Fra i metalmeccanici in lotta a Cagliari

29 Gennaio 2011
1 Commento


Gianna Lai

5.000 persone hanno sfilato ieri sotto una pioggia battente in difesa del contratto nazionale e della rappresentanza sindacale, ciontro il ricatto “meno diritti uguale lavoro”, per una politica industriale regionale che ponga fine ai licenziamenti di massa.
Ci sono in Sardegna 20 mila metalmeccanici, in buona parte dipendenti da aziende d’appalto, e prciò i più esposti allo sfruttamento e ai bassi salari. Oggi hanno scioperato all’80% aderendo alla protesta bazionale indetta dalla FIOM contro la politica della Fiat e di Marchionne.
Aprono il corteo cagliaritano le bandiere rosse della FIOM a suomo de “la canzone popolare”. Seguono gli striscioni dei territori e delle Rappresentanze sindacali aziendali (RSU) e poi le altre categorie, dalla scuola alla funzione pubblica, ai pensionati e, a chiudere, gli studenti delle syoeriori e dell’Università. Presenti le segreterie di tutte le categorie.
I 5 mila iscritti alla Fiom sarda sono riusciti ad ottenere la solidarietà di tutte le categorie, bem consapevoli che il modello Marchionne può essere esteso ad ogni fabbrica, ad ogni luogo di lavoro: anche qui in Sardegna,a detta del sindacato, perché le imprese sono pronte ad imitarlo se non ci sarà una mobilitazione di massa che lo impedisca.
La FIOM non è isolata. Si capisce che la CGIL è l’unica vera forza di opposizione in grado di mobilitare ampi strati di società contro le devastazioni berlusconiane, che politica e partiti non sono più in grado di controllare.
Lo dicono anche gli interventi dal palco.
Nelle parole di Mariano Carboni, responsabile FIOM, che ringrazia i lavoratori Fiat e le loro lotte perché i diritti non hanno prezzo: non si deve lascir soli gli operai di Torino perché è comprensibile il valore della posta in giuoco, la difesa cioé del contratto nazionale, unico strumento per salvaguardare il salario e allargare i diritti. “In Sardegna sono a rischio molte imprese metalmeccaniche, periò la vertenza Fiat è la nostra vertenza. La modernità è per Fiat istituire i turni, ridurre le pause di lavoro, impedire le elezioni delle RSU, escludere dalla contrattazione la FIOM; vogliamo dirci conservatori perché difensiamo i contratto, la Costituzione, il diritto di sciopero, l’elezione diretta dei nostri delegati”.
E così anche nelle parole di Maddalena Casula della FIOM di Nuoro: ultimo baluardo è il contratto nazionale in un’Isola dove la gente sale sui tetti e si asserraglia nel carcere dell’Asinara, per dare visibilità alla sua lotta contro i licenziamenti e l’uso indiscriminato della cassa integrazione.
E nelle parole di Ignazio Pabis della FIOM Sulcis Iglesiente, che plaude al NO di MIrafiori: è quella vertenza cje ci porta in piazza a far sentire di nuovo la nostra voce.
Un saluto allo storico segretario della FIOM Franco Porcu e poi, prima della conclusione di Durante della FIOM nazionale, le studentesse del Siotto e dell’UNiversità per ribadire che deve essere unica la lotta dei lavoratori che combattono contro la FIat e per il contratto nazionale e gli studenti contro la Gelmini per una scuola e un’Università pubbliche.
Democrazia, Rappresentanza, Contratto: il grande strisione sul palco sintetizza le ragioni di questo siopero e chiama alla partecipazione in difesa della Costituzione.

1 commento

  • 1 Cristian Ribichesu
    30 Gennaio 2011 - 13:28

    Scusi Gianna, ma è esattamente il contrario, e l’opposizione in merito dovrebbe battersi per farlo capire, però è il modello che è stato instaurato nel pubblico, e in particolare nella scuola, ad aver indicato la strada a Marchionne. Molte parti riprendono lo stesso decreto Brunetta, oltretutto.

    Vediamo la scuola: abuso del precariato di plurilaureati e vincitori di concorso e scuole di specializzazione, da ben più di tre anni lavoratori pubblici per la stessa tipologia d’impiego e con contratti annuali reiterati; blocco delle assunzioni; blocco degli scatti stipendiali, che invece devono essere riconosciuti anche al personale precario; assunzioni tramite contratti annuali forzatamente di dieci mesi; vincolo alle chiamate degli uffici scolastici provinciali, da contratti inferiori alla metà della retribuzione (7 ore per le scuole secondarie, sulla base di un contratto intero di 18 ore), anche a 100 chilometri dalla residenza, pena l’esclusione annuale dalla graduatoria e la possibilità di non ottenere i 12 punti massimi di supplenza per l’avanzamento progressivo nella stessa graduatoria, creando situazioni in cui si lavora per 600 euro, a se ne spendono 300 in viaggio; uno stipendio di base non commisurato al profilo professionale richiesto e alle competenze e responsabilità del ruolo del docente; assenza di rimborso spese e indennità di viaggio; possibile licenziamento diretto del contratto stipulato con un dirigente scolastico nel caso in cui si abbiano tre richiami; limitazione della possibilità di sciopero per un aumento delle trattenute su busta paga; ecc ….

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