No al sindaco-podestà!

31 Ottobre 2011
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Andrea Pubusa

La democrazia non ha prezzo. Le nostre libertà sono incommerciabili e impagabili. Certo, nel concetto di democrazia è insito anche quello di rigore e sobrietà. Lo spreco e il privilegio sono incompatibili con l’idea di democrazia. Sotto l’incalzare della giusta indignazione per i privilegi della casta e delle tante subcaste, sta avanzando però un processo che, più che ridurre i costi della democrazia riconducendoli alla fisiologica necessità di svolgimento delle funzioni pubbliche, travolge la stessa democrazia. Ne volete una prova? Leggete il DL n. 138/2011 all’art. 16, rubricato “Riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei comuni”. Al fine di assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica (ossia ilcontenimento delle spese degli enti territoriali) - si legge nel comma primo - nei Comuni con popolazione pari o inferiore a 1.000 abitanti, il Sindaco e’ il solo organo di governo e sono soppressi la Giunta ed il Consiglio comunale. Torniamo così al podesta di nera memoria! Anche se il sindaco è eletto, la natura fortemente antidemocratica della disciplina è manifesta e non richiede particolare illustrazione. Gli umori e le tendenze autocratiche, già presenti nella legislazione comunale e regionale con la concentrazione del potere nei sindaci e nei cc.dd. governatori giunge a compimento, estendendo la sua ombra lunga e inquietante sugli organi costituzionali. E’ ben noto infatti che il Parlamento è di nomina dei capi partito. E’ altresì noto che questo sistema pone il parlamento in balia del premier. ed è solo per questo che Berlusconi riesce a resistere nonostante l’evidente inadeguatezza politica (v. crisi e scarsa considerazione internazionale) e personale (molteplicità delle vicende penali gravi e le ignominiose imprese a sfondo sessuale: incitazione alla prostituzione anche di minori).
Contro queste tendenze autocratiche occorre organizzare una mobilitazione ferma ed ampia. Bisogna evitare che con l’acqua sporca (privilegi e sprechi) si butti via anche il bambino: la democrazia.
Ma come fare? Ridurre ragionevolmente i costi. Ad esempio, prevedendo la gratuità per le cariche consiliari comunali, salvo una molto ridotta indennità al sindaco. Si torna così all’idea dell’homo civicus che sacrifica un po’ del proprio tempo per la propria comunità. Nei piccoli comuni è ragionevole, anzi auspicabile porre al centro l’idea del servizio. La democrazia vale un sacrificio, come ben sanno coloro che hanno dato per essa non una somma pari ad un’indennità o a un gettone di presenza, ma la vita o la libertà.
Occorre anche riaffermare con forza che il Comune è la prima palestra di democrazia, come si affermava un tempo. Il luogo in cui si muovono i primi passi nell’esperienza istituzionale e si formano i primi embrioni di classe dirigente. Grandi statisti sono stati anzitutto ottimi sindaci o amministratori locali. Lì hanno sperimentato e forgiato le loro qualità di amministratori. Il primo baluardo della democrazia è costituito dalle autonomie locali.
Formiano, dunque, un movimento vasto di sindaci, associazione e semplici cittadini per battere questo cancro che, sotto le spoglie dell’attacco ai privilegi e agli sprechi, uccide la democrazia.

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