Deforma Boschi: anche il testo è contro i cittadini

26 Settembre 2016
2 Commenti


Gianna Lai

Un grandissimo riconoscimento è stato assegnato, per la bellezza del testo, alla Costituzione Italiana: il Premio Strega 2006

Bisogna leggere che cosa c’è scritto nella legge Boschi per vedere come, allo stravolgimento della Costituzione, si accompagni la deformazione dell’uso e del significato delle parole: le parole della politica e della democrazia, quelle che guidano e formano il cittadino e che servono a designare la rappresentanza nelle istituzioni e nella vita sociale. Per contrapposizione ideologica, ne vien fuori un testo volutamente confuso, e reso illeggibile proprio da una scrittura burocratica, rigida, pedante e involuta che, dilungandosi oltre misura, oltre la misura consentita a una Carta costituzionale, accentra il potere nelle mani del governo e attacca la sovranità popolare. Come si volesse irridere alla chiarezza e alla leggerezza della Costituzione del ‘48, di facile e diretta comprensione per tutti. Come si volesse di nuovo dividere ed approfondire il solco tra governo e cittadini, colmato dalla Costituzione del ‘48, che unificò partiti e popolo nell’antifascismo della Resistenza e nella costruzione di una democrazia fondata sul lavoro e sulla sovranità popolare. Perchè quando si attacca il lavoro e la sovranità popolare, allora diviene necessario cancellare finalmente, della Carta, ogni memoria e dignità. E trattarla nel modo più rozzo, e rozzo è il modo in cui la legge è scritta, dalle bugie sul significato stesso del testo, alla valutazione ‘a naso’ di Renzi sulla data del Referendum, fino agli attacchi all’ANPI e al suo presidente Smuraglia e ai deliri della Boschi, ’saremo anche noi madri e padri costituenti’. Fino alle minacce sul dopo referendum se vince il NO, con il concorso amichevole di Confindustria, diplomazia USA, banche e finanza europea, quella che ha imposto il pareggio di bilancio in Costituzione, all’art. 81. E stiamo parlando di sovranità popolare, il cuore della nostra Carta. Per combatterla ed eliminarla sviliscono il senso del Referendum stesso, art. 138: il NO, dice la Ministra delle Riforme, è un’offesa al lavoro che il Parlamento ha svolto in tutti questi mesi, mentre quel populista di Renzi, rivolto direttamente al popolo in termini ricattatori, se perdo me ne vado, anzi no, resto, forte del trasformismo imperante in questo Parlamento, dichiarato incostituzionale dalla Corte stessa.
Che dire poi dei sostenitori del SI quando affermano che lo Stato risparmierà 500 milioni, evocando nel mentre Berlinguer, Pertini, Iotti e Ingrao tra i precursori da contrapporre agli 11 Presidenti della Corte Costituzionale schierati per il NO? E qui in Sardegna, terra evidentemente considerata da lor signori di ignoranza e di grande arretratezza, che dire dell’intervento a Gavoi di Guido Melis (nel racconto di Marco Ligas al Comitato per il NO di Cagliari), il quale, di fronte al grave problema dell’assenteismo degli elettori nelle democrazie occidentali, ha lamentato l’allargamento spropositato del diritto di voto, ‘nel dopoguerra hanno finito per votare anche i cani’? Un modo di dire, si è giustificato da sé di fronte all’assemblea attonita, pur concludendo ‘votate, votate pure NO, vi accorgerete di cosa succederà se vince il NO’.
Perché è indifendibile questa legge, ed è così difficile entrare nel merito dei suoi contenuti, che i sostenitori del SI divagano e parlano d’altro. Mettendo in azione l’antipolitica, come la chiama Rodotà, e inventando poi bugie anche sul significato stesso delle parole e del testo: abolizione del Senato, che invece resta, ma non più elettivo; riconoscimento delle autonomie, e si cancellano i consigli provinciali e si impongono ‘disposizioni generali e comuni’ su materie cruciali riservate allo Stato; garanzia di bilanciamento, e si istituisce una corsia preferenziale governativa, il voto a data certa, per provvedimenti essenziali all’attuazione del suo programma; snellimento dell’iter legislativo, che invece si appesantisce di 10 o 12 farraginosi procedimenti diversi nell’art. 70, lunghissimo, pochissime pause, infarcito di rimandi a ben 13 articoli e relativi commi. Non si toccano i Principi fondamentali, ma il governo entra con prepotenza e si impossessa della revisione costituzionale, che la Carta assegna rigorosamente al Parlamento e alla sovranità popolare, ma da 50 mila a 150 mila le firme per presentare una legge di iniziativa popolare, da 500 mila a 800mila per il Referendum. Non si tocca la forma di governo, ma l’intreccio perverso fra modifica Boschi e Italicum pone nel ballottaggio l’elezione diretta del premier, con un voto popolare che ha il senso di investire il ‘Capo’ di tutto il potere, dopo che più di 300 deputati saranno nominati attraverso il sistema dei capilista bloccati. Rinviando, naturalmente, il testo di modifica della Carta, la nomina dei senatori a legge ancora da scrivere, l’elezione dei deputati proprio all’Italicum, ora nelle mani dei giudici della Corte. Sulle quali leggi ordinarie e di attuazione della Carta, c’è da aggiungere, sembrano ancora ingarbugliarsi in Parlamento oscure trattative, per strappare qualche altro SI alla minoranza confusa e sfilacciata del Partito democratico.
Si tratta la materia nel modo più rozzo, e rozzo è il modo in cui la legge è scritta, basta vedere il titolo ‘fuorviante’ del quesito referendario, dei cinque quesiti, che ciascuno di noi si troverà sulla scheda: la gente deve uscirne disorienta e convinta che non sia pane per i suoi denti la comprensione del testo che modifica la Carta, volutamente illeggibile, per non poter essere capito, nè interpretato. Così Zagrebelsky, ‘l’ho detto ai miei studenti, ammetto di non aver capito quasi nulla delle parti essenziali di questa riforma e di come possa funzionare per i nostri ministri. La nostra nuova Costituzione è stata scritta secondo la tecnica dell’incomprensione, diventerà come una delle tante leggi illeggibili, che i nostri parlamentari hanno votato a caso, senza capirne il significato’. ‘Il vero obiettivo della Riforma è lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo, aggiungono Azzariti, Carlassare, Rodotà, Pace e Villone nel loro Appello, il governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentari, nè è prova la sinergia con la legge elettorale Italicum che, all’azzeramento della rappresentatività del Senato, aggiunge l’indebolimento radicale della rappresentatività della Camera dei deputati’. L’autoritarismo di chi governa riscrive coi piedi una Costituzione, che non è più materia per cittadini e lavoratori: può sembrare peregrino invocare allora l’Art. 3, 2^comma, della nostra Costituzione, ‘E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione dei lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del Paese’? Rimuovere gli ostacoli è il compito assegnato alla Repubblica dalla sua legge fondamentale. L’oscurità del testo Boschi-Renzi-Verdini è ostacolo che impedisce la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese e deve essere rimosso dal No degli elettori al prossimo Referendum, non avendolo fatto prima la Repubblica nella persona del Presidente. Invadono della Costituzione anche i Principi fondamentali, le norme che ne determinano spirito ed azione, un attacco alla democrazia cui bisognerà ancora tener testa subito dopo il Referendum, per difenderla la Carta, ed imporre sopratutto la sua attuazione a Governo e Parlamento, riprendendo la lotta sui diritti e contro le diseguaglianze.

