Pessime frequentazioni estere di Salvini. E i gialloverdi nulla da dire?

21 Ottobre 2018
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Roberto Murgia 

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Riceviano e volentieri pubblichiamo. Tuttavia, nel rispetto delle opinioni, dire che Salvini è pessimo, sia nelle frequentazioni estere che nelle iniziative interne, è evidente per i democratici. Peraltro, la politica estera italiana non è sulla linea di Salvini. Conte, ad esempio, vorrebbe tutti i porti e gli stati aperti ai migranti, e semmai sono anche i maggiori paesi della UE che la pensano doversamente. La Francia, oltre che riportare i migranti secondari in Italia per le vie di fatto, ha respinto l’Aquarius dal largo di Marsiglia a Malta per non prestare acquiescenza ad uno sbarco diretto nel proprio territorio.
Va, dunque, distinta la politica estera del Governo gialloverde dalla posizione di Salvini. In mancanza, facendo di tutta l’erba un fascio, si preclude la strada a qualsiasi positivo sviluppo della politica nazionale. Questa posizione, ad esempio, rende del tutto ininfluente il PD, anche nella versione Zingaretti, rispetto alla prospettiva a breve e lungo periodo.
Ecco ora la riflessione di Murgia.

Fa piacere quando i progressi del governo italiano vengono riconosciuti anche all’estero.
Per fare un esempio, il 5 maggio 2017 Marine Le Pen, riferendosi alla posizione dei parlamentari europei del Movimento 5 Stelle in materia di immigrazione, li criticava con un giudizio netto: “impossibile lavorare con loro” (AdnKronos 5.5.2017).
Ma, si sa: chi va con lo zoppo, impara a zoppicare. E così, dopo meno di un anno di governo gialloverde, i grillini hanno fatto cambiare idea alla leader dell’estrema destra francese che, in una intervista al direttore del Giornale pubblicata il 2 luglio 2018, ha elogiato il M5S ritenendolo: “un ufo politico la cui alleanza con la Lega è positiva per il futuro dell’Italia e dell’Europa”.
Nessun esponente di governo dei 5 Stelle ha espresso preoccupazione per il giudizio di Marine Le Pen né per la vicinanza del Ministro Salvini alle posizioni del Front National francese; vicinanza che l’8 ottobre scorso si è consolidata in una vera e propria alleanza sovranista per la conquista del Parlamento europeo alle elezioni della prossima primavera.
Solo l’on. Fico ha manifestato un netto dissenso nei confronti del rapporto tra Lega e Front National: (“Mai con Le Pen”) e la sua posizione non è una sorpresa: il Presidente della Camera è infatti uno dei pochi esponenti del Movimento ad aver sempre mantenuto lo sguardo a Sinistra e ad aver capito la demonizzazione e il dissolvimento del PD non porterebbe alcun vantaggio al Paese ma solo alla Destra.
Questo atteggiamento di disinteresse dei grillini verso le frequentazioni del loro alleato ha però consentito all’on. Salvini di accreditarsi come il vero leader del governo anche in politica estera.
Così, dopo essersi consultato con il Premier dell’Ungheria e aver dato dell’ubriacone al Presidente della Commissione Europea, il Ministro dell’Interno è volato a Mosca dove ha rappresentato l’Italia, e se stesso, in un incontro con il mondo imprenditoriale italo-russo.
Uno degli obiettivi dichiarati della sua visita è quello di lavorare per la revoca delle sanzioni che l’U.E ha applicato alla Russia in conseguenza dell’annessione della Crimea e della sua posizione politica riguardo alla guerra in Ucraina.
Forte del fatto che le sanzioni avrebbero causato alle imprese italiane ben 7 miliardi di danni senza alcun concreto risultato positivo, l’on. Salvini ha proposto una soluzione diversa: “i problemi nel 2018 si risolvono sedendoci al tavolo e non con i carri armati ai confini” (La Repubblica, 17.10.2018). Si tratta certamente di una affermazione ragionevole. Ciò nonostante, non sfuggirà ai meno distratti che le sanzioni di cui si parla rappresentano la risposta che l’Europa ha dovuto dare alla Russia proprio per avere risolto la sua controversia con uno Stato sovrano confinante attraverso un intervento militare. Infatti, l’annessione della Crimea non è stata concordata a tavolino, come auspicherebbe l’on. Salvini, ma proprio spostando i carri armati russi all’interno dei confini dell’Ucraina. Oltretutto l’annessione è stata compiuta proprio mentre l’U.E. e la NATO si apprestavano a valutare la richiesta di ammissione formulata loro dall’Ucraina. Di conseguenza, lo sgarbo del Vicepremier all’Europa e ai tradizionali alleati militari del nostro Paese appare ancora più sprezzante.
Insomma, la volontà dell’on. Salvini di salvaguardare gli interessi delle imprese italiane all’estero rappresenta un obiettivo condivisibile; sono invece le modalità con cui egli sta portando ad esecuzione questo progetto a non essere rassicuranti.
Prima dell’on. Salvini, anche il Ministro Savona aveva affermato che qualora la BCE non dovesse intervenire in soccorso dell’Italia nel caso di una crisi finanziaria, il Governo potrebbe chiedere un aiuto alla Russia. Ciò dimostra che la diffidenza del Governo gialloverde verso l’U.E. si sta rendendo sempre più marcata, ed è forte l’impressione che l’Italia si stia rapidamente allontanando dai popoli con cui ha condiviso fondamentali valori di libertà e uguaglianza per avvicinarsi a realtà sociali molto diverse, nelle quali i diritti umani e civili non assumono lo stesso valore di principio fondante tipico delle democrazie occidentali.
Mentre chiudo queste osservazioni leggo sui quotidiani la dichiarazione del Presidente della Repubblica: “l’U.E. è patrimonio di benessere, garantire la fiducia nell’Italia”. Un esortazione che dovrebbe far riflettere su quanto potrebbe essere insidioso il percorso dove ci ha condotti il Governo del cambiamento.

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