Renzi - Grillo, ieri due leader in diretta

22 Ottobre 2018
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Red

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Una fine settimana con due iniziative politiche di rilievo: la Leopolda di Renzi e l’incontro al Circo Massimo dei Pentastellati. Due avvenimento dal segno opposto: per Renzi la triste e penosa fine all’insegna dello schiamazzo, per i pentastellati la festa dell’orgoglio e della vittoria. Il primo in tre anni ha bruciato un’apertura di credito generosa dell’area democratica, i secondi nello stesso tempo o poco più da movimento di opposizione sono divenuti il maggior partito italiano e la forza centrale del governo del Paese. Che il trombettiere di Rignano sia cotto si vede da come gesticola e grida e dalle assurdità che dice. Il No al referendum sarebbe stato suggerito da  pezzi importanti dell’establishment, del sistema economico e finanziario e dall’Economist’. Poi ha ricordato che, “con la personalizzazione della leadership abbiamo vinto e perso, ma abbiamo sempre preso il 40% (alle Europee del 2014 e al referendum costituzionale del 2016, ndr), con la spersonalizzazione il 18%’”. Insomma, meglio un partito di Renzi nel ricordo di quel 40% divenuto un’ossessione. Poi ha lanciato i  comitati civici. Spiega: ‘non é la creazione di una corrente del Pd. Serve una gigantesca organizzazione in rete, ma anche il contatto umano‘. Inizia ad imitare i grillini? Poi dà di testa ancora: “Alla Leopolda siamo il doppio dell’anno scorso, quando eravamo al governo“. Ma non si accede ad inviti? Se moltiplica gli inviti, forse l’anno venturo saranno ancora di più.  Ma lui trae una conclusione folle: ”L’opposizione fa bene alla Leopolda, ma male al Paese purtroppo“. Poi addebita il suo insuccesso non alla sua forsennata politica antipopolare e di sfascio alla Costituzione. No, come Berlusconi, imputa la sua rovina alla “campagna di odio nei suoi confronti”. In questi mesi é senza precedenti. “Pensavo si fermassero dopo le elezioni - ha aggiunto -. L’odio fa male, quintali di fango non ci hanno sporcato l’anima, ma non si risponde con l’odio, che si ritorcerà su di loro”. E poi la profezia: “I giacobini finiranno sul patibolo come sempre. Alla mistificazione costante contro di noi rispondiamo con i numeri, con la realtà“. Numeri e realta’ pietosi, ad onor del vero. Esilarante anche la spiegazione del  no al governo con M5S. “Noi abbiamo detto di no” al governo Pd-M5s “non per i popcorn, ma perché pensiamo che la politica sia passione, idealità, valori, non poltrone“. Roba da matti!, come se gli italiano non abbiano visto quale dura azione personale abbia condotto Renzi nella scelta degli uomini nel suo breve periodo di gloria.  Poi continua a fare lo spocchioso: ”C’era un disegno - ha spiegato - sostenuto da personaggi di grande rilevanza, trasformarci in una sorta di piccoli alleati saggi del M5s e pensare che l’ala più razionale della destra dovesse fare altrettanto con Salvini, per arrivare a un bipolarismo populista“.
Insomma, un discorso rancoroso, in cui - come tutti i potenti detronizzati - ipotizza le più folgoranti quanto improbabili rivincite. Il fatto che milioni di elettori del PD e della sinistra siano passati armi e bagagli al M5S non lo sfiora neppure. La Leopolda ha mostrato così la irrilevanza di Renzi nello sviluppo della politica del Paese, e, anzi, la sua dannosità, perché impedisce al PD una riflessione autocritica e, in conseguenza, di sviluppare un’iniziativa politica nazionale.
Di tutt’altro umore Grillo a Circo Massimo. Fa uno show: tiene in una mano il microfono, nell’altra la “manina” di un manichino. Curiosa la sua proposta sul Capo dello Stao. “Dovremmo togliere i poteri al capo dello Stato, dovremmo riformarlo. Un capo dello Stato che presiede il Csm, capo delle forze armate. Non e’ più in sintonia col nostro modo di pensare“. Certo che per un aspirante dittatore, secondo la vulgata del centrosinistra e della destra berlusconiana, è un modo contraddittorio di parlare! La verità è che l’accusa di fascismo a Grillo e ai pentastellati è, a dir poco, risibile. Ma è fonte di tanti errori politici, primo fra tutti, quello di una chiusura pregiudiziale a ciò che dicono e fanno.
Molti hanno visto nelle dichiarazioni di Grillo un attacco a Mattarella. Ma forse, più che un affondo contro il capo dello Stato, è un invito o un avvertimento a stare nell’alveo delle funzioni di garanzia. In realtà, il referente dei poteri autocratici europei negli anni scorsi è stato Napolitano, ed oggi è Mattarella, che già dopo le elezioni ha provato a incaricare di formare il governo un uomo di fiducia dell’establishment (Cottarelli) anziché quello (Conte) espresso dalle forze di maggioranza. Coi tempi che corrono è questo l’esito a cui vuole arrivare la c.d. Europa, attaccando il governo e delegittimandolo. Grillo sembra voler mettere le mani avanti e mandare un monito, mentre la sua idea, neanche una proposta di riduzione dei poteri, non tiene conto della funzione di unità e garanzia che il Presidente esprime sia come capo delle forze armate sia come presidente del CSM.
Grillo poi dà atto a Salvini della lealta  politica, “oggi un miracolo nella politica“. Ma poi precisa: “siamo strutturalmente come Dna diversi“.
E le agenzie di rating? “Non ho più paura di nessuno e tantomeno di questi malati“. Poi ha attaccato le agenzie internazionali di rating. ”Con il debito ci sono due significati: il debito e la colpa. Io non mi sento in colpa, il debito non deve creare una colpa, perché se dovesse creare una colpa la Germania nel 1953 doveva pagare e invece non ha pagato“. Grillo chiude il suo show, con il suo solito brano blues. E saluta la platea scherzando sul vilipendio al capo dello Stato di cui è stato accusato: “una promessa ve la faccio, se mi arrestano sarò più forte di prima“.
Si vede il buon umore, del resto è il fondatore di un movimento che, in breve tempo, è diventato il partito più forte d’Italia. Come dargli torto?

