Lenin, il socialismo e la guerra

22 Agosto 2014
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Vladimir Lenin (1915)

Lenin ha scritto un opuscolo dal titolo “Il socialismo e la guerra” nell’estate del 1915, prima della Conferenza di Zimmerwald [1]. E’  stato stampato anche in tedesco e in francese ed è stato ripubblicato integralmente in norvegese, nell’organo della gioventù socialdemocratica norvegese. L’edizione tedesca di questo opuscolo è stata introdotta in Germania illegalmente ed illegalmente diffusa a Berlino, Lipsia, Brema ed altre città, dai seguaci della sinistra zimmerwaldiana e dal gruppo di Karl Liebknecht. L’edizione francese è stata stampata illegalmente a Parigi e diffusa dagli zimmerwaldiani francesi. L’edizione russa è giunta in numero assai limitato di copie e, a Mosca, è stata copiata a mano da operai.
Pubblichiamo qui uno stralcio molto limitato dell’opuscolo, che potrà essere letto integralmente su  
http://www.bibliotecamarxista.org/lenin/volume%2021/Il%20socialismo%20e%20la%20guerra.pdf . Il lettore dovrà sempre tener presente che esso è stato scritto nell’agosto del 1915. Bisogna particolarmente ricordarsene quando si parla della Russia:  la Russia era allora ancora zarista, era la Russia dei Romanov…

I.
I princìpi del socialismo e la guerra del 1914-15La posizione dei socialisti di fronte alle guerreI socialisti hanno sempre condannato le guerre fra i popoli come cosa barbara e bestiale. Ma il nostro atteggiamento di fronte alla guerra è fondamentalmente diverso da quello dei pacifisti borghesi (fautori e predicatori della pace) e degli anarchici. Dai primi ci distinguiamo in quanto comprendiamo l’inevitabile legame delle guerre con la lotta delle classi nell’interno di ogni paese, comprendiamo l’impossibilità di distruggere le guerre senza distruggere le classi ed edificare il socialismo, come pure in quanto  iconosciamo pienamente la legittimità, il carattere progressivo e la necessità delle guerre civili, cioè delle guerre della classe oppressa contro quella che opprime, degli schiavi contro i padroni di schiavi, dei servi della gleba contro i proprietari fondiari, degli operai salariati contro la borghesia. E dai pacifisti e dagli anarchici noi marxisti ci distinguiamo in quanto riconosciamo la necessità dell’esame storico (dal punto di vista del materialismo dialettico di Marx) di ogni singola guerra. Nella storia sono più volte avvenute delle guerre che, nonostante tutti gli orrori, le brutalità, le miserie ed i tormenti inevitabilmente connessi con ogni guerra, sono state progressive; che, cioè, sono state utili all’evoluzione dell’umanità, contribuendo a distruggere istituzioni particolarmente nocive e reazionarie (per esempio l’autocrazia o la servitù della  leba), i più barbari dispotismi dell’Europa (quello turco e quello russo). Perciò bisogna prendere in esame le particolarità storiche proprie di questa guerra.Tipi storici di guerre nei tempi moderni

La grande Rivoluzione francese ha iniziato una nuova epoca nella storia dell’umanità. Da allora fino alla Comune di Parigi, dal 1789 al 1871, un particolare tipo di guerra è costituito dalle guerre a carattere borghese progressivo, di liberazione nazionale. In altre parole, il principale contenuto ed il significato storico di queste guerre è stato l’abbattimento e la distruzione dell’assolutismo e del feudalesimo, l’abbattimento dell’oppressione straniera. Esse sono state, perciò, guerre progressive e tutti gli onesti democratici rivoluzionari, nonché tutti i socialisti, durante tali guerre, simpatizzarono sempre per il uccesso di quel paese (cioè di quella borghesia) che contribuiva ad abbattere o a minare i pilastri più pericolosi del feudalesimo, dell’assolutismo e dell’oppressione di popoli stranieri. Per esempio, nelle guerre rivoluzionarie della Francia c’era anche un elemento di rapina e di conquista di terre straniere da parte dei francesi, ma ciò non cambia affatto il significato storico fondamentale di quelle guerre, le quali distruggevano e scuotevano il feudalesimo e l’assolutismo in tutta la vecchia Europa feudale. Nella guerra franco-prussiana, la Germania depredò la Francia; ma ciò non cambia il significato storico fondamentale i quella guerra, che ha liberato il popolo tedesco, cioè un popolo di decine di milioni di uomini, dal  ionamento feudale e dall’oppressione di due despoti: lo zar russo e Napoleone III.

