Forza Syriza! Perché spero che vinca Tsipras

25 Gennaio 2015
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Pietro Maurandi
by cidcagliari · 19 gennaio 2015



Mentre la sinistra organizzata è sostanzialmente scomparsa in Italia come grande forza nazionale, è viva e vegeta in Grecia, grazie alla presenza di un gruppo dirigente affidabile, capeggiato da Alexis Tsipras, che i sondaggi danno addirittura come vincente alle odierne elezioni politiche.
Ecco sull’argomento una riflessione di Pietro Maurandi, che ci offre anche una sintesi della politica della UE.  Forza Syriza!

Nonostante tutti gli allarmi – veri e presunti, fondati e infondati – io spero che nelle prossime elezioni greche vinca Alexis Tsipras e il suo partito Syriza. Non per ragioni ideologiche né di schieramento politico; semplicemente perché così nascerebbe in Europa una opposizione democratica e “costituzionale” alla politica economica dissennata dell’Unione Europea.
La politica del rigore e del controllo dei conti pubblici dei singoli Stati, in condizioni normali ha senso e fondamento e deve esercitarsi con grande determinazione. Ma nell’attuale situazione dell’economia europea, è la fonte di molte sciagure, delle difficoltà a uscire dalla crisi e dell’assenza di prospettive per il futuro che affligge l’intera Europa. Una situazione che mette all’angolo gli europeisti convinti e dà fiato alle farneticazioni di forze di destra e antieuropee, come l’idea di uscire dall’euro o addirittura dall’Unione e cose simili.
Pensare che nelle attuali condizioni, con le imprese in affanno, la disoccupazione dilagante, i consumi che languono, possa dare frutti positivi una politica che bada unicamente al controllo stringente e arcigno dei debiti degli Stati, è una cosa da irresponsabili. Non c’è bisogno di essere un acceso keynesiano per pensare che, in questa situazione, non bisogna lasciarsi assillare dal problema del debito e bisogna invece praticare una politica espansiva, che dia fiato all’attività produttiva e riduca il rapporto Debito/PIL attraverso la crescita del denominatore. Basterebbe copiare – una volta tanto nel bene – quello che hanno fatto gli Stati Uniti e che sta dando frutti rilevanti in termini di aumento del PIL e dell’occupazione: immettere potere d’acquisto nel mercato per aumentare i consumi, migliorare le aspettative delle imprese e le condizioni dei lavoratori e avviare un ciclo positivo. Invece, ogni responsabilità su questo piano viene lasciata alla BCE che – in mezzo a critiche, ostacoli e difficoltà – cerca di fare il suo mestiere con il previsto quantitative easing, cioè l’acquisto di titoli e la corrispondente immissione di potere d’acquisto sul mercato. Questo non basterà se a livello politico non si imbocca la strada di misure espansive, senza eliminare l’obiettivo della riduzione del debito, ma allentandone le modalità e scaglionandone meglio i tempi.
La cosa più stucchevole e deprimente dell’UE è che sulle dissennate politiche economiche messe in campo non esiste una opposizione “costituzionale”, che le contesti e ne prospetti di alternative; una opposizione che contrasti il merito delle scelte politiche, ma condivida i valori che stanno a fondamento dell’UE. La Commissione Europea infatti, l’organo esecutivo dell’Unione, è costituita per rappresentanza di Stati e i due grandi partiti che si fronteggiano alle elezioni per il Parlamento Europeo (che come è noto non conta niente), cioè i socialisti e i popolari, stanno tutti dentro e portano avanti la stessa politica, quella del rigore nel controllo dei conti degli Stati, che è la cosa più semplice ma anche la più deleteria. Non esistendo una opposizione “costituzionale”, accade che l’unica forma di opposizione viene lasciata alle forze antisistema che, con diverse sfumature, non condividono i valori di fondo dell’UE e lavorano per scardinarne l’impianto.
Ben venga allora la vittoria di Syriza in Grecia. Questa eventualità non porterà affatto la Grecia fuori dell’euro o dell’UE, come ha confermato recentemente Tsipras, ma farà nascere finalmente una opposizione “costituzionale” nell’Unione, che rivendichi e si batta per una politica economica espansiva. Con la speranza che tale situazione faccia nascere nell’Unione Europea  un confronto tra forze politiche diverse e non fra Stati; in cui la destra e la sinistra portino avanti politiche alternative e si confrontino davanti ai cittadini europei.

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