei tanti edifici delle ex Servitù militari che si trovano in Città da Monte Urpinu a Calamosca. La presenza di tanti beni dismessi o dismissibili andava pubblicizzata per consentire ai cittadini, la partecipazione attiva al dibattito pubblico per la valutazione e le proposte degli utilizzi, anche in forma di Agenda 21 locale o in qualunque altra forma che consenta la partecipazione dei cittadini alle decisioni. Gli Enti civili e/o militari avrebbero potuto mettere a disposizione tutti gli elementi utili per la valutazione del bene (descrizione dettagliata corredata di foto, planimetrie, ecc.), frutto anche delle notizie e conoscenze dirette dei siti. Si sarebbero potute individuare le esigenze utili per la città e per i suoi ospiti quali ostelli, Case dello Studente per fuori sede, Centri di Ricerca universitari, spazi ricreativi per i giovani e per la terza età, un Osservatorio Scientifico Indipendente che sia in grado di monitorare la condizione sanitaria del territorio, con particolare riguardo alle patologie riconducibili agli usi militari, precedenti la dismissione dei suddetti beni, nell’intenzione di rendere concretamente Cagliari città universitaria, con servizi e infrastrutture utili a tale scopo, parchi, centri di utilità pubblica.
Purtroppo niente di tutto questo è successo. La classe politica “Nostrana” ancora una volta si dimostra disattenta , impreparata; affarista; infatti, leggendo il Giornale ( l’Unione sarda ) sembra che l’ex Deposito Carburanti dell’Aeronautica di Monte Urpinu per via di un accordo tra il Direttore Generale degli Enti Locali Giovanni Antonio Carta e il Presidente dell’Ente Foreste Salvatore Paolo Farina venga trasferito nella disponibilità dell’Ente Foreste per realizzarvi la propria sede in quanto la sede attuale non risponderebbe alle sue esigenze per questioni di spazio. Ma non si considera che proprio di fronte alla sede attuale di viale Merello vi è un ex servitù militare di oltre 5000 metri che potrebbe soddisfare le esigenze di spazio per i mezzi dell’ente foreste, e senza spendere un euro per il suo trasferimento. Ma soprattutto sorprende il “metodo del trasferimento” come se fosse un bene “Privato “ trasferito” tra privati e non un bene “Pubblico” conquistato dopo tante battaglie da tutti i Sardi per la riduzione delle Servitù Militari. Ancor più sorprende il silenzio “assordante” della classe politica di maggioranza, oltre che di opposizione che non prende la benché minima posizione per imporre un dibattito pubblico su bene cosi importante che potrebbe compromettere la possibilità di vedere realizzata quella continuità tra il parco urbano di Monte Urpino e il parco Regionale di Molentagius creando le condizioni per lo sviluppo e il lavoro che tanti giovani attendono inutilmente … Infine, ma non meno importante: che fine ha fatto la proposta di legge n. 98 presentata in consiglio Regionale dai Riformatori sardi e sostenuta dal suo Leader Fantola che recita “Art. 1 (Trasferimento ai comuni sardi dei beni dismessi dallo Stato) 1. I beni demaniali trasferiti dallo Stato alla Regione autonoma della Sardegna diventano di proprietà dell’amministrazione comunale territorialmente competente che ne faccia richiesta entro due anni dal trasferimento, sulla base di un progetto sostenibile di utilizzo del bene stesso. Il trasferimento del bene dalla Regione all’ente locale avviene a titolo gratuito, senza oneri a carico del comune. Annualmente, in sede di manovra finanziaria, la Regione individua eventuali risorse economiche di supporto alla progettualità comunale sui beni demaniali trasferiti. Qualora il comune non richieda il trasferimento del bene di provenienza demaniale che insiste nel proprio territorio, la Regione è comunque tenuta ad acquisirne il parere su qualsivoglia progetto di riutilizzo. Che Fantola stia studiando per fare il Sindaco?
Comunque le elezioni Amministrative per la città di Cagliari incombono e gli schieramenti si affannano a cercare il nome vincente senza preoccuparsi di scrivere un programma. Le “ex servitù Militari” saranno un punto programmatico molto importante anche perché si dovrà indicare in modo chiaro e senza equivoci quale sarà il loro destino e il loro futuro. Occorrerà farlo con il coinvolgimento delle associazioni e i cittadini, e non al chiuso delle segrete stanze con una “cricca “ di pochi amici.

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