Legge elettorale sarda: quali principi-guida per una vera riforma?

11 Febbraio 2017
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Fernando Codonesu

Il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria sta lavorando per favorire la sostituzione dell’attuale legge-truffa regionale, non emendabile, con una nuova legge elettorale. Ecco la sintesi dello stato della discussione in seno al Comitato.  Dalle indicazioni di principio emerge il netto dissenso con la proposta di legge Ganau, già espresse ieri in questo blog. Occorre tuttavia una scelta netta sulla forma di governo, secondo quanto indicato da Tonino Dessì nel post precedente.


In Consiglio regionale sono state depositate numerose proposte di Legge elettorale statutaria presentate da gruppi di consiglieri e forze politiche.
E’ di questi giorni la presentazione di un altro testo per iniziativa del Presidente del Consiglio.
Tutte queste proposte sono basate su riedizioni riviste più o meno maldestramente dell’attuale legge maggioritaria che nelle elezioni del 2014 ha portato all’esclusione dalla rappresentanza di circa 120 mila votanti e ad un’astensione prossima alla metà dell’elettorato.
A partire da tale pessimo risultato e dalla misera presenza in Consiglio di sole quattro donne che ratifica incontrovertibilmente l’insufficiente livello di democrazia e rappresentanza della legge attuale, considerato il grande risultato del NO al referendum quale fonte di nuova speranza e di concreta espressione di partecipazione della cittadinanza alle decisioni che riguardano l’intera Sardegna, per il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria è ora che si proponga, eventualmente dal basso anche mediante una iniziativa popolare come previsto dallo Statuto sardo, una nuova Legge elettorale statutaria di tipo proporzionale.

La via maestra, la Costituzione
Una buona legge elettorale deve obbligatoriamente ripartire dalla Costituzione che per noi è via maestra.
Ancora una volta giova ricordare l’articolo 1 della nostra carta che riporta “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Sulla sovranità ogni cittadino deve poter intervenire e anche quando la si delega a qualcuno, compresi coloro che vengono eletti in parlamento o nei consigli regionali e degli enti locali, va intesa come data “a tempo” e va osservata, controllata e verificata in qualunque momento.
La sovranità va esercitata giorno per giorno e ciò comporta coerenza, fatica e sacrificio. Quando si verifica che alcuni, molti o troppi partiti agiscano contro la sovranità popolare, è il popolo in tutte le sue componenti che può e deve esercitarla in ogni luogo, in ogni ambito di lavoro, in ogni ambiente, mediante iniziative in prima persona.
Ancora si riporta dalla Carta l’articolo 48 che recita “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.
In questi principi c’è tutto ciò che serve per scrivere una buona legge elettorale, una legge che sia in grado di garantire la “sovranità del popolo”, che è tanto più reale quanto più si ha una larga partecipazione popolare al voto.
Una legge che garantisca “uguaglianza” nel voto, sia che si voti per la maggioranza che per un partito o movimento di opposizione, senza gli stravolgimenti generati dal sistema maggioritario perché qualunque premio di maggioranza, che di fatto attribuisce una maggior peso relativo ad un voto dato a chi governa piuttosto che a chi sta all’opposizione, è sempre elemento di “distorsione” del principio di uguaglianza del voto sancita dalla Costituzione.
Una legge che garantisca la “rappresentanza” perché ad una supposta governabilità che non può mai essere garantita da una legge elettorale, si preferisce la rappresentanza, questa sì possibile attraverso una buona legge, anche di partiti e movimenti minori perché la democrazia è fatta di pluralità di opinioni che devono trovare sintesi nel parlamento come nei consigli regionali, ovvero negli organi elettivi di governo.
Una legge che garantisca la parità di rappresentanza di uomini e donne, perché la società è composta di uomini e donne, e non vi può essere discriminazione di genere nell’accesso agli organi elettivi: sarà l’elettorato a scegliere chi eleggere senza discriminazioni in partenza.
Per questi motivi preferiamo un sistema elettorale di tipo proporzionale, non intendendo con questo un semplice ritorno ai meccanismi elettorali della prima Repubblica.
Questi principi sono validi per ogni espressione del voto sia di tipo nazionale che regionale e locale. Ma noi abbiamo anche un’altra bussola che ci indica la via da seguire e questa è il nostro Statuto che con la legge costituzionale n. 2 del 31/01/2001, all’art. 15 riporta “ …In armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con l’osservanza di quanto disposto dal presente Titolo, la legge regionale, approvata dal Consiglio regionale con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, determina la forma di governo della Regione e, specificatamente, le modalità di elezione, sulla base dei principi di rappresentatività e di stabilità, del Consiglio regionale, del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale, i rapporti tra gli organi della Regione, la presentazione e l’approvazione della mozione motivata di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione,  …, nonché l’esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e la disciplina del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo. Al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuove condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali…”
Ancora una volta se ci riferiamo alla costituzione del popolo sardo troviamo i principi ispiratori di una buona legge: rappresentatività e stabilità, presentazione e approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione, esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e referendum propositivo, abrogativo e consultivo, condizioni di parità di accesso per uomini e donne.
Per quanto attiene alla rappresentatività è evidente che il sistema proporzionale è l’unico che la può garantire anche per i partiti e movimenti minori, mentre per la stabilità, se è vero che non può essere garantita da nessuna legge, è altrettanto evidente che la mozione di sfiducia può positivamente concorrervi quale elemento di equilibrio sistemico.
La possibilità del referendum propositivo è un altro grande diritto da far valere, specialmente in un periodo caratterizzato da partiti impegnati esclusivamente nella gestione del potere mirata alla propria sopravvivenza e conservazione di privilegi personali.
L’altro principio irrinunciabile è la parità di accesso di uomini e donne agli organi elettivi e vanno trovati gli opportuni strumenti per garantirla.
E’ ispirandosi a questi principi che può essere scritta una Legge elettorale statutaria per la Regione Sardegna che potrà permettere al popolo sardo di tornare massicciamente alle urne e scegliere i propri rappresentanti.

1 commento

  • 1 Leggi elettorali | Aladin Pensiero
    11 Febbraio 2017 - 10:28

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