Legge elettorale truffa regionale. Oggi al Tar si discute il ricorso

26 Giugno 2019
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Red

 Oggi mercoledì 26 davanti al Tar si discute il ricorso del CoStat e dei Comitati per la democrazia costituzionale contro la legge elettorale sarda. Come è noto, un gruppo di elettori ed elettrici democratici della Sardegna hanno presentarto al Tar Sardegna un ricorso col quale impugnano l’atto di proclamazione degli eletti effettuato il 23 marzo scorso dalla Corte d’appello di Cagliari. I ricorrenti sono persone note del mondo culturale regionale: fra gli altri, Marco Ligas, già direttore de Manifesto sardo, Andrea Pubusa, Antonello Murgia, responsabile dell’Anpi della Provincia di Cagliari, Fernando Codonesu, Franco Meloni ed altri del CoStat, Franco Tronci e un folto gruppo di docenti delle scuole superiori, impegnati nel mondo della cultura e dell’associazionismo. Adesioni sono pervenute anche da Sassari.
Nell’intendimento dei proponenti, il ricorso dovrebbe portare la legge elettorale all’esame della Corte Costituzionale e alla correzione dell’atto di proclamazione degli eletti con una conseguente nuova composzione del Consiglio regionale.
Quali censure muovono questi cittadini e cosa chiedono al Giudice amministrativo? La insufficienza della disciplina sulla parità dei genere, l’eccessivo premio di maggioranza, le alte soglie di sbarramento, il voto disgiunto, la mancata elezione del terzo candidato alla Presidenza a differenza del secondo. Più precisamente:

Premio di maggioranza

La seconda censura riguarda il premio di maggioranza. E’ eccessivo e privo di ragionevolezza assegnare al candidato presidente più votato, che ha il 40% dei voti il 60% dei seggi. Questo premio di maggioranza viola il carattere uguale del voto in uscita, ossia nel momento dell’assegnazione dei seggi. La Corte Costituzionale nella sentenza Italicum ha ammesso per chi abbia il 30% dei voti un premio del 54%. Si vuole chiedere alla Consulta se è compatibile con la Costituzione il premio ben più alto della legge sarda, pari al 60% dei seggi.

Impugnazione delle soglie di sbarramento

E’ illegittimo poi lo sbarramento al 10% e al 5% o quantomeno il primo. Questa soglia è volta ad assicurare ai partiti maggiori il monopolio del governo e dell’opposizione. Una conventio ad excludendum per legge nei riguardi delle liste minori non allineate e coperte, che viola il carattere democratico dell’ordinamento. In particolare le liste minori non possono avere liste d’appoggio ‘per evitare che scatti il proibitivo sbarramento del 10% previsto per le coalizioni. Quibndi devono presentarsi da sole, con soli 60 candidati mentre il centrodestra e il centrosinistra hanno un esercito di candidati, circa 600; la qualcosa di per sé viola il principio di eguaglianza, delle pari opportunità.

La mancata elezione del candidato presidente del M5S.

Desogus, terzo classificato, a differenza del secondo e primo perdente Massimo Zedda, non è stato eletto presidente. E’ una semplice discriminazione, non collegata ad alcuna esigenza di governabilità. E’ volta a dare preminenza alle due coalizioni maggiori.

Il voto disgiunto, per violazione del principio di chiarezza del voto.

Due sorprese nella procedura.

Nel giudizio ci sono due sorprese. La prima senz’altro positiva. Solinas si è costituito come persona, non come presidente della Giunta regionale. Un atto di indubbio valore politico-istituzionale. La Giunta si manetiene fuori dal processo, ne attende l’esito, mantiene le mani libere per intervenire sulla materia con una nuova legge elettorale. Una condotta processuale che neanche Pigliaru aveva tenuto, schierando l’esecutivo regionale a difesa di questa pessima legge.
La sorpresa viene invece dal M5S. Avendo condotto molte battaglie insieme ai Comitati, prima fra tutte quella referendari, ci si aspettava dai consiglieri gialli un intervento ad adiuvandum, cioè a sostegno del ricorso. Fra l’altro il sen. Marilotti nel 2014, come elettore aveva sottoscritto il precedente ricorso contro questa legge. Invece la consigliera Cuccu si è costituita in difesa della legge insieme alle destre, mostrando così di non aver capito la linea tradizionale del M5S, che è sempre stato critico verso le leggi elettorali distorsive del voto e della rappresentanza. Un autogol!

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