Processo Saatchi, Soru può farcela. Ma il giudizio politico è altra cosa

27 Gennaio 2011
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Amsicora

 Possiamo riflettere sul caso Saatchi fuori dai clamori, senza pregiudizi?  Possiamo commentare la vicenda criticamente, a mente fredda, dopo la requisitoria dei giorni scorsi del PM Caria? 
Prima considerazione. Soru non può certo dire che il PM Caria ce l’abbia con lui, nè che sia mosso da intenti perseccutori. E’ lui, il sostituto procuratore Daniele Caria, che un anno fà ha richiesto l’archiviazione per l’ex presidente della Regione e per l’ex assessore ai Lavori Pubblici Carlo Mannoni, ai quali era stato contestato l’abuso d’ufficio per i vincoli a Tuvixeddu. Per Caria Soru e Mannoni tutelavano l’interesse pubblico e non hanno favorito il paesaggista Gilles Clement, che per una bella sommetta aveva predisposto il progetto del parco archeologico di Tuvixeddu. Anzi, nel chiedere l’archiviazione, Caria, un magistrato molto impegnato nel perseguire i reati contro l’ambiente, formulò un attacco, estemporaneo in quel contesto, contro il Tar Sardegna e il Consiglio di Stato per le sentenze di annullamento degli stravaganti (sul piano giuridico) provvedimenti di Soru su Tuvixeddu.
Eppure proprio il PM Caria. nel processo Saatchi ha chiesto un anno di reclusione per Soru. Secondo l’accusa, pilotò l’appalto da 56 milioni per la comunicazione istituzionale della Regione. Caria ha ricostruito le varie fasi della gara e gli interventi dell’ex governatore e, a suo dire, c’era una chiarissima collusione fra il presidente della Regione e il presidente della commissione di gara Fulvio Dettori. Il processo avrebbe provato che per Renato Soru la comunicazione istituzionale rappresentava una priorità solo se a curarla fosse stata Saatchi & Saatchi. Comunque il pubblico ministero ha parlato di «un processo per indizi, dove gli indizi sono però numerosi, univoci e concordanti». Di qui, un anno di reclusione e mille euro di multa per Renato Soru, responsabile per l’accusa di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Pene minori per il numero uno dell’agenzia milanese Fabrizio Caprara e per i fratelli Sergio e Marco Benoni, accusati solo del secondo reato: otto mesi. Più alta la pena nel giudizio abbreviato, due anni, per l’ex direttore generale della Regione, Fulvio Dettori, fiduciario di Soru.
Ricostruito l’episodio di abuso d’ufficio legato alla campagna di igiene ambientale “Sardegna fatti bella”. Il pubblico ministero ha chiarito, carte alla mano, un punto centrale del procedimento: «Soru sapeva benissimo che per assegnare l’appalto da 56 milioni era indispensabile la gara pubblica». Lo sapeva ma resisteva alle osservazioni degli uffici, alle lettere della responsabile del procedimento Michela Melis, a chiunque cercasse di portare la questione sui binari della legalità. Quando poi l’orientamento vira verso la selezione pubblica è Dettori, il fidatissimo direttore generale, che prende in mano la situazione: ogni suo atto - ha sostenuto il pm - era rivolto a favorire Saatchi. Ma Soru non è estraneo all’operazione. Tant’è che i fratelli Benoni, suoi antichi collaboratori, si rivolgono a lui quando capiscono che l’agenzia di Caprara non intende prendere in considerazione un loro contributo: «Renato - è scritto in una mail che Caria ha letto in aula - con Saatchi non riusciamo a trovare un accordo, loro sono disposti a darci solo qualche piccolo lavoretto come fornitori…». Da questo dato il pm ha ricavato una certezza: «I Benoni avevano già parlato con Soru del rapporto con Saatchi». E tutto questo avviene mentre la procedura di gara è in corso, Saatchi dovrebbe essere una concorrente come le altre quattro. Poi quello in cui i Benoni speravano avviene puntualmente: «Passano da una situazione marginale a un budget di tre milioni l’anno, quasi uguale a quello di Saatchi». Ed entrano nel gioco, secondo l’accusa, grazie a un intervento di Soru.
Ma l’episodio più significativo sarebbe avvenuto il giorno di San Saturnino del 2006, quando il governatore si presenta, insieme al suo segretario Carta, nella sala dove Dettori, presidente della commissione di gara è impegnato nell’esame delle proposte insieme ad Aldo Brigaglia, uno dei commissari, consulente della Regione per la pubblicità. Soru, riferendosi al testimonial prescelto dall’agenzia Twba, chiede a Brigaglia: «Ma cosa ce ne facciamo di Di Caprio? È il contrario di quello che vogliamo fare». Nasce quasi un alterco «ma Soru - ha osservato Caria - è un estraneo che parla alla commissione e a un commissario che ha un’idea opposta alla sua». Il fatto è pacifico: l’ha raccontato («una testimonianza a dir poco benevola») l’ex segretario di Soru, Franco Carta. L’hanno riconosciuto i protagonisti. Parlavano