Gavoi: il No (Marco Ligas) batte il Sì (Guido Melis) 2-0 con autogol di Melis: “in Italia hanno votato anche i cani”. Assemblea basita.

26 Settembre 2016
1 Commento


Graziano Pintori

Assemblea a Gavoi

Cani si recano al seggio per il voto
(foto del prof. Guido Melis?)

 

 

Il 16 settembre scorso, a Gavoi, l’associazione “Sardegna Dentro” ha organizzato un incontro/confronto sul Referendum Costituzionale. L’evento è stato coordinato dall’ex sindaco Salvatore Buttu, le ragioni del NO sono state sostenute da Marco Ligas, giornalista, fondatore e già direttore della rivista politico-culturale Manifesto Sardo; le ragioni del SI invece sono state esposte da Guido Melis, ex deputato PD, storico e docente alla Sapienza di Roma. La sala era affollata con una presenza prevalente dei sostenitori del NO, ma ciò non ha impedito un confronto civile fra le parti. Le due voci erano ben distinte: la pregnanza politica e ideale delle ragioni del NO e, dall’altra, le ragioni del SI più evocative di un passato avaro di cambiamenti nella società italiana e nelle sue istituzioni. L’On Melis è intervenuto per primo cercando di argomentare con una metafora, punto per punto, foglia dopo foglia come un carciofo, le ragioni del SI. Ha esordito con il ricordo del CNEL che è da sopprimere, essendo ormai un inutile organo di consultazione economica e sociale. Seguendo la metafora del carciofo l’ex deputato ha citato le ex province, ormai fuori gioco e in attesa che la vittoria del SI le cancelli per sempre. Avvicinandosi al capolino spoglio di spine, Melis ha introdotto il rapporto Stato/Regioni descrivendolo molto conflittuale, causa determinante della stagnazione, degli inutili ritardi e incomprensioni che si riverberano in modo negativo sulle attività politiche, culturali ed economiche. Il rimedio? Cancellare il titolo V° della Costituzione per ridare al Governo il potere decisionale, considerato il fallimento del decentramento affidato alle regioni. Con la modifica del Senato, secondo il parere del docente della Sapienza, finalmente si pone fine al bicameralismo perfetto, all’infinito ping-pong tra le due Camere del Parlamento. Inoltre, il relatore del SI, ricorda la riduzione delle poltrone dei senatori da 300 a 100 e il ritornello che riduce anche i costi della politica; infine, sempre a proposito del Senato dice che i nuovi senatori avranno competenze limitate e sicuramente non intralceranno il lavoro della Camera dei Deputati.
Il docente ha voluto ricordare la storica partecipazione di popolo al Referendum Istituzionale dopo il fascismo, una circostanza in cui “andarono a votare anche i cani”. Una frase quest’ultima poco felice, non a caso ha lasciato basita la platea: molti non capivano se si riferisse alla notevole affluenza alle urne, oppure all’inconsapevolezza degli elettori che votarono a favore della Repubblica. La meraviglia è aumentata quando l’Onorevole ha accennato che oggigiorno il calo degli elettori è un dato di fatto, che le democrazie occidentali – vedi l’America – ormai accettano come prassi democratica. Su questo punto l’intervento di Marco Ligas è stato tempestivo e severo; Ligas ha ricordato come si offenda la democrazia accettando l’allontanamento degli elettori dalle urne, così facendo ne guadagna solo l’autoritarismo. L’Italicum ne è un esempio concreto. Marco Ligas, riprendendo poi la metafora sul carciofo, ha ricordato come quella pianta abbia anche delle spine e quindi non sia certo una scelta indolore cambiare la Costituzione. Questo tentativo potrebbe far male non solo a chi lo propone ma anche a tutti i cittadini.
Le regole che stanno alla base della revisione della Carta vanno rispettate, ha rimarcato il giornalista, affidando lo studio e la proposta di modifica a un’Assemblea Costituente che sia rappresentativa della volontà del paese e non al governo di turno che a colpi di voti di fiducia fa approvare la cosiddetta riforma Boschi.
Sulla revisione del rapporto Stato/Regioni, continua l’esponente del Comitato per il NO, esiste un’ambiguità di fondo in cui lo Stato intende esercitare, tramite il Governo, un potere eccessivo nei confronti delle regioni, anche nei confronti di quelle a statuto speciale, come la Sardegna. Per queste ultime passa il falso messaggio che non saranno interessate dalla modifica costituzionale proposta, mentre invece, osserva Ligas, “l’alto interesse della Nazione” sarà sempre usato per ridurne l’autonomia, come già è successo ripetutamente in passato.
Il giornalista ha saputo ben rispondere alle questioni del SI a proposito della modifica del Senato e relative spese, nel senso che le ragioni del NO denunciano l’inevitabile pasticcio che insorgerà in questo ramo del parlamento, composto da consiglieri regionali e sindaci non eletti direttamente dai cittadini.
In chiusura Ligas ha voluto ricordare il condizionamento politico esercitato da Napolitano quando sollecitò la riforma costituzionale proprio, nel 2013, in concomitanza all’invito che la Società Finanziaria Morgan rivolse ai governi europei perché si liberassero delle costituzioni sinistroidi e antifasciste. Penso, ha ribadito Ligas, che la proposta Renzi-Boschi abbia origine anche da queste sollecitazioni.
P.S. L’on. Melis ha commentato poi su facebook l’incontro svoltosi a Gavoi. Ha scritto che il 90% dei temi evocati non riguardavano la riforma vera e propria e di aver intercettato un coacervo di umori (e malumori) che hanno prodotto una miscela incendiaria persino dai toni apocalittici. Secondo il suo parere il dibattito era roba da anni ’60.
E’ probabile che la platea di Gavoi, che l’ha ascoltato con attenzione e rispetto, non fosse conforme alle sue attese. Ma è anche possibile che quella frase ”andarono a votare anche i cani” sia stata la causa del distacco che ha colto nei suoi confronti.

