Unu meurreddu, i vip e un marocchino, a P. Pino

17 Agosto 2015
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Andrea Pubusa

Quando l’altro giorno vi ho parlato delle mie mattine al mare, a P. Pino, nel regno della posidonia, so cosa evete pensato. Nel Sulcis ci sono solo “donne sull’orlo di una crisi di nervi” e tanta crisi e disoccupazione. E invece no. Vi sbagliate. Ci sono anche i vip. La loro presenza è segnalata dai loro natanti. Ghedini, mio vicino di casa, ha uno splendido tre alberi che evoca le incursioni moresche. E infatti lì al porticciolo si favoleggia che sia un veliero turco, finito tanto tempo fa nel bottino di un pirata e poi passato di mano in mano fino a Ghedini. Storie di mare, fatto sta che è il più bello. Cavalli, che ha casa poco più in là, ha invece panfilo, grande molto grande, di fattura moderna. Cellino che ha casa in mezzo, credo il fratello di Massimo, ha una bella barca a vela. Poi nel golfo gettano l’ancora i naviganti di passaggio. L’altro giorno è comparso silenzioso un natante nero, simile a una nave, ma con una sagoma slanciata e ultramoderna. Il suo colore scuro, specialmente la sera e la notte, gli dà un aspetto sinistro e richiama quelle leggende orror dei mari del sud, tipo la nave dei fantasmi. E’ di Armani, che per alcuni giorni ci ha deliziato della sua presenza con una grande corte al seguito. Avete visto la foto sull’Unione con titolo enfatico? Ritrae lo stilista mentre, sorridente, scende ai monti di sabbia, così chiamati da noi indigeni, le dune per i turisti.
Ora, per pura coincidenza, mentre scendeva dal gommone, che dalla sua nave nera lo conduceva a terra, io ero lì. Per fare un po’ di moto quasi tutti i giorni dalla prima spiaggia, con Gianna, vado ai monti di sabbia. Andata e ritorno un’ora e mezzo. Col bagno due ore di movimento. Tutta salute per me che, per lavoro, sto tutto l’anno seduto. Ecco che mentre Armani scende sorridente, lo incrocio. Il caso vuole ch’io porti degli occhiali da sole “Armani”, neri, molto vistosi, e lui, come mi vede, mi lancia uno sguardo compiaciuto. Come dire: “sei uno dei miei”. Io, di rimando, gli faccio un sorriso carico di complicità, e con la mano chiusa alzo il pollice al cielo, come facevano gli imperatori romani al Colosseo per graziare il povero gradiatore sconfitto. Ma io lo fatto per fargli intendere, che davvero sono uno dei suoi. Non sa il poveraccio che, in realtà, gli occhialoni “armani” che uso in spiaggia, a P. Pino, li ho presi da un marocchino, da cui ho acquistato anche un bel borsello “prada” e tante altre cose. Fatto sta che molti, per il mio status professionale, pensano che siano veri, che io usi roba firmata. Solo gli amici sanno che si tratta di oggetti acquistati con pochi euro più per dare una mano al venditore che per altro. Comunque gli occhiali “armani” li uso per lasciare a casa quelli buoni, che al mare si rovinano. 
Una volta rientrato nella mia postazione, sotto l’ombrellone, fra le posidonie, ecco che passa Serigne, il mio fornitore, marocchino, in realtà senegalese. Mentre mi squaderna le sue merci. pur sapendo che non ho nulla da comprargli perché gli ho già preso tutto, anche in sovrannumero (sette orologi, ad esempio!), gli indico il natante nero e gli dico: “sai di chi è quello? E’ di Armani, quello che tu freghi tutti i giorni, vendendo patacche col suo nome“. Lui guarda compiaciuto. “Comunque, nonostante la mia concorrenza sleale, non se la passa male!“. E io, che voglio far due chiacchiere, mentre lui si riposa dal suo perrpetuo andirivieni sotto il sole, di rimando “Ti sembra giusto che lui ostenti tutta quella ricchezza e tu per vivere e mantenere la famiglia debba andare avanti e indietro tutto il giorno in spiaggia“. Mi aspetto un incazzo. E lui invece mi spiazza: “Sì è giusto, perché così vuole il Signore“. “Ma quale Signore! - rispondo - questa è la volontà degli uomini, i forti si prendono tutto e lasciano poco o niente ai deboli“. E soggiungo: “Dio ci ha fatti tutti uguali, bianchi, neri e gialli, sono gli uomini che hanno creato le differenze“. E lui: “Sì, il Signore ci ha fatti uguali, ma dà la fortuna solo a pochi. Se Armani è così ricco è perché il Signore gli ha dato fortuna“. Ed io, di rimando, gli propongo una forma meno integrale di eguaglianza. “Certo, molto dipende anche dall’uomo, dalla sua operosità, dalla sua intelligenza, ma tutti dovrebbero avere pari opportunità. Tu, caro Serigne, potrai applicarti quanto vuoi, dalla tua condizione non uscirai mai“. E quello, impassibile. “Lo so, ma così ha voluto e vuole il Signore“. Mi spazientisco. ”Senti, amico mio, allora il Signore ha voluto anche la tratta dei neri. Dunque anche questa è stata giusta!“. E lui, deciso: “No la tratta non è giusta, è contro la volontà di Dio, che punisce i malvagi con l’inferno“. Meno male, dico fra me e me, almeno nell’aldilà i malvagi la pagano. Gli dico: “Ma allora i ricchi vanno all’inferno e i poveri in paradiso“. “Beh - risponde lui guardando il cielo - anche questo non è detto, i ricchi possono fare l’elemosina, possono essere caritatevoli, anche la loro sorte dipende sempre dalla volontà del Signore, se c’è pentimento…“. Lo interrompo, conosco la storiella, e vado giù pesante: “Senti, Serigne, abbi pazienza, mi sembra più giusto il nostro profeta: “E’ più facile che un camello passi nella cruna di un ago che un ricco vada in paradiso“. Ma lui non è convinto che il giudizio sia così generale e non specifico, ad personam. Scuote la testa e sorride scettico. Poi si alza per un nuovo giro. Gli auguro buona fortuna.
Armani frattanto ha tolto le ancore e si dirige verso capo Teulada. Lo segue a distanza Cavalli, che perà rimane nel Sulcis, dove si aggira alla guida di una cinquecento bianca, mentre Ghedini rimane in rada col suo splendido veliero turco. Farebbero bene a convertirsi tutti quanti all’Islam, così avrebbero anche il paradiso quasi sicuro, mentre Serigne, chissà, semmai avesse qualche brutto pensiero nei loro confronti, potrebbe anche precipitare nelle fiamme eterne! Misteri della fede!

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