Parliamo solo di Salvini. E l’azione europea di Conte?

22 Giugno 2018
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Andrea Pubusa

Tutti danno rilievo alle sparate di stampo razzista di Salvini e svalutano i modi divili e garbati del presidente Conte. A destra ed a manca lo si irride per la sua debolezza politica rispetto ai due vice. Ma è proprio vero che il lavoro di Conte sia ininfluente? La sua interlocuzione a livello europeo sia flebile e inconsistente?
Sarà così, ma a me l’impostazione non mi sembra peregrina. “La posta in gioco” per l’Europa “è altissima”. “Dobbiamo costruire un’Europa più forte ed equa che possa rispondere ai bisogni primari dei suoi cittadini”. E ancora: ”L’Italia non può continuare a fare da sola”, le ”frontiere italiane sono le frontiere europee”, “chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. Così ha detto il presidente ad Angela Merkel e prima a Macron.
Sul fronte dell’immigrazione Conte ha  ancora rimarcato che “l’Europa deve contrastare gli indegni traffici umani”, osservando che “senza un rafforzamento della gestione europea il fenomeno migratorio non può essere governato ed è destinato a rimanere senza controllo”. Quindi ha avvertito: ”l’Italia non può restare da sola e senza adeguati meccanismi di solidarietà, che operino una ridistribuzione più equa. Il tema della migrazione e della governance economica europea possono essere l’occasione per costruire un’Europa più forte ed equa”.
Ora, non mi sembra di essere partigiano se dico che queste parole sono appropriate e piene di buon senso comune e di alto valore politico. Così come è corretta la proposta di riforma del regolamento di Dublino. Conte l’ha definita “ormai superata dai fatti” sottolineando che serve un ”nuovo approccio solidale, per cui chi mette piede in Italia, mette piede in Europa”, altrimenti il rischio è quello di ”innescare dinamiche bilaterali e intergovernative” che potrebbero portare alla “fine allo spazio Schengen”.
”Dobbiamo operare tutti insieme in base a un approccio integrato multilivello - ha ribadito Conte -. Occorre “agire al meglio nei paesi d’origine e di transito affinché qui avvengano le identificazioni e le richieste di asilo dei migranti”. Parlando della Libia, Conte ha aggiunto: “Dobbiamo continuare a lavorare per la stabilizzazione del Paese ed è fondamentale sostenere le autorità libiche nel contrasto ai network criminali che sfruttano l’immigrazione”. In ”questo campo l’Europa deve dare prova di solidarietà”.
A parole serie risposte serie. L’immigrazione ha rimarcato Merkel “è un problema che dobbiamo affrontare di petto”. “Bisogna vedere come riusciamo a stabilizzare il governo della Libia - ha sottolineato la cancelliera - come possiamo formare meglio la Guardia costiera libica, far sì che i profughi che si trovano in quel paese possano essere accolti nella maniera migliore e più dignitosa, come l’Oim possa dare loro sostegno, affinché eventualmente si possa avviare già una procedura di asilo” nei Paesi da cui provengono i migranti.”
La cancelliera tedesca ha ribadito, infine, che nella gestione dei flussi migratori la Germania intende “collaborare molto strettamente” con l’Italia, Paese con il quale si è detta “perfettamente d’accordo sulla protezione delle frontiere esterne”. “Frontex deve essere potenziata - ha soggiunto Merkel - e nel medio termine il finanziamento deve essere garantito per potere affrontare il problema dell’immigrazione illegale e dei trafficanti”. Lo stesso vale, “per lo sviluppo del continente africano ed il trust (Ue) deve essere dotato di più mezzi adeguati” ha concluso.
Dall’interlocuzione di Conte con Merkel e Macron è nata la prospettiva di un incontro a quattro anche con la Spagna per preparare il prossimo vertice europeo di fine mese, che dovrà misurarsi su questi temi. Qui Conte si è ancora impuntato affermando che non accetta soluzioni predisposte da Germania e Francia in cui non sia contemplato l’interesse dell’Italia a una distribuzione di quote di migranti nei paesi europei dopo l’arrivo in Italia.
Certo, non c’è da aspettarsi facili risultati. Sarà una trattativa complessa e difficile. Gli amici europei di Salvini saranno gli avversari dello stesso Salvini in questa vertenza. Chi si batte per aprire, in modo regolato, tutte le frontiere è ovviamente contro chi invece le vuol chiudere tutte. Queste sono le due linee in campo. In questa partita l’Italia non ha scelta. Non può che battersi per l’apertura, che è l’unica sua ancora di salvezza. La chiusura, oltrea ai tragici contraccolpi umanitari e politici, per l’Italia ha solo un significato: dovrà farsi carico da sola di una migrazione che - senza un accordo europeo - assumerà caratteri incontrollati e sarà sempre più inarrestabile. Certo la storia ha fornito esempi di grande stoltezza e autolesionismo. Ma qui puntare sulle maniere forti e sulle chiusure è come pretendere di arginare a mani nude la marea che avanza.
Le forze democratiche italiane, nell’interesse nazionale e in una visione umanitaria, devono dare una mano a Conte o devono continuare a irriderlo?

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