Cosa c’insegna il coronavirus in campo istituzionale

10 Aprile 2020
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Franco Ventroni

 

 

Non intendo, soprattutto in questo momento, farmi trascinare in un serrato dibattito sulla possibile riforma del Servizio Sanitario Nazionale proposta dai 5 Stelle, passando attraverso una modifica costituzionale, anche perché non la condivido per due motivi: il primo è che l’argomento, soprattutto in questo momento, rischia di lacerare il fronte della maggioranza proteso a risolvere i gravi problemi determinati dalla pandemia; il secondo motivo attiene, in particolare, alla complessa procedura da attivare nei due rami del Parlamento e alle maggioranze qualificate necessarie per l’approvazione che richiedono anche l’apporto delle opposizioni.
Tali argomentazioni valgono anche  per la proposta avanzata dal Partito Democratico che propone la modifica dell’art. 120 della Costituzione, orientata a definire un nuovo ruolo dello Stato.
Non voglio però glissare sull’argomento, ne sottovalutare i problemi richiamati dal confronto autorevole innescato da Andrea Pubusa e successivamente ripreso da Tonino Dessi e da Gianni Marilotti.
Lo confesso, resto ancorato, per formazione e tradizione giuridica, al vecchio format costituzionale, perché ogni qualvolta che il nostro Parlamento ci ha messo le mani, è sempre venuta fuori una “reformatio in pejus”.
Consentitemi in questa sede di contribuire al dibattito su tre questioni evidenziate dalla lotta alla pandemia: competenze in materia di sanità; libertà personali; autonomie territoriali e contrasti istituzionali.

Libertà personali/contrasi istituzionali
Sono tra quelli che considerano l’articolazione delle autonomie regionali e dei poteri decentrati una ricchezza della democrazia italiana. Questo però non significa che dobbiamo lasciare nelle mani di troppe persone le responsabilità che attengono alla sfera personale soprattutto in materia di libertà. E’ pur vero che la nostra Costituzione non codifica “l’emergenza”, come peraltro prevedono altre carte costituzionali di altri paesi in Europa. Manca, inoltre, una legge generale che individui ruoli e competenze. Questa carenza, nonostante gli italiani fossero già in quarantena obbligatoria sulla base di un decreto- legge e vari decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri,  ha determinato numerosi e contradditori interventi da parte di molti Presidenti di Regione e di alcuni sindaci. Gli argomenti trattati, all’interno di una babele giuridica, sono molteplici: chiusura dei supermercati di domenica, jogging sotto casa; divieto di sedersi sulle panchine; mercati all’aperto e mercatini; rimozione delle panchine; sbarramento delle piste ciclabili; coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino; divieto d’ingresso e di uscita dal territorio regionale. Molte di queste misure, risultano chiaramente incostituzionali. Richiamo, a tal fine, l’art 120 della Costituzione: “La Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le regioni“.
I Presidenti delle Regioni Sardegna, Calabria, Basilicata, presi da delirio di onnipotenza, hanno invece varato dei provvedimenti  in netto contrasto con tali principi.
Sul problema delle Ordinanze dei sindaci vi risparmio, invece, i commenti perché sono totalmente d’accordo con quanto argomentato da Simone Angei su questo blog. Richiamo però per memoria quanto previsto dal decreto legge 19/2020: “I sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali, né eccedendo i limiti di oggetto di cui al comma 1” - art. 3, comma 2, d.l. 19/2020″.
Quindi è inutile invocare riforme costituzionali per disciplinare l’emergenza: è sufficiente una legge che attribuisca a ciascuno dei soggetti il proprio spazio senza invadere gli spazi altrui.

Competenze in materia di sanita’/ autonomie territoriali
Per quanto attiene, invece, la ridefinizione delle competenze in materia sanitaria ricordo che la L. 833/1978 proposta dal Ministro Tina Anselmi, oltre ad introdurre il Servizio Sanitario Nazionale, ha successivamente delegato alle regioni l’organizzazione decentrata dei servizi. Ciò  ha rappresentato, soprattutto all’origine, un ottimo esempio di produzione giuridico-istituzionale nonché di una buona riforma sulla organizzazione amministrativa e dei servizi sanitari territoriali.
Il fatto che successivamente la sanità sia stata utilizzata, soprattutto dai partiti politici e dalle consorterie della massoneria, per fare nomine improprie e affari milionari non è colpa nè della partigiana Tina Anselmi e nemmeno della Costituzione.
La stessa privatizzazione, spinta sino al limite della legalità, non può essere ascritta al sistema complesso dell’articolazione territoriale dei servizi ma alla intromissione da parte dei partiti, sino a diventarne parte essenziale anche negli assetti societari di molte cliniche private. Tutto ciò a detrimento di quei  privati che vi operavano e vi operano, invece, con competenza e professionalità.
Dobbiamo dire, ad onor del vero, che questo maledetto e sconosciuto virus ci ha colti di sorpresa, nonostante l’eccellenza di molte nostre strutture sia in  campo sanitario, sia nel campo della ricerca.
Ma siamo sicuri che avremmo fatto meglio in presenza di un assetto diverso del nostro sistema sanitario? Credo di no anche perché la risposta di altri Stati europei, peraltro più organizzati di noi, non è stato immediato e non hanno dovuto affrontare per primi il corona virus come l’Italia.
Ritengo, pertanto, caro Gianni, che in questo momento sia molto più serio, anche per le motivazioni espresse in premessa, che il Movimento 5 Stelle receda dalla proposta di riforma costituzionale. Sono convinto che la rivisitazione della L. 833/1978 possa costituire un ottimo passaggio verso una nuova “legge quadro” che risponda, anche alla luce della triste esperienza del corona virus, ad una migliore ridefinizione delle competenze tra Stato e regioni soprattutto in presenza di emergenze sanitarie. Cio’ consentirà di tornare ad una migliore e coordinata sanità pubblica in grado di recepire e  soddisfare la latente domanda di migliori servizi proveniente dai territori soprattutto quelli marginali.
E’ più utile credetemi concentrare le forze e le energie per il dopo pandemia per risolvere i problemi economici e sociali che si abbatteranno soprattutto sui soggetti più deboli della nostra società.
Ci aiuterà molto la nostra Costituzione che conserva, grazie ai nostri costituenti e ai molti difensori, gambe solide e ottimi principi sempre più attuali.

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