Zinga tira fuori dal cilindro l’ideona!

16 Gennaio 2020
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Amsicora


Gente di sinistra! Dico a voi. A voi che attendete novità. Ci sono movimenti nella politica italiana, e proprio dalle nistre parti. Che dico movimenti? Una scossa. Zingaretti parla di scioglimento, di rifondazione e, udite, udiete!, di nuovo nome. Ha riunito un conclave per spiegare ai dirigenti dem perché ha deciso di imprimere una svolta al partito. Ha parlato di «ripartenza» e  si concretizzerà in un congresso. Possibilmente a giugno, anche se i tempi potrebbero slittare un po’. Comunque le assise saranno entro l’anno. Musica per le orecchie sinistre.
Come si parte bene o male? Boh! Dalle alchimie, dai giochi di parole: monsieur le sècretaire vuol dare vita a «un partito nuovo, non a un nuovo partito». E’ un problema solo lessicale? Boh! Sentite. Il segretario non intende chiudere il Pd, piuttosto, trasformarlo: «Non ci sciogliamo. Ci rinnoviamo e combattiamo». Chiedo umilmente scusa, gente, ma, data la mia estrazione contadina, qui non ci capisco granché. Ma questa difficoltà è solo mia o è di molti?
Cambio di nome? Boh! Si dice di no, ma filtra qualcosa: «Pd nuovo»? O «I Democratici»? Boh! Sapete quale sarebbe la novità? Non c’è il nome «partito». Che il Pd non sia un partito lo hanno capito anche i meno dotati. Quindi è un sensato adeguamento alla realtà. Del resto il nome non indica l’essenza delle cose? Il PD non è un partito, quindi via partito dal nome. Non fa una grinza. Ma non è solo questo, quelli del PD sono faine, vedono lungo: togliere il nome “partito”  sarebbe un modo per facilitare l’obiettivo mettersi in sintonia col la società. Un’esca. Pensate quante sardine abboccherebbero! Andrea Orlando pensa a questo e butta la rete: «Dobbiamo costruire un posizionamento che consenta di assorbire una parte delle spinte che sono state interpretate in questi anni dal populismo». Min, che concetto profondo! Tu togli partito e le masse ti seguono, fanno a spinte per iscriversi!
Ma Zinga va più a fondo. Fa l’analisi. Il segretario ragiona: «Dopo la sconfitta del 2018 il Pd è salvo e oggi è più forte e unito ed è l’unica forza che cresce”. Boh! sarà, cresce ma poco poco, non si vede.  Ma mai cullarsi sugli allori. Niente pigrizia. “Dopo le elezioni regionali bisogna lavorare a un nuovo progetto”. Non una cosetta de quattru e unu soddu. Quandomai!  “Un progetto strategico per l’Italia». Sarà tutto eccezionale: “un radicale cambiamento del partito e della sua organizzazione nella società». Canbiamento del nome. I circoli sono poca cosa, anche se, ovviamente resteranno. Si va oltre, signoti e signore!, per aggregare al di là dei confini del partito. Salite senza spinte, tutti sopra, si parte!
Poi ci sono delle garanzie. C’è Bettini sulla linea del Segretario. Non uno qualunque. Ricordate? Era il braccio destro di Veltroni. Ma putroppo rimase inascoltato, Walter, ahinoi!, non seguì i consigli per spiazzare i nemici interni e a Veltroni mal gliene incolse. Non seguì Bettini e qualche tempo dopo fu costretto a dimettersi, pur avendo fatto conquistare al Pd, alle elezioni del 2008, un numero di consensi mai più raggiunto. Peccato! Se Veltroni avesse seguito Bettini la storia d’Italia sarebbe stata un’altra.
Non so voi, ma io ho la sensazione che il buon Zinga stia andando a granchi. Ma posso sbagliare. Come mi è successo tante volte in politica. Quindi, Zinga, avanti tutta!

 

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