Morire di non lavoro

21 Settembre 2013
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 Red

Segnaliamo l’uscita di un libro molto interessante della giornalista, esperta di politiche di sicurezza sociale, Elena Marisol Brandolini, dal titolo “Morire di non lavoro. La crisi nella percezione soggettiva”. E’ una ricerca che guarda la crisi con gli occhi di chi ne subisce le tragiche conseguenze. Il volume è disponibile nelle librerie, o sul sito della casa editrice www.ediesseonline.it.

«Quando si perde il lavoro si attraversa una prima fase in cui prevale il senso di fallimento, la perdita di status e d’identità: una disperazione sorda che ti porta vicino all’idea del suicidio; poi c’è una seconda fase in cui si riprende a combattere e si prova a recuperare fiducia nel futuro; infine, una terza fase in cui la vicenda economica prende il sopravvento e ci si rende conto che da lì a breve non si sarà più in grado di far fronte al pagamento delle spese fisse domestiche. Ecco, questa terza fase è quella della paura». (Soledad, spagnola di cinquant’anni, disoccupata di lungo periodo).
Gli effetti delle condizioni sociali sulla salute mentale sono molteplici. Alcune ricerche indicano come, all’aumento di un punto percentuale del tasso di disoccupazione, corrisponda un aumento dello 0,8% nel tasso dei suicidi. E le politiche pubbliche di sostegno? Totalmente insufficienti e inadeguate. L’autrice ci racconta di chi la crisi la vive, tutti i giorni, sulla propria pelle. Lo fa confrontando la situazione dell’Italia e quella di Spagna e Catalogna per capire da vicino quali siano le conseguenze reali della crisi e delle politiche di rigore sul benessere psico-fisico delle persone.
«Volevo scrivere un libro sugli ultimi, su quelli che sono diventati gli ultimi con questa crisi e non ce la fanno più; oppure vanno avanti, inventandosi strategie di sopravvivenza. Volevo osservare, raccontare, non dare risposte, parlare di condizioni concrete, di donne e uomini concreti, provare a individuare alcune suggestioni. Volevo fare una denuncia delle classi dirigenti e di questa politica che non si occupa delle persone. Lo so, è qualcosa che mi riguarda, molto. È stata la mia personale strategia per resistere, fino a qui». Con queste parole, l’autrice introduce un punto di vista differente sulla crisi economica, quello delle persone che ne sono colpite, denunciando le politiche di rigore dell’Unione Europea che strangolano le economie dei paesi e peggiorano le condizioni di vita dei cittadini, minandone la salute psico-fisica. L’indagine sulla percezione soggettiva della crisi, proposta attraverso la tecnica del focus group, è applicata alle situazioni italiana e spagnola/catalana, permettendone una lettura comparata, da cui emergono similitudini, peculiarità e differenze di comportamento rispetto a politiche che producono sofferenza e umiliazione nelle popolazioni, incontrando rabbia nelle piazze e disperazione nell’isolamento. Fino al suicidio, come risposta individuale che si fa collettiva e riempie di sé la cronaca degli ultimi anni. Mentre si strutturano strategie singole e di gruppo messe in atto dalle persone per resistere.

Elena Marisol Brandolini, giornalista, laureata in economia, esperta di politiche di sicurezza sociale, per Ediesse ha pubblicato il suo libro di interviste Catalunya-España, “Il difficile incastro”, 2013. Attualmente vive in Catalogna.

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