Lo Jus Soli nel disegno di legge italiano: una farsa

7 Ottobre 2017
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Rosamaria Maggio

 

 

 

Lo “Jus soli” fermo in Parlamento è ancora una volta un disegno di legge farsa.
Infatti, come quasi tutte le questioni che attengano ai diritti umani in Italia (la legge sulle unioni civili n. 76/16 che ipocritamente ha escluso lo stepchild adoption, docet…) quello sullo “Jus soli” è un disegno di legge dallo ”Jus soli annacquato”. Si prevede uno ”jus soli temperato”, e cioè che il bambino nato in Italia acquisti automaticamente la cittadinanza alla nascita, se figlio almeno di un genitore legalmente residente da almeno 5 anni in Italia, mentre per i genitori non provenienti dalla UE, ci vorrebbero anche il possesso di un reddito non inferiore all’assegno sociale, il disporre di un alloggio idoneo e il superamento di un test di conoscenza della lingua italiana…tutto questo prima del parto…
Oppure attraverso lo “jus culturae” per i minori stranieri arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole per almeno 5 anni e superato un ciclo scolastico, mentre per quelli arrivati tra i 12 ed i 18 anni, dovranno aver frequentato la scuola per almeno 6 anni e superato almeno un ciclo scolastico. Quindi la cittadinanza sarebbe acquisita dai 18 anni in poi!!!!
Attualmente un bambino nato da genitori stranieri anche in suolo italiano può chiedere la cittadinanza dopo i 18 anni, se ha vissuto legalmente in Italia. Francamente mi sembra un disegno di legge vergognoso e del tutto inefficace per la soluzione del problema!!!!
Non nascondo poi che ho un certa avversione per gli appelli, peraltro spesso inutili, che circolano sul web.
E quindi anche l’appello proposto e sottoscritto dalle associazioni non mi ha convinto e fino ad ora non sono riuscita a sottoscriverlo.
Mi sono anche ricordata, mentre riflettevo, del discorso che mi fece un’amica italiana, nata a Santiago del Cile da genitori italiani, vissuta per 40 anni a Johannesburg, trasferitasi per lavoro prima in Spagna, poi a Dubai, quindi a Londra e rientrata temporaneamente in Italia. Lei ha un forte accento inglese perche la sua lingua madre è sempre stata l’inglese. Insomma la mia amica mi faceva notare che in fondo un immigrato con regolare permesso di soggiorno, può esercitare tutti i diritti umani fondamentali, diritto alla salute, all’istruzione, alla circolazione, all’abitazione.
Anche un irregolare ha diritto ad essere curato….
C’è in fin dei conti una sola differenza….il diritto di voto che a 18 anni uno straniero non potrebbe esercitare….ma anche con la normativa vigente il figlio di stranieri ha diritto alla cittadinanza se ha vissuto regolarmente in Italia…forse senza nessuna enfasi, basterebbe modificare la legge del ‘92 e attribuire automaticamente la cittadinanza ai figli dei residenti regolari al compimento dei 18 anni. E naturalemente sarebbe necessario che le forze politiche si battessero per lo “jus soli” reale e non temperato o culturae che consenta di acquistare la cittadinanza alla nascita su suolo italiano, sia per i figli dei cittadini, degli stranieri europei e degli stranieri extraeuropei, senza se e senza ma…le solite farse italiane.
Forse dovremmo batterci per una Unione Europea che diventi davvero una reale Unione dei Popoli, riconoscendo a livello europeo un diritto alla cittadinanza basata sullo “jus soli” europeo.
Come ricorda Baumann citando la vicenda delle Vespe di Panama, un gruppo di ricercatori londinesi nel 2007 osservarono che circa il 56% di “vespe operaie” cambiano alveare durante la loro vita e non traslocando temporaneamente, ma diventando membri effettivi della nuova comunità. La ricerca si concludeva rilevando che le colonie di vespe sono comunità miste, con vespe native e immigrate che lavorano fianco a fianco divenendo indistinguibili fra loro. Baumann, con riferimento agli umani, diceva che ormai in ogni paese la popolazione è una somma di diaspore ed ormai stiamo tutti diventando delle vespe di Panama.
Questo gli americani lo capirono presto.
Un francese che si chiamava Hector St. John de Crèvecour e che aveva scelto a 24 anni di emigrare in America nel 1759, scriveva:
Che cosa è dunque l’americano, questo uomo nuovo? E’ un americano che lasciandosi dietro i suoi antichi pregiudizi e le sue vecchie maniere, le sostituisce con quelli dettatigli dal nuovo stile di vita che ha abbracciato, col nuovo governo cui obbidsce, dal nuovo ruolo che ricopre. E’ un uomo nuovo che agisce in base a nuovi principi…”.
La genialità dell’America sta nella sua capacità di creare una singola nazione da genti di religione, razze, etnie diverse da “La disunione dell’America” di Arthur M. Schlesinger.
Certo noi sappiamo che oggi anche il sogno americano è in crisi e là come in Europa risogono tendenze regional-nazionalistiche, ma il solo modo per combatterle non è certo quello di erigere barriere o di fingere la rimozione di muri. Come mi appare il disegno di legge sullo “jus soli temperatoe “culturae”!!!

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