Addio Placido Cherchi

26 Settembre 2013
2 Commenti


Andrea Pubusa

Placido abitava non lontano da casa mia. Dunque, capitava di vederci durante la passeggiata che lui, più assiduo di me, faceva ogni mattina a Monte Urpinu oppure ci si ritrovava per strada. Ci siamo incontrati così qualche giorno fa in via Tuveri. Reduci dalle ferie, le solite domande sulle vacanze. Lui mi raccontava le sue attività nel suo “podere” di Oschiri, io le mie in quel di Chia.
Quest’anno mi ha raccontato d’essere stato tormentato dall’intrusione dei cinghiali. E al mio troppo scontato pensiero di metterli in pentola, dopo adeguato trattamento preparatorio, lui, con un po’ di civetteria, mi ha ricordato d’essere un vegetariano e dunque a quelle bestie, che gli “aravano” il terreno alla ricerca di radici o altro, non tendeva trappole, ma semmai si sforzava di tenerle fuori dal suo fondo. Insomma, niente trappole, ma pieno rispetto e solo rinforzo della recinzione.
Io non potevo dire delle mie “tenerezze” coi “sirbonis”, ma gareggiavo con lui nell’illustrare con compiacimento le incursioni nell’attività manuale non solo agricola. Ma lui non era da meno nella sua piccola officina in campagna.
Mi piaceva incontrare Placido perché la nostra chiacchiera, prima di diventare seria, immancabilemente s’incentrava su queste amenità. E mi piaceva perché era un uomo cordiale, ironico, dalla parlata fluente e colta, con frequenti incursioni nel sardo, che, nella sua voce, diventava musicale. Mi piaceva perché era un uomo rigoroso e di grande spessore morale.
L’altro giorno ci siamo lasciati ripromettendoci di incontrarci a Monte Urpinu. ieri la terribile notizia del decesso.

Ecco due bei ricordi di Placido. tratti da due siti online.

Addio a Placido Cherchi, il ricordo di Giulio Angioni: “Fu ideologo del neo sardismo”
di Francesco Bachis, pubblicato in Tiscali: in Sardegna

Si è spento, all’età di 74 anni, l’antropologo Placido Cherchi, allievo di Ernesto De Martino, insegnante e attivista nel mondo politico culturale. Abbiamo chiesto a Giulio Angioni di riflettere sulla sua figura. Placido Cherchi è stato un intellettuale noto anche fuori dalle cerchie accademiche. Nella sua produzione saggistica ha avuto una grande influenza la sua formazione antropologica.

Quale è stato il suo contributo specifico alla disciplina?
“Lo direi innanzitutto un lettore attentissimo di De Martino. Placido Cherchi si laureò con Corrado Maltese in Storia dell’Arte, con una tesi su Paul Klee, che poi diverrà la sua prima monografia. Per me, tuttavia, e credo anche per chiunque lo conosca per la sua opera di studioso di antropologia, è stato soprattutto uno studioso di De Martino, lo studioso più informato, più prolifico, che ha dedicato più di chiunque altro i suoi sforzi a comprendere, a ragionare e a portare avanti a far conosce il suo pensiero. Lo considerava, forse un pochino esagerando, più un filosofo che un antropologo, nel senso che si dava o si doveva dare in altri tempi a questa nozione, quando non esisteva nemmeno ancora quella di antropologo. Il contributo più originale alla disciplina è stato quello di studiare questo etnologo, di livello europeo più ancora che italiano, con una certa acribia filologica, nel senso di attenzione alla lettura di tutte le cose di De Martino e di come erano state tematizzate lungo tutta la sua produzione”.

Placido Cherchi è stato anche un insegnate di liceo molto stimato.
Come comunicatore lo conosco poco. L’ho sentito un paio di volte, quando mi invitava nel suo liceo, parlare ai suoi ragazzi, e sapeva farsi ascoltare. Tra l’altro aveva un suo vezzo che adesso fa anche tenerezza ricordare: parlando di De Martino, scriveva come De Martino. Quindi un italiano che sembra oggi un po’ datato, molto argomentante e molto crociano, direi, oltre che demartiniano. Ecco si potrebbe dire che De Martino aveva questo vezzo di considerarsi una specie di ‘esecutore testamentario’ di Benedetto Croce e Placido Cherchi si considerava una specie di esecutore testamentario di De Martino: ha speso tutta la sua vita a farne vedere l’importanza nella cultura italiana. Lui, come del resto l’altra grande allieva di De Martino, Clara Gallini, non hanno mai perso occasione per affermare la grandezza di De Martino come uno dei massimi intellettuali italiani del Novecento e, in particolar modo, per far capire che era anche un grande intellettuale meridionale e meridionalista.

