Al mare, davanti a Fisietto il pescivendolo

27 Luglio 2020
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Amsicora

 

 

Dopo il covid tutto e’ piu’ difficile. Metti che al mare l’edicola sia anche un bar. Tutti in fila, chi deve prendere un cornetto e cappuccino o caffè e bomba e chi - come me – è venuto per dei semplici giornali. Se hai tre davanti a te che fanno colazione abbondante, aspetti un’oretta prima di avere accesso alla stampa. E allora sapete che faccio? Semplice, mi fiondo al bar prestissimo, quando i vacanzieri ancora dormono. Entro, prendo i miei giornali e via a casa, a controllare l’impianto d’irrigazione, la maturazione de sa figuera, potare due rametti fuori posto. Insomma, fare ora prima che mia moglie sia pronta a scendere in spiaggia. Direte: non puoi ingannare l’attesa, leggendo i giornali? Si’, teoricamente e’ possibile, ma ormai la prima lettura la faccio sotto l’ombrellone, non ci son santi, e’ piu’ forte di me, faccio cosi’ e basta, e non chiedetemi il perchè, semplicemente non ce n’è.
A quell’ora di buon mattino, ecco che arriva Fisietto col suo furgone-pescheria. Faceva il muratore, ma poi si è dato al commercio. I pesci tirano nei luoghi di vacanza. D’estate come le formiche si fa i soldi anche per l’inverno. Ci conosciamo da anni. “Buongiorno, proprio a lei stavo pensando“, mi dice sorridente, “ho delle belle sardine“. Lui sa che ho un debole per il pesce tipico dei nostri mari, sono un cliente di vecchia data. Ma in quel momento mi sento come nudo, spiazzato, ho in frigo unu crobu de sartitzu. Il programma? Farlo alla brace di murdegu e lentischio, che ne esaltano il gusto. Ma come faccio a dire no a Fisietto. “Guardi come son belle, vengono da P. Torres, son piu’ grandi di quelle della settimana scorsa, che venivano da S. Antioco. Gustose però, vero?“. “Si erano buonissime. Avevano la polpa come una crema, piccole ma forse meglio delle altre”.
Irrompono due signore dal chiaro accento de Cab’e susu. Del Capo di sopra, Sassari e provincia. “Quelle di P. Torres son migliori, più grandi, con più polpa. Come le cozze, del resto, le migliori sono quelle di Olbia”. “Ma sono allevate vicino al porto e prendono gli scarichi delle navi”, fa Fisietto, con garbo per non contrariarle, sono pur sempre clienti. “Che c’entra – ribattono le due nordiche - lo sanno tutti che le cozze puliscono l’acqua“. E io: “pero’ se e’ gia’ pura e’ meglio“. “ – dice Fisietto – le mie sono di Oristano”. “Di Oristano, neanche se ne parla!”, e , decise, vanno verso la loro macchina.
Nel frattempo, prendo il mio canonico chilo di sardine e mentre Fisietto fa il classico imbutto di carta per metterle dentro, ecco che tornano le due sassaresi: “e va bene, Olbia e’ lontana, vada per le cozze di Oristano“. Che sollievo! Un po’ di buon senso! Ma la razionalità , si sa, e’ merce rara. Ecco che sopraggiunge una signora dall’accento lombardo, che come vede le mie sardine, con piglio manageriale fa “Efisio mettine due etti anche a me, per il gatto”, e mi guarda dall’alto in basso. “Io - soggiunge - le sardine le prendo solo per il mio micio, per me voglio solo pesci di prima, ma il gatto, chissa perche’, preferisce le sardine”. “Gliele faccio in umido“. “Provi a dargliele crude, vedra’ che le mangia lo stesso“, dice Fisietto, “il mio mangia ciò, che lascio io, lische e teste“. “Ognuno ha il gatto che si merita, il mio crudo non mangia nulla e tantomeno rimasugli“. “Ohi! Ohi! - sbotta la signora che vende li la frutta e verdura che porta il marito con l’apixedda - sta meglio il suo gatto di me, io pesci non ne mangio quasi mai, non ho i soldi per comprarli. Mi converrebbe andare a casa della signora e sostituirmi al gatto!“. Ma Fisietto la guarda e le dice tu stai bene come sei. Proprio così, penso io, lavoro povero, grande dignità. E anche a lei compro uva e un melone.

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