Suvvia! Il reddito di cittadinanza bollato come la rovina dell’Italia!

11 Ottobre 2018
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Franco Meloni

Intervengo limitatamente alla questione del “Reddito di cittadinanza”, associandomi allo stupore (si fa per dire) e alla stigmatizzazione di Andrea per la reazione a questa misura fatta da “istituzioni europee e internazionali, grandi gruppi editoriali e destra”, associati in una “canea reazionaria per 780 euro agli indigenti”. Purtroppo a questi si aggiungono anche intellettuali progressisti di area cattolica, cito per tutti il prof. Leonardo Becchetti (http://www.aladinpensiero.it/?p=87954), che arrivano addirittura a dare ragione a Renato Brunetta (intervistato dal quotidiano cattolico Avvenire del 28 settembre 2018.), che della manovra governativa boccia, guarda caso, soprattutto e in modo puntiglioso il “reddito di cittadinanza”, additato come sicuro responsabile della imminente rovina dell’Italia. In questo dimostrando ignoranza e malafede. Peraltro occorre rammentare che il reddito di cittadinanza proposto dal M5S e punto qualificante del “contratto di governo”, non è affatto l’istituto individuato dagli economisti di tutto il mondo (dividendo sociale concesso senza condizione alcuna ai cittadini al raggiungimento della maggiore età) quanto un “reddito di inclusione sociale” che intende modificare – neppure sostanzialmente e auspicabilmente migliorandolo (aumento degli importi e ampliamento della platea dei beneficiari) – il REI (Reddito di inclusione) introdotto dal Governo Gentiloni alla fine della passata legislatura (decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147); collegamento peraltro riconosciuto dalla mozione approvata dalla Camera l’11 settembre scorso che ne sollecitava l’adozione (http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=1-00018&ramo=C&leg=18). Misure di questa o analoghe fattispecie erano state sollecitate dal Parlamento Europeo in una risoluzione del 24 ottobre 2017, con la quale si invitano “tutti gli Stati membri a introdurre regimi di reddito minimo adeguati, accompagnati da misure di sostegno al reinserimento nel mondo del lavoro per chi può lavorare e programmi d’istruzione e formazione adeguati alla situazione personale e familiare del beneficiario, al fine di sostenere le famiglie con redditi insufficienti e garantire loro un tenore di vita decoroso; sottolinea che il reddito minimo dovrebbe rappresentare l’ultima rete di protezione sociale e consistere in un sostegno finanziario adeguato, oltre che in un accesso garantito a servizi di qualità e politiche attive del lavoro, quale modo efficace per combattere la povertà e assicurare un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti; sottolinea, a tale proposito, che il diritto all’assistenza sociale è un diritto fondamentale e che regimi di reddito minimo adeguati aiutano le persone a vivere dignitosamente, sostengono la loro piena partecipazione alla società e garantiscono la loro autonomia durante tutto l’arco della vita (…)”. Si tratta dunque di una misura necessaria, giustamente varata dal centro-sinistra e integrata da interventi di diverse Regioni, tra cui la nostra, e che oggi è prioritario adeguare, migliorandola e dotandola di sufficienti risorse, sicuramente superiori a quelle indicate dall’attuale formulazione del DEF. Dove trovare le risorse, aggiuntive rispetto a quanto già stanziato per finanziare l’attuale REI e istituti similari? Certo non semplicemente nell’aumento del deficit, ma possibilmente soprattutto attraverso una tassazione patrimoniale che solidaristicamente chiami a contribuire i ceti più abbienti della nostra società. Quanto alla concreta regolamentazione dell’istituto in questione occorre provvedere, evitando appesantimenti, anzi liberandola da eccessiva burocratizzazione (qui sono giustificate le preoccupazioni di molti per come il Governo sta affrontando la “messa a punto” della misura), prendendo esempio delle migliori pratiche già in attuazione in molti paesi europei, adattandole alla situazione italiana. Ma, per favore, si discuta seriamente e senza preclusioni ideologiche di una materia che richiede concretezza e urgente attuazione (al riguardo cito positivamente il documento dell’”Alleanza contro la povertà”: http://www.aladinpensiero.it/?p=88315). Appello che vale per tutti e in modo particolare per il PD, che rappresenta la parte maggioritaria dell’opposizione.
Un’ultima considerazione: spiace che il dibattito sulla manovra si sia focalizzato in modo immotivato sul “reddito di cittadinanza” con minore attenzione sui danni che sicuramente provocheranno l’adozione (per ora in misura limitata) della flat tax, peraltro incostituzionale, nonché del condono fiscale ribattezzato “pace fiscale”: misure che in tutta la loro perniciosa estensione Brunetta esalta come specifiche del centro-destra per una ricercata ricomposizione dell’alleanza con la Lega di Salvini, appunto lamentando la timida presenza delle stesse nella manovra governativa, a suo dire pesantemente condizionata dalla proposizione del reddito di cittadinanza.

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