Grillo, vuol pulire il mare e non la spiaggia?

20 Marzo 2013
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 Aldo Lobina 

Grillo ha criticato giustamente la partitocrazia italiana che ha avvilito la nostra democrazia. Molti suoi giudizi sono stati condivisi da una buona parte dell’elettorato, che con la delega a 5 Stelle ha chiesto un cambiamento salutare. Ma il Grillo pensiero è lontano dai canoni di una democrazia costituzionale matura. In Italia questa democrazia, pure bacata, esiste. Può essere, anzi deve essere corretta, migliorata con gli strumenti di una seria democrazia partecipativa e rappresentativa. Penso che il Grillo pensiero, nei suoi eccessi  di fanatismo e di squilibrio, alla lunga anziché produrre buoni frutti porterà a rigettare in blocco anche quanto di buono ha elaborato. Le mareggiate buttano in spiaggia tanta immondezza. Grillo rischia di assomigliare ad una mareggiata: netta il mare dall’immondezza, ma alla fine sporca la spiaggia perché la lascia lì, non fa nulla per raccoglierla, col rischio che poi sia il mare stesso a risucchiarla. In un circolo vizioso inconcludente.
Un conto è incanalare la protesta, altro è per un movimento riuscire a garantire  unanimità e obbedienza incondizionata al capo attraverso i propri rappresentanti,  sia pure “nominati”, anzi proprio per questo. C’è un peccato originale, che è quello della Legge elettorale. Il porcellum crea nella testa dei capi partito la pretesa di poter gestire l’eletto ad libitum. Ma  l’operazione, finora ben riuscita, di trasformare la protesta in una forza parlamentare non può sottrarsi a responsabilità, che non sono un optional, e che sono proprie del deputato, che la Costituzione vuole libero, responsabilmente libero.
Nel recente passato la generosa “affezione” al capo ha prodotto molti voti parlamentari viziati sotto questo profilo, le leggi ad personam,  con grave vulnus e discredito per il libero arbitrio.
Il  principio del libero mandato ha più di duecento anni,  è  più antico della stessa Rivoluzione Francese, ed è comune a quasi tutte le democrazie rappresentative moderne. I deputati rappresentano la Nazione e la loro azione deve guardare al bene comune, che può non coincidere con gli interessi di singoli cittadini, di movimenti o di partiti.  Ai quali spetterà sempre il compito di vigilare sull’orientamento politico dei propri rappresentanti, valutando se l’operato e le scelte contraddicono o meno il mandato loro affidato.
La portata rivoluzionaria del grillismo, benefica per certi aspetti, deve perdere il proposito esclusivamente distruttivo per acquisirne uno più costruttivo, concordando con le altre forze politiche di buona volontà soluzioni condivise, che non coincideranno sempre perfettamente con i programmi del movimento, ma potranno avvicinarsi e ciò dovrebbe bastare! A meno che non si ritenga di essere gli unici depositari del verbo di verità e giustizia sociale.
La segretezza del voto, quando si scelgono persone, non va censurata. Essa toglierebbe libertà all’elettore e all’eletto. Essa non andrebbe messa in discussione da chi ama la libertà in un Paese democratico.
La denuncia nelle piazze del malcostume, delle ruberie, dei tradimenti del popolo da parte della classe politica ha fatto giustamente breccia nelle gente, che è stanca degli abusi e delle solite facce, oramai impresentabili, di chi si propone e  ripropone in sempiterno, ma chi   pretende  di correggere quelle storture, rifiutando  il confronto democratico e   sottraendosi  al rispetto sostanziale di principi sanciti dalla Costituzione, è una minaccia per lo Stato non meno grande dei mali che si propone di correggere.
Ora non ci serve soltanto una nuova legge elettorale. Ci servono anche partiti nuovi,  più poveri di soldi e apparati e più ricchi di idee e proposte, che siano fondamentalmente finanziati dagli stessi iscritti e non dallo Stato. Con regole precise sul conflitto di interessi e limiti  al finanziamento privato. 
Soprattutto, io credo, non ci servono nuove elezioni. Occorre che il Parlamento che abbiamo appena eletto, conscio delle urgenze della nostra società, lavori per trovare un accordo di governo che ci restituisca quella fiducia nelle istituzioni democratiche che non vorremmo perdere.
Chiediamo quiete - per quanto possibile - dopo la tempesta. Ma operosa. 
 

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