Province: morte, non sepolte… anzi resuscitate!|

30 Maggio 2012
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Amsicora

La Sardegna è bella perché è varia. Quante magie ci regala! Quante sorprese! E dire che i nostri consiglieri regionali vengono accusati di autopagarsi troppo! Ma le comiche che  ci regalano sono impagabili, valgono ben di più del cachet che incassano. Crozza pretenderebbe di più. Sentite questa: il popolo sovrano, capeggiato da prodi senza macchia (?) e senza paura,  sferra un attacco deciso alla casta e agli sprechi, con un avviso, che è insieme un monito: “non si fanno prigionieri!”. La lotta si concluderà solo con la distruzione delle province e degli sprechi. Tra i più decisi c’è addirittura Cappellacci e alcuni autorevoli onorevoli, passati dalla sedia alla piazza. Ma perché - vien da chiedersi - non hanno assunto l’iniziativa legislativa per ottenere quanto richiesto col referendum? Tanto più se si pensa che il referendum abrogativo crea il vuoto ma richiede una legge per colmarlo e quelli consultivi sono proprio diretti a stimolare la presentazione e approvazione di proposte di legge.
Passi l’inerzia legislativa preventiva. Ma che fanno poi i nostri eroi? Legiferano certo, ma non per attuare la volontà popolare, bensì per tradirla. Ecco il risultato: con una «leggina» di cinque commi il Consiglio regionale della Sardegna ha salvato fino al 28 febbraio 2013 le Province di Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Olbia Tempio e Ogliastra abrogate con il referendum del 6 maggio scorso. Contemporaneamente vengono prorogati fino alla stessa data le giunte e i consigli delle altre quattro Province storiche, Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro. L’approvazione è avvenuta con 56 sì, ma bisogna dare atto del no dei sei consiglieri dei Riformatori, il partito che più si è esposto nella campagna referendaria.
La legge varata dopo una seduta fiume, ha fissato inoltre al 31 prossimo l’approvazione della riforma complessiva degli Enti locali in Sardegna prevedendo entro il 31 dicembre la consultazione popolare per il consenso sul riordino.
Ma come mai tanta fretta. Ansia riformatrice, penserete voi. Ma ne siete sicuri? In realtà forse ha contato di più il vincolo giuridico imposto dalla Costituzione e dallo Statuto sardo che obbliga l’esistenza delle Province, perché le prevede. La violazione di questa disciplina avrebbe determinato l’immediato scioglimento della Giunta e del Consiglio regionale per impossibilità di funzionamento. Tutti a casa, l’ultimo dei pensieri dei nostri campioni.
So di infrangere impietosamente le vostre speranze e me ne scuso anticipatamente (anche perché molte persone perbene si sono battute per questi referendum). Ma sapete quale sarà l’esito di questa grande battaglia: forse le province avranno un nuovo nome. Unione di Comuni? Saranno in numero superiore a quelle attuali. E saranno ad elezione indiretta. Ricordate le vecchie USL, istituite con la legge di riforma della sanità del 1978? Qualcosa di simile. Terrificante. Lo sbocco successivo, se non si rimedia in tempo, sarà l’equivalente del manager della attuali ASL. Ma questo negli enti locali si chiamava podestà o federale.

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