Il manifesto del Movimento dei pastori sardi

27 Settembre 2014
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Si è svolta nei giorni scorsi la manifestazione del Movimento Pastori Sardi. Ecco il dcocumento posto a base della protesta.

In Sardegna la pastorizia ovi-caprina è costituita da oltre 16.000 aziende, con un patrimonio di capi di oltre 3.000.000 di ovini e oltre 250.000 caprini. Siamo la prima regione italiana produttrice con il 70% del latte ovino e il 50% del latte caprino.
La pastorizia è, dunque, un settore strategico intorno al quale si sviluppano decine di attività creando interesse economico e sociale. Soprattutto, la pastorizia svolge un ruolo ambientale fondamentale garantendo la manutenzione di oltre il 70% del territorio isolano.
Questa funzione di “manutenzione” del territorio è, oramai, riconosciuta a tutti i livelli, eppure nella stesura della nuova PAC nazionale questo settore è stato dimenticato dal piano zootecnico nazionale.
Anche in Sardegna, nonostante le promesse di un grande cambiamento nel governo della Regione Sardegna proviamo una marcata sensazione di abbandono e di non ascolto. L’Assessorato all’Agricoltura si è, infatti, rifiutato più volte di riceverci. Sembra ripetersi l’esperienza del 2010, quando la “politica” rispose alle nostre richieste (presentate con una piattaforma ben articolata) con la legge 15. Legge da noi rifiutata e mai sottoscritta.
Cambiano i governi della regione, cambiano gli assessori, ma l’atteggiamento di chiusura nei nostri confronti è sempre lo stesso.

Oggi a quattro anni di distanza la “politica” sta compiendo lo stesso errore di valutazione sia nei confronti del settore sia nei confronti del Movimento che lo rappresenta.
In particolare, l’Assessore all’Agricoltura continua a ignorare le nostre richieste di incontro per discutere del comparto e del nuovo PSR.
Riteniamo che come Pastori, rappresentati da un Movimento storico, che ha sempre lavorato per migliorare le condizioni degli addetti al settore, con spirito proposito e costruttivo, abbiamo il diritto di esprimere il nostro punto di vista sugli investimenti per uno sviluppo sostenibile del settore.
Abbiamo, inoltre, l’esigenza ed il dovere di acquisire le informazioni di “prima mano”, direttamente dal massimo rappresentante della Regione Sardegna: il Presidente Francesco Pigliaru, per capire quali sono le linee programmatiche e di indirizzo della Regione Sardegna per i prossimi anni e non apprendere le notizie dai media.
In particolare, ci devono spiegare perché le risorse del “primo pilastro” della nuova PAC (aiuti diretti) siano inferiori a quelli della vecchia PAC.
Vorremo sentire dalla viva voce del Presidente Pigliaru perché ciò possa avvenire nonostante la nuova PAC sia stata pensata per sostenere, in particolare, l’economia agro-pastorale cui corrisponde il nostro modello di produzione estensivo. Vorremmo capire, nonostante i proclami ed i comunicati, se c’è l’effettiva volontà politica di sconfiggere, per sempre, tutte le epizoozie che affliggono il nostro settore, individuarne i modi, i tempi ed i mezzi più efficaci.

PER TUTTE QUESTE RAGIONI CHIEDIAMO
1. La costituzione di una commissione d’inchiesta del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna per discutere del problema della Blu-Tongue, della peste suina e di tutte le epizoozie, comprese quelle vegetali, quantificarne il danno già prodotto e debellarne il male alla radice.
2. L’annullamento del decreto n° 22 del 10 settembre 2014 dell’Assessorato alla Sanità sulla vaccinazione obbligatoria. Occorre basare la relazione con il veterinario sulla fiducia e occorre dunque ridurre le tensioni causate dall’imposizione del vaccino.
3. Attivare nei porti e aeroporti delle zone di quarantena con il compito di realizzare i controlli sanitari su tutto ciò che, potenzialmente pericoloso, arriva in Sardegna. L’obiettivo è quello di salvaguardare l’Isola dal contagio di malattie trasmissibili ad animali e piante.
4. Aprire un tavolo per discutere modifiche ed integrazioni al nuovo P.S.R.

Punti fondamentali da prendere in considerazione
1) Strade rurali: è necessario un intervento radicale per realizzare la sistemazione delle strade che collegano le aziende. L’intervento è fondamentale per abbattere i costi di produzione: in Sardegna raccogliere un litro di latte ovi-caprino costa mediamente da € 0.04 a € 0,08 a litro. Con questo intervento si dimezzerebbe il costo del 50% e oltre, con un vantaggio evidente sul prezzo del latte. I Comuni non hanno più le risorse necessarie per la manutenzione delle strade di campagna.

2) Richiesta all’Enel di un intervento per l’allaccio dell’energia elettrica: centinaia di aziende ancora oggi ne sono prive. L’Enel non fa interventi strutturali in campagna dagli anni 60.

