Fucilieri o fucilatori? Ai giudici romani la sentenza

6 Luglio 2020
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Andrea Pubusa

Sempre di più non capisco se sono io “arrevexiu“, bastian contrario, o gli altri fuori di senno. Prendete la questione dei fucilatori dei due pescatori indiani. Dopo otto lunghi anni l’arbitrato internazionale ha stabilito che i due marò vanno giudicati in Italia. Depositata la decisione, si è levato un plauso generale, un coro di giubilo. Un senso di diffuso orgoglio nazionale. Politici e ministri hanno gridato ala vittoria. Si è compiaciuto anche il Presidente della Repubblica, di solito cauto e riservato. Molti hanno gridato “finalmente liberi”, come se i due fucilatori fossero stati prosciolti. In realtà, la Corte dell’Aia ha risolto solo una questione di competenza: il giudizio spetta alla magistratuta italiana, non a quella indiana. La decisione dovrebbe rasserenare i due marò sulla terzietà del giudice italiano, anche se, onestamente, non si può dire che l’India abbia mostrato accanimento contro i nostri due militari. Li ha mandati addirittura in licenza.
Terzietà e imparzialità dunque dei magistrati romani. Niente più, anche se è molto e giusto. La serenita’ del giudice e’ un valore ineliminabile da un giudizio che voglia essere ispirato ai principi del giusto processo. Anzi è quanto dobbiamo pretendere in una vicenda che ci espone al mondo intero e che ha particolari risvolti anche umani: i due imputati hanno sparato e ucciso due miti pascatori, intenti al loro lavoro.
I media hanno subito dato l’assoluzione, perché - sentenziano - i marò “hanno sparato in acqua”. Invero più che in acqua hanno sparato sui due pescatori, ma, da che mondo è monrdo, per spaventare o dissuadere, si spara in aria,  non verso il bersaglio. Comunque la vicenda al più si può dire che ponga problemi dal punto di vista dell’elemento psicologico degli sparatori (dolo o colpa?) perché il fatto è indiscutibile: i due militari italiani hanno sparato e ucciso due persone disarmate. Avevano seri elementi per credere che le due vittime, anziché pescatori, fossero pericolosi pirati pronti all’assalto? Il focus del giudizio è tutto qui. In ogni caso parlare di eroi è fuor di luogo. Essere orgogliosi è insensato, ci sono due vittime innocenti, c’è stato un travisamento completo della situazione reale. La Corte dell’Aia ha già messo un punto fermo: l’Italia deve risarcire le vittime, segno che una responsabilità civile c’è. Su quella penale dei due fucilatori staremo a vedere. Con compostezza, con tristezza, comunque vada. Per rispetto ai due lavoratori innocenti, morti ammazzati.

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