Cherchi ha accompagnato la sua riflessione intellettuale, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, ad un intenso attivismo politico-culturale in Sardegna. Cosa si ritrova del Cherchi studioso di De Martino nella suo impegno politico culturale?
Lui negli ultimi decenni della sua vita è stato un militante, una specie di ideologo, dato il suo mestiere di scrivere di antropologia e di filosofia, di movimenti della galassia del neo sardismo e anche del sardismo indipendentista. Ha militato e militava ancora in uno di questi movimenti. Se dovessi dire che cosa della sua riflessione emerge nella sua attività politico culturale direi che ha saputo applicare alcune delle idee degli strumenti concettuali di De Martino alla nostra sardità. Innanzitutto l’idea demartiniana della presenza e della crisi della presenza, la precarietà dell’essere nel mondo senza problemi, che è una cosa che noi sardi intuiamo e capiamo più di altri italiani e europei. Non è mai stato facile, nemmeno adesso, essere sardi e sentirsi sardi. E del resto era un suo modo di ragionare sull’essere sardi e sul dover essere sardi, nel presente e nel futuro, quello di criticare e cercare di capire il sentimento e la sensazione di inferiorità e precarietà.
25 settembre 2013

Ecco ora il ricordo  della Redazione Casteddu Online del 24/09/2013

Morto Placido Cherchi: l’intellettuale, l’antropologo e critico d’arte. Grave perdita per la cultura sarda
Se n’è andato con la discrezione che ne caratterizzava il carattere, molto schivo, quasi un po’ orso. Placido Cherchi è morto questo pomeriggio, in seguito ad un aneurisma improvviso che lo aveva colpito sabato, dopo una passeggiata. Era molto attento alla salute, vegetariano e non certo propenso alla vita sedentaria.
Originario di Oschiri, 74 anni, Placido era un intellettuale vero, uno studioso dell’arte e dell’antropologia, scrittore, saggista, uomo di immensa cultura. I suoi studi a Cagliari con Ernesto De Martino e Corrado Maltese,lo avevano guidato contemporaneamente verso problematiche etno-antropologiche e storico artistiche. Come autore di importanti lavori sul pensiero di Ernesto De Martino e sui problemi dell’identità e della cultura sarda, era un membro attivo della Scuola antropologica di Cagliari, nata per la presenza all’Università di Cagliari di maestri come Ernesto de Martino e Alberto Mario Cirese, come pure di loro allievi quali Clara Gallini e Giulio Angioni. Insegnante di storia e filosofia per lunghi anni al Liceo Siotto, era molto amato dagli studenti, che restavano affascinati dalla sua loquela scorrevole e fertile, che catalizzava l’ascolto.
Autore di testi importantissimi, come ‘Il signore del limite’, ‘Il peso dell’ombra’ e numerose altre collaborazioni e articoli su tutte le più importanti riviste, partecipava spesso a dibattiti ed incontri culturali, capace di spaziare tra arte, antropologia, storia, filosofia e poesia,con interventi critici di altissimo livello. L’ultimo libro, che sta uscendo postumo, s’intitola ” Per un’identità critica. Alcune considerazioni autoanalitiche nel mondo identitario dei sardi” Prefazione di Nereide Rudas, Arkadia.
Con lui se ne va un altro grande pensatore e scrittore sardo, anche fiero combattente, amico della lingua sarda, con la quale spesso preferiva esprimersi con chi lo capiva e ne coglieva le coloriture espressive.

2 commenti

  • 1 Lutto per la morte di Placido Cherchi. Un’amigu, unu cumpanzu, unu de sos intelletuales de gabale de su tempus nostru. | Aladin Pensiero
    27 Settembre 2013 - 00:28

    […] e unu boidu chi no at a èssere fatzile a prenare. Chi tenzas paghe ue ses. (n.m.) —- Su Democraziaoggi var hupso_services_t=new Array(”Twitter”,”Facebook”,”Google […]

  • 2 giacomo meloni
    27 Settembre 2013 - 13:36

    Non posso dimenticare quel sorriso sornione di Placido e quel suo conversare di temi talvolta complessi con una profondità disarmante.Ogni volta che sentivo Placido dovevo concentrarmi e,pur avendo alle spalle una laurea in filosofia,mi stupivo come riuscisse a mettermi in crisi con i suoi ragionamenti.Vi invito a leggervi l’introduzione al libro edito dalla Fondazione Sardinia -dal titolo “Agostino di Ippona e le apocalissi dell’occidente” Atti del convegno di Studi 22-24 novembre 1996.Vi troverete questa riflessione (pag.36):
    “In realtà,l’aspetto che più ci parla di apocalisse non è quello relativo allo sfascio delle istituzioni,ma quello riguardane l’incalcolabile vuoto dell’indifferenza che sta atrofizzando la nostra interiorità e che già annuncia il silenzio totale dei significati”
    Placido era in continuo ricerca di valori fondanti a cui ancorare la sua esperienza di uomo.Così lo voglio ricordare con tutto l’affetto che posso.

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