Differenza fra guerra di aggressione e guerra di difesa

Il periodo 1789-1871 ha lasciato tracce e ricordi rivoluzionari profondi. Fino all’abolizione del feudalesimo, dell’assolutismo e dell’oppressione straniera, non si poteva nemmeno parlare di uno sviluppo della lotta proletaria per il socialismo. Quando parlavano di legittimità della guerra “difensiva”, a proposito delle guerre di tale epoca, i socialisti avevano presenti appunto sempre quegli scopi, cioè la rivoluzione contro il medioevo e contro la servitù della gleba. Per guerra “difensiva” i socialisti hanno sempre inteso una guerra “giusta” in questo senso (una volta W. Liebknecht si espresse appunto così). Soltanto in questo senso i socialisti hanno riconosciuto e riconoscono oggi la legittimità, il carattere progressivo e giusto della “difesa della patria” o della guerra “difensiva”. Per esempio, se domani il Marocco dichiarasse guerra alla Francia, l’India all’Inghilterra, la Persia o la Cina alla Russia, ecc., queste sarebbero delle guerre “giuste”, delle guerre “difensive” indipendentemente da chi avesse attaccato per primo, ed ogni socialista simpatizzerebbe per la vittoria degli Stati oppressi, soggetti e privi di diritti, contro le “grandi” potenze schiaviste che opprimono e depredano.
Ma immaginate che un padrone di cento schiavi guerreggi con un altro che ne possiede duecento per una più “giusta” ripartizione degli schiavi stessi. E’ chiaro che, in un simile caso, la qualifica di guerra “difensiva” o di “difesa della patria” costituirebbe una falsificazione storica e, in pratica, solo un inganno del popolo semplice, della piccola borghesia, della gente ignorante, da parte degli astuti padroni di schiavi. E’ proprio così che la borghesia imperialista del nostro tempo inganna i popoli, servendosi dell’ideologia “nazionale” e del concetto di difesa della patria nell’attuale guerra fra i padroni di schiavi, per il consolidamento ed il rafforzamento della schiavitù.
La guerra attuale è una guerra imperialista

Quasi tutti riconoscono che la guerra attuale è imperialista, ma i più deformano questo concetto o lo applicano unilateralmente o cercano di far credere alla possibilità che questa guerra abbia un significato borghese-progressivo di liberazione nazionale. L’imperialismo è il più alto grado di sviluppo del capitalismo, ed è stato raggiunto soltanto nel XX secolo. Per il capitalismo, sono divenuti angusti i vecchi Stati nazionali, senza la cui formazione esso non avrebbe potuto abbattere il feudalesimo. Il capitalismo ha sviluppato a tal punto la concentrazione, che interi rami dell’industria sono nelle mani di sindacati, di trust, di associazioni di capitalisti miliardari, e quasi tutto il globo è diviso tra questi “signori del capitale”,  in forma di colonie o mediante la rete dello sfruttamento finanziario che lega con mille fili i paesi stranieri. Il libero commercio e la concorrenza sono stati sostituiti dalla tendenza al monopolio,  all’usurpazione di terre per impiegarvi dei capitali, per esportare materie prime, ecc. Da liberatore delle nazioni quale era nella lotta contro il feudalesimo, il capitalismo, nella fase imperialista, è divenuto il maggiore oppressore delle nazioni.
Da progressivo, il capitalismo è divenuto reazionario; ha sviluppato a tal punto le forze produttive, che l’umanità deve o passare al socialismo o sopportare per anni, e magari per decenni, la lotta armata tra le “grandi” potenze per la conservazione artificiosa del capitalismo mediante le colonie, i monopoli, i  privilegi e le oppressioni nazionali di ogni specie.
La guerra tra i maggiori schiavisti per la conservazione e il rafforzamento della schiavitù  […].
 
Note
1. Conferenza internazionale socialista che ebbe luogo dal 5 all’8 settembre 1915. Vi parteciparono 38 delegati di 11 paesi europei. Al termine della conferenza, l’ala sinistra degli internazionalisti, che si era stretta intorno a Lenin, elesse il suo “Ufficio”, organizzò la pubblicazione di un bollettino e di un giornale teorico (Der Vorbote) e svolse un grande lavoro di organizzazione. L’”Ufficio” fu il germe della III  Internazionale.

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