 

Postfazione. A me vien da chiedere a Guido Melis: chi sono i cani? Gli operai del Nord? I contadini del Sud? Le masse fino al referendum istituzionale del 1946 escluse dal voto?  E dove vuole andare a parare Guido Melis, con Renzi? Ad eliminare il diritto di voto? A limitarlo? O a introdurre il voto guidato? In effetti, lo hanno eliminato nelle province, che con altro nome rimangono, lo eliminano nel senato, che in realtà rimane, lo eliminano dalla Camera con i capilista bloccati (forma di voto guidato) ed eliminano i voti per le forze minori e di opposizione col premio di maggioranza. Ma sa Guido Melis che questo sistema mette il Paese in mano a chiunque prenda un voto in più degli altri, e cioè a chi ha anche meno del 20% dei voti! E sicuro Guido che il suo Renzi sarà l’eterno beneficiario di questa legge? Non crede che probabilmente non sarà neanche il primo beneficiario? Questi del sì 8 v. anche le dichiarazioni di Luigi Berlinguer) hanno proprio perso la testa. Sarà che sentono odore di sconfitta? (A.P.)

 

1 commento

  • 1 Franco Boi
    26 Settembre 2016 - 14:16

    Ho visto che dallo scherzo siete passati alle solite contestazioni a Renzi, che pure non sta personalizzando più il referendum! Ma perché non parlare esclusivamente della riforma che può essere criticata anche in quanto tale! Ma, a sentire tanti che votano No, la battaglia é solo contro Renzi, il che può anche essere legittimo ma è ciò lo fanno meglio Berlusconi, Salvini, Meloni, De Mita e Pomicino! Comunque io che ho giocato anche a calcio, penso che per la prossima partita proporrò di schierare Guido Melis non in difesa ma come ala così non può fare più autoreti clamorose!

    Risposta

    Chi ha la pazienza si sfogliare questo blog o di venire alle iniziarive del Comitato per il NO di Cagliari (abbiamo ospitato due ex presidenti dell’Ass. Naz. costituzionalisti, vari prof. universitari) sa che noi facciamo solo osservazioni di merito. Il testo Renzi-Boschi-Verdini è un tal pasticcio, che è facile fiondarlo, a partire dalla scrittura, vergognosa per una Costituzione e per la nostra Carta im particolare, che ha vinto il premio Strega per la letteratura nel 2006. Quanto a Renzi si affonda da sé in un mare di bugie, non c’è bisogno della nostra spinta. Guido Melis, invece, lo metterei in panchina o addirittura fuori rosa: con quelle dichiarazioni sugli elettori-cani è imbarazzante.

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