3) Utilizzo delle energie rinnovabili a fine produttivo: fotovoltaico, minieolico, biomasse, etc. Solo la Regione può programmare e realizzare interventi diffusi per tutte le aziende Sarde.
È facile constatare che i bandi o le misure danno risultati molto limitati, poiché solo pochi privilegiati possono accedervi e non tutti hanno le risorse necessarie per potervi partecipare e sostenere l’intervento. Solo l’Assessorato all’Agricoltura può intervenire, con l’utilizzo degli enti strumentali o di una società creata ad hoc, che abbia il compito di gestire la realizzazione dell’intera opera.
I ricavi sarebbero notevoli:
per i pastori significherebbe risparmiare e diminuire il costo per litro latte fino a € 0,07
attraverso il conto energia si pagherebbero tutti i costi d’impianto e le spese istituzionali
il restante dei ricavi contribuirebbe al miglioramento del reddito dei pastori ed alla realizzazione di opere necessarie per il “miglioramento delle campagne”

4) Acqua potabile: tutte le aziende agro-pastorali del territorio sardo dovrebbero avere a disposizione l’acqua potabile. Questo importante intervento risolverebbe due aspetti fondamentali:
Sarebbe un evidente segnale di civiltà: è quasi impossibile credere che ancora oggi si possa lavorare e vivere senza acqua potabile.
Permetterebbe a migliaia di aziende di mettersi in regola con le prescrizioni comunitarie e regionali per la produzione di latte e di poter operare con la necessaria tranquillità senza dover temere le eventuali sanzioni derivanti dalla violazione delle norme.

5) Favorire la produzione di granelle e foraggere proteiche: uno dei problemi maggiori, oggi, è il reperimento di alimenti proteici per l’alimentazione del bestiame. La coltivazione di granelle e foraggere proteiche contribuisce in modo determinante a raggiungere i seguenti risultati:
avere a disposizione alimenti proteici non OGM. Quasi tutti gli alimenti proteici oggi in commercio sono OGM;
realizzare economie aziendali derivate dalla coltivazione degli alimenti proteici;
migliorare le caratteristiche agronomiche dei suoli, con un minore utilizzo di concimi organici di sintesi e, di conseguenza, contribuire al miglioramento dell’ambiente;
tutelare il territorio, poiché la presenza di terreni coltivati, può contribuire a limitare il propagarsi degli incendi
Gli strumenti principali per incentivare lo sviluppo di questi alimenti proteici potrebbero essere:
contributi agli agricoltori in funzione della tipologia di coltivazione;
permettere l’utilizzo dell’acqua per irrigazione ad un prezzo politico.

6) Incentivare e consolidare la presenza dei giovani in campagna. Per incentivare il lavoro dei giovani in campagna è necessario:
raddoppiare l’importo iniziale previsto da 35.000 a 70.000 euro, come già previsto in altre regioni;
cambiare completamente le regole per far si che a beneficiarne siano in primis i giovani che già lavorano in campagna a prescindere dal fatto che siano iscritti o meno all’INPS;
raddoppiare l’impegno per l’attività da 5 anni a 10, in modo da assicurarsi che l’investimento sia reale e non fittizio;
rimodulare o integrare tutti gli altri aspetti che portino ad una effettiva facilità di inserimento dei giovani che vogliono effettivamente operare in agricoltura.

7) Rimodulazione dei debiti sia a breve che a lunga scadenza (per le aziende singole e per le loro cooperative di trasformazione). Per rilanciare il settore agropastorale occorre risolvere, in via definitiva, la situazione debitoria delle aziende del settore, dando la possibilità alle imprese di pagare in soluzioni ventennali a tasso minimo europeo.
Con questo intervento si darebbe alle aziende la possibilità di risolvere il proprio stato debitorio, consentendo loro così di riaffacciarsi al credito per attuare gli interventi di miglioramento indispensabili per stare al passo con l’evoluzione tecnologica.

8) Interventi di bonifica radicale nelle aziende: le campagne già dagli anni 50 sono piene di materiali inquinanti (tetti in amianto, etc.) derivati da opere finanziate con soldi pubblici nei vari interventi di sviluppo rurale. Oggi è necessario, per tutelare i lavoratori, i prodotti agricoli e l’ambiente in generale, che si possano attuare interventi radicali di smaltimento e di ripristino dei siti interessati, con specifici contributi in conto capitale.

9) Pagamenti Argea: è necessario che la “politica regionale” imponga ad Argea di far arrivare ai pastori i “premi” entro e non oltre il mese di settembre, come già avviene nelle Regioni più virtuose. Si tratta di un problema di fondamentale importanza, giacché l’avvio della nuova stagione agraria richiede le risorse economiche per gli acquisti delle sementi, del carburante, dei concimi, degli attrezzi per la lavorazione della terra e quanto necessario per la gestione dell’attività aziendale.

10) Lotta alla burocrazia: da sempre il movimento ha denunciato la pervasività della burocrazia. I pastori e gli agricoltori passano più tempo in giro per gli uffici che in campagna. A tal proposito chiediamo che si produca un testo unico che raggruppi e coordini la normativa esistente, e si diano disposizioni chiare agli uffici preposti o si ricorra, se necessario, all’affidamento a strutture esterne per l’espletamento delle pratiche.

Siliqua, settembre 2014

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