coi plichi delle proposte aperti sui tavoli, Soru - secondo il PM - sfogliava e valutava fino a definire «una cavolata» l’idea di chiamare l’attore americano. Lungi dal compiacerlo, Brigaglia sostiene che «quella di Saatchi è una proposta banale, stupida, la peggiore di tutte». Per Soru invece “è la migliore». Ha chiesto il pm: «Ma perché Soru ci è andato? Sapeva che le offerte non potevano essere viste prima dell’aggiudicazione definitiva, sapeva che c’era il segreto. Invece ci è andato e ha illustrato la propria posizione, parlando da presidente della Regione a un commissario che per la Regione lavorava». Poi le votazioni: «Dicono di aver arrotondato i punteggi - ha avvertito Caria - ma in realtà li hanno distanziati per tenere Saatchi al riparo da contestazioni e ricorsi. I punteggi non si arrotondano per blindare il risultato». Eppure è quello che avviene, tant’è che Brigaglia si dimette parlando di «risultati falsati». Con Soru che già in conferenza stampa, con la delibera di aggiudicazione ancora da firmare, afferma che «ha vinto l’offerta migliore» e mostra di conoscerla alla perfezione. Poi esplode la bufera, i giornali attaccano e con la Melis che annulla la gara e il Tar che annulla anche l’annullamento per la mancanza della certificazione Iso 9001 «anzichè assegnare l’appalto alla seconda classificata la Regione non si muove». «Ha fatto tutto Dettori, all’insaputa di Soru? - ha chiesto Caria, anticipando la difesa - allora ci spieghino perché anziché silurare il direttore generale il governatore l’ha riconfermato a fine mandato». Una scelta strana: «Dettori - ha sostenuto l’accusa - doveva essere licenziato in tronco e l’appalto assegnato a Twba, solo così Soru ne sarebbe uscito. Ma la verità è che Dettori non ha fatto nulla che non fosse concordato col presidente». Il legale di parte civile (per Meet comunicazioni) Francesco Caroleo Grimaldi ha chiesto che l’agenzia venga risarcita. Il 4 febbraio la parola passa alla difesa: c’è attesa anche fra gli avvocati cagliaritani per l’arringa del celebre professore Carlo Federico Grosso - affiancato da Giuseppe Macciotta - che discuterà per due udienze.
Fin qui il PM. Noi ovviamente tifiamo per la difesa. Non ci sembra, per esempio, che un presidente non debba avere idee sulla pubblicità istituzionale della Regione, nè ci sembra di per sé scorretto che, riservatamente, le esprima. Non ci pare significativo l’incontro di S. Saturnino con Dettori e Brigaglia, anche perché non sortì alcun effetto. Se Soru si proponeva di convincere Brigaglia, certo non ci riuscì. Lo ammette lo stesso PM. E poi che bisogno aveva Soru di recarsi nella sala dove Dettori custodiva i plichi delle offerte, per parlare con Brigaglia? Questi era consulente della Regione e Soru poteva convocarlo in qualsiasi momento.  E che bisogno aveva di andare a vedere i plichi in presenzaa di Brigaglia, posto che a custodirli in Presidenza  era Dettori, fiduciario di Soru? Anche il contrasto fra Soru e Brigaglia, poi riprodottosi nella seduta della Commissione di gara, era reale. Brigaglia pensava che un testimonial come Di Carprio avrebbe captato l’attenzione del mondo sull’Isola. Non si tratta solo di una star del cinema, ma anche di un uomo che si batte per l”ambiente con erogazione di  fondi e tante iniziative ben note al pubblico. Quindi un testimonial credibile. Soru invece diceva di preferire una pubblicità più consona all’identità della Sardegna. Insomma, un contrasto di opinioni del tutto legittimo, anche se Brigaglia criticava la proposta Saatchi perché non allungava la stagione e d’estate l’Isola ha forse necessità di meno gente. Meglio se i turisti vengono anche fuori stagione.  
Comunque di questo e altro parleranno le difese e poi i giudici decideranno. Ma come per Berlusconi, una cosa è il giudizio dei giudici, altra cosa è il giudizio politico. Certo è che se Soru avesse rispettato il buon senso, le leggi e le sentenze della Corte costituzionale non avrebbe nominato Dettori, direttore generale e fiduciario della Presidenza, quale presidente della Commissione di gara. Non poteva farlo e non era opportuno farlo. Se avesse nominato una persona non legata a lui da un rapporto fiduciario e di sunordinazione oggi non sarebbe alla sbarra. Al contrario di quanto sostenuto dal P.M. Caria,  Soru più che revocare Dettori a cose fatte, non doveva nominarlo presidente della Commissione di gara, perché non si nomina a quella funzione un proprio fiduciario e perché la legge e le sentenze  della Corte costituzionale lo vietano.
Comunque tanti sinceri auguri a Soru. E’ ben difeso. Il processo è indiziario. Può farcela. Ma il giudizio politico nostro, di persone comuni di sinistra, non può che essere severo.

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