“Autunno padagogico” con Chiesa e Cannavera

24 Settembre 2012
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Gianna Lai 

Autunno pedagogico“  inizia oggi al Martini e prosegue stasera con un pubblico dibattito presso la Comunità La Collina di  Serdiana per concludersi il 25 ancora al Martini insieme agli studenti. E’ un’iniziativa del CIDI di Cagliari, che vede prootagonosti Domenico Chiesa, già presidente del Cidi nazionale, ed Ettore Cannavera.  Si parte da un testo base dal titolo “Allora che ci faccio nel mare? Lettera agli insegnanti”, a cura del Gruppo Asai. Ananke ed., Torino 2012, su cui pubblichiamo una recensiosione di Gianna Lai.

Parlano gli studenti, con la loro lingua, i loro modi di dire, senza neppure preoccuparsi di modificare la fastidiosa simbologia degli sms. E  già nel titolo polemico, straniante, sintetizzano le difficoltà della vita a scuola,  insieme alla volontà di ridare nuovo significato alle esperienze quotidiane. Cara professoressa, caro professore, ‘Allora che ci faccio nel mare?’, i ragazzi dicono che a loro gliene importa della scuola, anche se a volte può sembrare il contrario, e vogliono piuttosto capire cos’è che non va nel rapporto coi docenti,  per discuterne ed esprimere opinioni e punti di vista. Così quando dicono di sentirsi soli e disorientati, e cercano di capire se il problema è il mondo o loro stessi, o quando dicono di non capire più a cosa serva la fatica dello studio e perchè le cose da imparare diventino spesso così difficili. Ma come far emergere le istanze di cambiamento  che, sole, possono avvicinare gli  orizzonti dei ragazzi all’istituzione scolastica, alla cultura della scuola? In questo libro i  sedici protagonisti, tutti fra i 15 e i18 anni, entrano direttamente  in argomento con i loro racconti e le loro storie e le riflessioni finali, rivolgendo lo sguardo al mondo degli adulti, a quelli   che vogliono ascoltarli e  partecipare al dialogo, secondo il linguaggio della democrazia. Secondo la finalità più alta della scuola stessa, dove si  apprende ad essere liberi e a manifestare liberamente il proprio pensiero, attraverso il sapere critico e le forme dell’ aggregazione, che fanno crescere e che aiutano alla comprensione di sè. Moni Ovadia lo esprime bene nell’introduzione alla Lettera, quando dice che i ragazzi sono meravigliosi e hanno piuttosto un immenso bisogno di simpatia umana, di trovare maestri, maestri ’studenti saggi’,  capaci di  affrontare e di opporsi all’ autorità e al potere, ‘non molto favorevoli ai veri e radicali cambiamenti nella scuola’.
Il ragazzo alto 1,80 che non entra nel banco troppo piccolo, e che tiene testa al professore intollerante e offensivo, lo studente ricoperto di epiteti, villano, cafone, maleducato, e spedito dal preside  per aver fatto canestro con una palla di carta lanciata dal banco,  il ragazzo che manda in frantumi i bicchieri in bilico sul vassoio, nonostante le raccomandazioni. E poi il doloroso passaggio dalla Scuola elementare alla Media, di Darlan in Brasile, di Alice in Italia. E la disabilità di Ivan e Sara, aggravata dal venir meno delle relazioni di amicizia dentro la scuola. Sempre il bisogno di essere riconosciuti come persone, ciascuno nella propria individualità, contro le  forme degli stereotipi così dure a morire tra i docenti, atte a impedire che ognuno segua ‘il proprio percorso personale’. Per denunciare infine l’indifferenza degli insegnanti, ‘umiliati e scoraggiati dalla vostra lontananza’, quasi sempre i veri responsabili dell’abbandono scolastico se, ancora a 40 anni da Barbiana, restano convinti che non tutti siano tagliati per andare a scuola.
‘Voi professori, forse non siete così, ma è  così che noi vi vediamo’. Gli insegnanti bravi riescono a dare spazio a tutti, specie a quelli che hanno più bisogno, come la prof di Ivan che  usa metodi di insegnamento innovativi e promuove la partecipazione attiva dei ragazzi, e ascolta e comprende il punto di vista dell’altro. Ma poi piace ai giovani il docente appassionato della sua disciplina, che sa trasmettere interesse per lo studio. E che riconosce l’insegnamento come uno dei mestieri più belli, come dice  Eros polemizzando  col suo prof, distaccato e insensibile nel  rapporto con le classi e con gli studenti, in particolare con quelli che lavorano. Ed allora, se il soggetto che determina la scuola è l’insegnante, e deve perciò essere autorevole, rispettoso, umano, si  giunga ad un patto fondato sull’ascolto,  sul rispetto e sulla fiducia. ‘Aiutateci a entrare nel mondo in cui vive la vostra cultura’, ‘ascoltateci e non potremo fare a meno di ascoltarvi’. Perchè solo chi si predispone a imparare riesce a insegnare, e a creare il clima  educativo e formativo adatto alla scuola ‘officina’ di saperi e di relazioni, secondo la definizione di don Luigi Ciotti all’inizio del libro.   Ma la scuola  da vivere in maniera importante e soddisfacente, che sia esperienza positiva e significativa per tutti,  non può rimanere così, occorre cambiarla insieme, come è successo  negli anni sessanta, quando l’Istruzione pubblica divenne fattore determinante del cambiamento, contro le resistenze conservatrici. A ricordarlo sono Domenico Chiesa e Riccardo d’Agostino nella postfazione, i due ‘grandi’ che hanno partecipato al dibattito coi ragazzi, e che hanno contribuito alla stesura del libro, per testimoniare l’esperienza dei Centri di aggregazione Asai di Torino, destinati agli adolescenti. Denunciando il mancato innalzamento dell’obbligo a 16 anni, i giovani coinvolgono  anche studenti di altre città nel dibattito sulla scuola,  a cosa serve, se si può crescere senza,  se agli alunni interessi davvero, se quello che imparano si lega con la vita di tutti i giorni.  Ed ora insegnanti e ragazzi posseggono un importante documento, bello, umano e spontaneo nell’espressione e nella rappresentazione della cultura degli studenti,  articolato sui temi centrali dell’istruzione. Perchè il dibattito continui, e sia approfondito, anche  in tempi di recessione e di duro attacco del governo alla Scuola pubblica. 

1 commento

  • 1 Caterina Gammaldi
    28 Settembre 2012 - 15:46

    Anche i ragazzi di Acri e Cosenza hanno incontrato Darlaè, Bianca e Domenico per discutere…
    Incontri straordinari che danno il segno di quel che servirebbe alla scuola perchè fosse davvero di tutti. Grazie Gianna per aver interpretato il libro che ci ha appassionato nella fase di scrittura e nella fase di presentazione - discussione

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