L’Italia di Prandelli e quella di Renzi

25 Giugno 2014
1 Commento


Amsicora

L’altro giorno su La Stampa in un editoriale si faceva un parallelo tra l’Italia calcistica e quella reale. Bene la partita con l’Inghilterra nella quale si facevano rientrare le positività del nuovo corso renziano. I gol? Il primo, la rottura coi “professoroni”; il secondo, l’ostilità verso i sindacati e l’attacco ai diritti dei lavoratori con le iniziative del Ministro del lavoro. Nella partita col Costa Rica tutte le negatività. Sopratutto gli annunci non seguiti dai fatti: la manomissione della Costituzione, la legge elettorale peggiore del porcellum e tutte le nefandezze di stampo berlusconiano che Renzi ha messo in campo. Ma c’era ancora una partita per mettere le cose a posto e finalmente realizzare questo mirabile programma!
Ed ora, dopo Italia-Uruguai, cosa dirà il nostro editorialista politico - calcistico de La Stampa? Se la prenderà con l’arbitro? Col destino cinico e baro di saragatiana memoria? Coi dentoni di Suarez, che dopo la mossa vampiresca su Chiellini, l’ha fatta franca? Certo avrà molto da recriminare, la traccia dei dentoni sulla pelle del nostro malcapitato difensore erano evidenti, ma sopratutto Suarez faceva una smorfia di dolore, toccandosi proprio l’arma del delitto: i dentoni! E che dire di quel rosso, così improvvidamente mostrato a Marchisio? Conclusione: responsabilità altrui degli insuccessi propri!
Fatto sta che bastava un pareggio e abbiamo rimediato una sconfitta. Proprio come Renzi, abbiamo fatto tutto il contrario di quanto la situazione richiedeva. Dovevamo segnare un gol per mettere al sicuro il risultato e abbiamo tolto chi li doveva fare, anzitutto il n. 9. Per mettere chi? Un centrocampista. Poi abbiamo tolto anche l’altro bomber, per mettere un fantasista,  uno che la palla la sa giocare e sopratutto dare, ma senza più sapere a chi. Chi avrebbe mai potuto mettere dentro i deliziosi assist di Cassano?
E così anche il buon Tabarez, che ha impostato la partita con l’unica arma che aveva, cross in area e mucchio selvaggio, come al campetto dell’oratorio, è riuscito a batterci, proprio con un corner in un’area affollata. Tabarez ha massimizzato gli scarsi mezzi della sua squadra, Prandelli li ha minimizzati. Un po’ come Renzi, che tagliati i ponti con la cultura alta (i professoroni) e col mondo del lavoro, pretende di vincere la partita affidandosi a improbabili riformatori, che brillano e son fieri della loro ignoranza, e punta su un’opinione pubblica addomesticata  con dosi massicce di barzellette e da un giornalismo compiacente. Un’opinione pubblica che acconsente, almeno nella parte che ancora va alle urne, ma non spinge. E non spinge chi non va ormai neppure a votare. Proprio come l’Italia di Prandelli: privata dei goleador non sapeva che fare, era un motore immobile, molto rumoroso, ma imballato. Senza la cultura e senza il mondo del lavoro non si va da nessuna parte. Senza idee e senza la spinta della massa dei lavoratori non si ottiene neanche un misero pareggio: si perde.

1 commento

  • 1 francesco
    25 Giugno 2014 - 06:41

    …..ma questa è l’ Italia dei “gran cialtroni” , quando iniziamo a diventare un Paese serio??

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