3 commenti

  • 1 Aladin
    22 Ottobre 2018 - 07:51

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=88913

  • 2 Tonino Dessì
    22 Ottobre 2018 - 14:03

    Caro Andrea, le due kermesse della Leopolda e del Circo Massimo son state due festival del nulla, del tutto speculari. Entrambi, il maggior partito di governo e il maggior partito di opposizione, stanno finendo per tirare la volata alla Lega, che alla prima significativa tornata elettorale della nuova fase politica dilaga in Provincia Autonoma di Bolzano come nella Provincia Autonoma di Trento. E siamo a poco più di quattro mesi prima delle elezioni regionali sarde. Forse qualche riflessione più articolata e realistica sarebbe preferibile a un certo tifo, perché mi sa che un giro di boa è alle porte più breve del previsto e sarà tutt’altro che positivo per l’Italia e per la Sardegna.

  • 3 admin
    22 Ottobre 2018 - 16:49

    Andrea Pubusa

    Caro Tonino, d’accordo. Se non si creano le condizioni per un’alternativa ad un governo con Salvini, la Lega dilaghera’, con risvolti regressivi per l’Italia e la Sardegna. E’ quanto vado dicendo da mesi. Bisogna creare una sponda perche’ il M5S possa smarcarsi. Ma mi pare che l’avversione pregiudiziale ai grillini impedisca di sviluppare un ragionamento e un’azione in questa direzione. Pero’ non vedo altri possibili sbocchi, se non quello pauroso da te rappresentato.

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