Cipro conferma: la linea Ue è devastante

30 Marzo 2013
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Alfiero Grandi

L’attenzione è stata concentrata - comprensibilmente - sulle difficoltà nella formazione del nuovo Governo e sul nuovo Papa.
Eppure la situazione che si è determinata a Cipro pone per l’ennesima volta seri interrogativi sul futuro dell’Euro e dell’Europa, molto più delle ubbie di Grillo.
Prima considerazione. Ora sappiamo che faceva parte dell’Euro un paese che ha svolto con successo il ruolo di paradiso fiscale per la Russia ed altri paesi, Inghilterra compresa, rivelando che le regole europee hanno avuto un’applicazione ondivaga. Alcuni paesi debbono rispettare le regole di bilancio con grande rigore, subiscono verifiche e condizionamenti, mentre per altri è stato chiuso più di un occhio. Come è possibile che Cipro sia entrato nell’Euro pur avendo un sistema bancario inaffidabile? E’ la conferma che l’unione europea solo monetaria è un errore.
Del resto l’Unione Europea non risolve il problema della presenza dell’Ungheria che pure sta adottando misure antidemocratiche verso la stampa, le confessioni religiose, la libertà di opinione, ecc. Per di più il partito che ne è responsabile fa parte del PPE.
Seconda considerazione. Le regole sulla sola moneta unica hanno lasciato campo libero a enormi diversità in altri campi come la tassazione delle attività produttive, il credito, ecc. Ad esempio l’Irlanda che ha avuto dopo la crisi consistenti aiuti europei ha mantenuto una tassazione sulle attività produttive che costituisce un dumping verso gli altri paesi. Non si tratta di una modesta differenza perché l’Irlanda tassa le imprese metà degli altri paesi europei. Come è possibile tanta differenza ? Si spiega con l’intenzione dei paesi conservatori dell’Europa di abbassare a loro volta la tassazione sulle imprese - scaricando ovviamente in altre forme le minori entrate sulla collettività - appena possibile, infatti la Germania ha già preannunciato che lo farà a breve. Ogni paese cerca una soluzione nazionale ai problemi di competitività, scelta che è per definizione in contraddizione con la moneta unica.
Stesso discorso per il credito. I paesi europei più forti hanno lucrato condizioni di favore proprio per le difficoltà dei paesi più deboli, pagando interessi bassissimi o negativi sul loro debito pubblico e ottenendo un costo del denaro per le loro imprese altrettanto basso. Anche questa è ricerca di competitività a livello nazionale.
Terza considerazione. Le misure di austerità richieste ai singoli paesi sono notevolmente diverse tra loro e a volte sembrano dimenticare le loro ricadute sull’opinione pubblica europea, e non solo. Ad esempio la richiesta di prelievo fiscale forzoso su tutti i conti correnti a Cipro ha creato sconcerto negli altri paesi e anche sui mercati finanziari. Poi per fortuna ci si è ricordati (in ritardo) che l’UE è impegnata a garantire i conti correnti fino a 100.000 euro. L’impressione è che la tecnocrazia europea che decide le misure di austerità per i singoli paesi operi con criteri cervellotici simili a quelli che portarono a fissare al 60 % del Pil il debito pubblico massimo. Queste proposte in genere vengono subite perchè i paesi che chiedono aiuti sono in condizioni tali che con difficoltà possono obiettare. Da questo punto di vista la reazione del parlamento di Cipro è interessante perché ha detto un chiaro no alla prima forma delle misure, obbligando ad una loro modifica.
Prendiamo la questione debiti pubblici non pagati alle imprese. Il problema è presente da tempo. Ora improvvisamente si scopre che la questione potrebbe essere affrontata aumentando il debito pubblico italiano, anche se si sono già manifestate reazioni rigoriste che potrebbero riportare tutto in alto mare. Non solo c’è l’austerità ma esiste anche la versione random.
Quarta considerazione. La leadership europea della Germania è del tutto evidente. In Europa non si muove foglia che la Germania non voglia ed è chiaro che oggi vuole fortemente l’austerità di bilancio.  La politica di austerità adottata sta creando una situazione economica disastrosa in tutta Europa con conseguente recessione, crisi occupazionale, ecc. E’ la peggiore e più grave crisi dal dopoguerra. Eppure l’egemonia conservatrice europea insiste sull’austerità. La stessa discussione politica in Germania in vista delle elezioni sembra fin troppo condizionata da quella parte che vorrebbe il paese del tutto fuori da vincoli e legami europei, in sostanza l’uscita della Germania dall’Euro.
Quinta considerazione. La trattativa tra il Governo Monti e l’Unione europea è stata condotta in modo errato dall’inizio. Prima Monti ha insistito per il fondo salva stati come contropartita delle misure di austerità, salvo scoprire che questo fondo è inusabile perché porrebbe ulteriori restrizioni all’Italia. Infatti Monti ha fatto di tutto per non chiederne l’intervento rendendosi conto che sarebbe stato controproducente, per di più l’Italia ha aumentato il suo debito pubblico proprio per contribuire per il 17 % al fondo di cui non può chiedere l’intervento senza peggiorare la situazione.
La trattativa con l’UE dovrebbe chiedere la possibilità di ottenere un prestito della Bce per la parte eccedente il 60 % del debito pubblico, man mano che verrà a scadenza, alle stesse condizioni che la Bce ha concesso alle banche (1 %). Non si capisce infatti perché gli Stati debbano pagare per il loro debito alle banche un aggio notevole solo per favorire il loro risanamento dei loro bilanci, con una scadenza a 20 anni, come il fiscal compact.
Sesta considerazione. Il Fmi ha fatto autocritica sulle misure di austerità che ha contribuito ad imporre, ma non ne ha tratto le conseguenze, eppure la Grecia ed altri paesi hanno pagato prezzi pesantissimi, l’Ue ha evitato anche l’autocritica.
La sostanza del problema è che l’austerità a senso unico in Europa sta portando ad una regressione impressionante, in particolare  alcuni paesi come l’Italia, che ha oggi il reddito e l’occupazione di 30 anni fa. La recessione rischia di rendere irrisolvibile il problema del debito pubblico e di fare avvicinare la soluzione del problema ad un costo pari al pericoloso livello dell’uscita dall’Euro. In sostanza l’austerità cieca e senza riguardo dell’UE rischia conseguenze sociali ed economiche sempre più gravi e in realtà pericolosamente vicine a quelle dell’uscita dall’Euro.
In questo senso Cipro e ora la Slovenia confermano che la linea scelta dall’Europa è devastante e la crisi morderà duramente un numero sempre maggiore di paesi, compresi quelli un tempo considerati modelli.

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