2 commenti

  • 1 Impegnati per il NO | Aladin Pensiero
    26 Settembre 2016 - 08:21

    […] Gianna Lai su Democraziaoggi […]

  • 2 Quintino Melis
    26 Settembre 2016 - 23:16

    Ma quante parole per fare quello di cui accusa i sostenitori del sì e cioè non entrare nel merito della riforma. Anzi, pochi riferimenti alla riforma, ma specie ingannevoli. Come quello che riguarda le firme per i referendum per accusare che sono state portate a 800.000. Senza precisare che questo serve per poter abbassare il quorum e senza dire che si mantengono anche le norme attuali con le 500.000 firme.
    Ovviamente, gran parte dell’articolo riguarda l’italicum, che non c’entra niente con il merito del referendum.

    Risposta

    Che l’Italicum nel disegno della riforma costituzionale c’entri è evidente e lo ha detto la stessa Consulta nel rinviare la decisione sulla legittimità costituzionale dell’Italicum a data successiva al referendum. Se non ci fosse una stretta connessione, non avrebbe avuto senso il rinvio.
    Per il resto, l’inserimento del testo Boschi nella ns. bella Carta, insignita del Premio Strega per la letteratura nel 2006, è imbarazzante e offensivo. Basta questo a giustificare un NO secco. Chi legge questo blog vede quanti approfindimenti ci sono sul testo, sul quale peraltro come Comitato per il NO abbiamo chiamato valenti costituzionalisti in pubblici incontri, da ultimo Alessandro Pace, già presidente dell’Assoc. Naz. costituzionalisti, e per primo il Prof. Sorrentino, anch’egli ex presidente della medesima associazione, nonché autorevoli costituzionalisti e giuristi del nostro Ateneo. Nel merito ci entriamo, eccome! Che poi il testo Renzi-Boschi-Verdini sia volto ad accentare sul governo le decisioni in danno del parlamento e delle minoranze è ben noto e ammesso anche dai sostenitori del Sì. E’ altrettanto pacifica la compressione delle autonomie regionali e locali. Anche gli istituti di democrazia diretta vengono compressi al pari della rappresentanza, che viene attaccata perfino nell’elezione della seconda Camera, che rimane (coi relativi costi) e con importanti funzioni legislative.
    Il paradosso di questa vicenda è che Renzi, come tutti gli apprendisti stregoni, si è accorto tardivamente che il pasticcio che ha preparato, anziché a lui, gioverà ad altri, e non sa come correre ai ripari. A ben vedere, il No, col successivo annullamento dell’Italicum ad opera della Consulta, toglie le castagne dal fuoco anche a lui!

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