Voixdeville, vaudeville, che spasso in riva al mare!

18 Agosto 2012
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 Gianna Lai ‘Voixdeville’, vaudeville comico della bestialità dell’esistenza metropolitana.

C’era la luna piena ad accogliere attori e pubblico, su un palcoscenico giallo che si stagliava tra i pini d’Aleppo e il blù del mare intorno, allestito in poco tempo nella grande piazza di fronte alla spiaggia di Porto Pino. E lo spettacolo è stato davvero entusiasmante fin dalle prime scene quando, seduti intorno a un tavolo quadrato, Barbara Usai, Enrico Incani, Rita Atzeri e Giuliano Pornasio hanno mimato, come trascinati dalla sua furia, la folle corsa del treno in piena velocità. Vaudeville comico della bestialità dell’esistenza metropolitana, ‘Voixdeville’ di Francesco Origo rappresenta bene il malessere esistenziale della città, pur nel contesto di un ambiente estivo che, volentieri, si fa invadere dall’irruenza degli attori e dalla forza dei testi. Così efficaci nel rappresentare lo scontro quotidiano della vita di coppia, ma anche le regole della guerra e della pace spiegate a una bambina, del lavoro in tempo di guerra e del lavoro in tempo di pace. Il significato del dramma umano nei dialoghi esilaranti che si svolgono sotto il tavolo, mentre qualcuno cerca spasmodicamente gli occhiali, e qualcun altro cerca di comunicare l’incomunicabile, o sopra il tavolo, di fronte a una minestra calda e a una minestra fredda, e a due biglietti in regalo per il teatro. E raggiunge il suo culmine nella comicità dei gesti e delle parole e dei caratteri dei personaggi, man mano che il pubblico vi si identifica, passando per l’improbabile casalinga dal pizzetto sale e pepe, che vuol vedere riconosciuto il ruolo, al marito nevrastenico e ’sganato’, che malvolentieri si prepara ad uscire la sera. E scopre se stesso lo spettatore, e che è questo il modo migliore di rappresentare il microcosmo della lotta quotidiana per la sopravvivenza, dando una giusta collocazione alla banale casualità degli eventi. Come si innesca il conflitto quando la coppia vive in solitudine, e senza confronto con l’esterno, l’ordinarietà delle azioni reiterate, così devastanti per l’individuo? E perchè basta alzare il tono della voce per scatenare nel partner reazioni a catena, e trasformare una semplice discusssione in un feroce contrasto, che rimescola senza costrutto passato e presente? Nella cantata finale dei quattro personaggi in piedi sul tavolo, e in abbigliamento decisamente succinto, il nonsense di rapporti e ruoli sociali predefiniti, responsabili della creazione di individui fragili e dissociati. Che mal si prestano ad essere artefici di un possibile cambiamento, sentito invece, sembrava, urgente e necessario, in molti passaggi del testo. E sanno così bene interpretare gli attori della Compagnia caiça quella metafora del desiderio impossibile, quando il mondo non può essere trasformato, nè reso più vivibile, dallo sforzo dell’uomo, che è all’origine di ogni nevrosi. ‘I temi della pièce riguardano la tragicomica bestialità dell’esistenza metropolitana’, si legge nella brochure che accompagna questo spettacolo della Compagnia çajca, e il pubblico ride dall’inizio alla fine, e i bambini si divertono, applaudendo interpreti e regista, quel Francesco Origo molto apprezzato nel teatro italiano, che ha creato con i suoi attori l’originale percorso Teatridimare, ‘progetto permanente di navigazione a vela finalizzato alla diffusione del Teatro nel Mediterraneo’. Appuntamento al 20 settembre a Cagliari, al Lazzaretto di Sant’Elia, per un’altra rappresentazione di ‘Voixdeville’.

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