L’emergenza, anche sanitaria, si sconfigge con la mobilitazione e la legalità democratica

26 Marzo 2020
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Andrea Pubusa

Ogni tanto ascoltando dibattiti o interviste di giuristi o opinionisti, mi capita d’incavolarmi. Non perdo l’appetito, s’intende, ma mi interrogo sulla razionalità delle persone, anche di quelle che orientano.
Ad esempio, come si fa a non infastidirsi quando si sente dire che la nostra Costituzione non ha previsto le situazioni d’emergenza, come quella pandemica di queste settimane. La questione viene sollevata, sempre e guardacaso, in relazione alla possibilità di limitazione dei diritti fondamentali. Chi dice che non c’è disciplina costituzionale, in realtà è pregiudizialmente per la restrizione dei diritti e delle libertà, e siccome la Carta non prevede queste ipotesi, dice che è lacunosa e incompleta, non ammette  che la Costituzione contenga una disciplina coerente con la sua ispirazione democratica e parlamentare.
E allora diciamo con chiarezza una prina cosa: affermare che l’Assembea costituente non si è posta il problema è una vera e propria idiozia! I costituenti di guerra se ne intendevano, erano tutti reduci da un’immane conflitto, molti venivano dalla Resistenza o dall’esilio o dal confino. E s’intendevano di tutte le emergenze immaginabili, di per sé ricomprese nella guerra. Dunque nessuno su questi temi era avvertito più di loro. E hanno detto una cosa elementare: la guerra, l’emergenza si sconfigge con la mobilitaione popolare, ossia col pieno dispiegarsi dell’esercizio delle libertà democratiche. Il messaggio costituzionale è  questo: la democrazia è la cura di tutti i mali, la sua restrizione ne è la fonte. La Resistenza è una riprova emblematica di questa verità, è un grande progetto a difesa della democrazia che ha mobilitato milioni di cittadini, parlamenti, eserciti.
Venendo a tempi a noi più vicini, com’è stato sconfitto il terrorismo? Con la massima estensione della mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini. La militarizzazione del paese e lo stato di emergenza, invocati dalle destre, erano paradossalmente funzionali alla strategia dei terroristi. Certo, è occorsa l’opera anche delle forze antiterroristiche e del gen. Dalla Chiesa, ma è stata la mobilitazzione delle fabbriche e delle scuole a togliere ai terroristi l’acqua in cui volevano nuotare. E’ stata l’unità delle forze politiche e sociali democratiche e dei sindacati a sconfiggere anzitutto il progetto politico dei terroristi.
Si obietterà che l’emergenza attuale è diversa, è sanitaria e richiede forti limitazioni. Ora, è vero che la Carta non si sofferma a disciplinare l’emergenza sanitaria, ma si è occupata della emergenza massima, lo stato di guerra. Come si sa, il più contiene il meno e così non si può negare che l’art. 78 sulla dichiarazione dello stato di guerra è il parametro per tutte le emergenze. Un parametro - si badi - invalicabile. Ebbene la risposta in quell’articolo è netta e chiara. Viene ribadita la centralità della legge e del Parlamento in un’azione che vede coinvolti gli altri organi, dotati d’indirizzo politico di maggioranza e costituzionale, il governo e il presidente della Repubblica.
Ma anche qui, una riflessione. Delle recenti guerre e aggressioni, camuffate da interventi umanitari e democratici, vediamo i risultati: anche il più cieco degli osservatori, dotato di onestà intellettuale, non può negare che il mondo, dopo le spedizioni di armate in Irak, Afganistan, ex Jugoslavia, è peggiore di prima. La pace è stata messa a repentaglio e la situazione internazionale è peggiorata, i popoli sono stati sottoposti a drammi e sofferenze indicibili. Tutto questo è avvenuto disattendendo una immensa mobilitazione democratica globale mai vista prima.  Governanti bugiardi e sanguinari, da Bush jr. a Blair, hanno creato una situazione insostenibile, che ancora ci angoscia.
Si dirà, ma la pandemia, per sua natura comporta la restrizione dell’esercizio di libertà fondamentali. La Carta prevede il caso, nell’art. 16, che ancora e sempre pone al centro la legge. Quindi tutta questa decretazione del presidente e, quella dei presidenti di regione, sono in larga parte illegittime, come lo è tutto l’impianto delle ordinanze di protezione civile, che non hanno una base legislativa sufficientemente puntuale e vincolante, almeno nei principi e criteri direttivi.
Ma questa diffusa illegittimità di decisione amministrative del governo e degli organi periferici serve a qualcosa? E utile a battere il covid? In fondo, se ci pensate anche questa battaglia, come quella contro il terrorismo, non si vince con le multe, le sanzioni , l’esercito o i messaggi truci. A sconfiggere il virus sarà ancora una convinta ed estesa mobilitazione popolare, che in questo caso si manifesta nel rispettare le regole sanitarie, nell’autodisciplina e, ancor prima si esprime nell’onore e disciplina con la quale combatte chi è in prima linea, negli ospedali, nei presidi sanitari, nelle produzioni essenziali e chi non si arrende alla chiusura delle aule e con impegno fa scuola a distanza. Ancora una volta - come ha detto ieri in TV Landini - è dall’unità di questo mondo, del mondo del lavoro che bisogna partire per superare questa prova difficile ed è sul lavoro che bisogna puntare per la ricostruzione economica e morale del paese, finita la pandemia.  Tutto questo si ottiene meglio nel rispetto delle regole e dei principi costituzionali. Anche e sopratutto nelle istituzioni occorre svolgere le funzioni “con onore e disciplina“, tenendo aperti il Parlamento e tutte le assemblee elettive e, in sintonia con questi e con la cittadinanza, pienamente funzionanti gli esecutivi.

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