D’estate, in paese

25 Luglio 2012
Nessun commento


Gianna Lai

Recensione del nuovo romanzo di Michela Murgia, L’incontro. Einaudi

 Lo sguardo del  ragazzino  sul mondo tenue e vago degli adulti coglie l’invisibile, quello che ancora non si vede, che deve ancora succedere. E lo intuisce nel rituale delle parole e dei gesti continuamente ripetuti, negli affettuosi avvertimenti e nelle raccomandazioni, come nei divieti e nelle stupide sanzioni. Persino nel modo di narrare le storie del dopo cena, quando la notte trasforma tutte le cose e accresce la solitudine degli uomini. E se vuole cambiarlo, quel mondo, deve costruirsi un pensiero autonomo, una libera interpretazione che definisca e dia senso all’esistenza di spiriti, di Panas, di donne-vampiro e Anime in pena. E che sia più adatta a lui, e all’ epoca in cui vive se, per sentire queste storie di adulti, i bambini interrompono addirittura i loro giochi quotidiani. Così Maurizio trascorre in paese l’estate della sua formazione, insieme agli amici a caccia di uccelli col vischio, di topi con la fionda, i genitori lontani e immersi nell’angosciosa scelta dell’emigrazione, nella dolorosa decisione di  lasciare il figlio presso i nonni. 
Ci sono storie al centro di questo racconto che ne definiscono ritmo e linguaggio, che  determinano ambienti  e che danno forma ai personaggi nel loro modo di affrontare una realtà in continuo movimento, già nel prologo sembrerebbe, quando la scrittrice annuncia i temi, e ci porta  direttamente nel vivo di una condizione che segna la vita degli uomini. E c’è un punto di vista molto forte che rimette al sentimento del ragazzo, ancora in formazione,  l’esito di questioni dirimenti e  impossibili per adulti troppo segnati da contrasti e incomprensioni. E che la leggerezza della scrittura, la fine ironia dell’argomentare, con quel tanto di realismo che la parlata paesana mette vistosamente in luce, tendono ogni volta a sdrammatizzare, come visti attraverso gli occhi dei ragazzi, appunto. E questo, già quando l’episodio viene anticipato per creare la  giusta attesa, e dare risalto all’intreccio, e legare con forza storie narrate e vita paesana. L’annuncio dell’incendio nel cortile di Santa Maria, per esempio e, proprio a metà del romanzo,  di  ’quello che successe nel 1986′ e che ‘avrebbe messo per sempre a repentaglio l’equilibrio della comunità’. Nuove storie che vedono finalmente protagonisti  i ragazzi, in un confronto impari con fanatismi e malelingue, adulti ingessati e preti tutti d’un pezzo, così indignati per il nuovo che avanza insieme ai nuovi quartieri. 
 E se sono loro a condurre il gioco, come andrà a finire?  Nell’esilarante sequenza delle quattro processioni, tra fedeli confusi e smsrriti, uno sguardo, ‘un’impercettibile flessione del capo’, e la lungimiranza dei ragazzi ha presto la meglio sulla pantomima del mondo dei grandi 
Saper raccontare i bambini, saperne decifrare i moti dell’animo e mettersi dalla loro parte. I bellissimi dialoghi  che narrano la costruzione della flotta di polistirolo sullo stagno, così intrisi come sono di profondo realismo nella  significativa descrizione dei dettagli, sembrano essere la chiave di volta del romanzo. E in quei luoghi raccontati seguendo il procedere fantastico dei ragazzi,  l’avventura della grata sulla strada, l’ingresso al mondo dell’antico mito, che dà alla narrazione il tono avvincente del gioco del terrore in luoghi ignoti e visibilmente pericolosi. La tensione della scoperta man mano nel buio del tunnel, la paura incontenibile e  la fuga dall’orrore, che solo  una crudelissima rivincita può riscattare, fino a quando l’evento non assume a sua volta la dignità di storia da narrare la notte, di fronte a casa. La chiave di volta del romanzo è nel dialogo in cui Maurizio e Giulio si spiegano delusi perchè Franco non giochi più con loro, chierichetto nella nuova chiesa, assorbito dalle beghe degli adulti. E il pensiero del bambino sembra non distinguersi  da quello della scrittrice, quel noi che apprende e che sembra segnare il passaggio all’età adulta, così come può succedere a  chi viene dalla campagna e impara  in paese a usare  la fionda e i sassi, e a perfezionare la mira.      

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento