Scuola. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione si congeda. Definitivamente?

12 Gennaio 2021
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Caterina Gammaldi

Il 30 dicembre 2020, a conclusione del suo  mandato, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione si congeda con una lettera al ministro e un documento che sintetizza le attività svolte nell’ultimo quinquennio.
Desta preoccupazione la scelta di non procedere a una proroga dall’organismo collegiale, organo di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione, in un momento assai delicato per il Paese e per la scuola, anche a causa della pandemia.
La notizia merita una riflessione che possa suggerire alla politica e all’amministrazione di procedere a una proroga per evitare un utilizzo improprio della legislazione scolastica.
Si ricorda che molti atti normativi richiedono l’obbligo del  parere, sia pure non vincolante e che possono prevalere, in assenza, atti unilaterali.
Non vorremmo per questa via che si rinunciasse al punto di vista dei rappresentanti eletti dalla scuola, tanto più opportuno vista la situazione in cui si trova ci troviamo fra emergenza sanitaria e aumento delle diseguaglianze e della povertà educativa.
Ho vissuto molti anni (dal 1997 al 2012) nell’allora CNPI da consigliere, presidente del comitato orizzontale della scuola media e componente dell’ufficio di presidenza.
Con fatica abbiamo attraversato fasi di grande criticità a causa dell’alternarsi di governi di centro - destra e di centro - sinistra. Nessun governo ha rinunciato alla sua riforma impedendo di fatto che ci si sottraesse al principio che la scuola non può appartenere a questa o a quella maggioranza.
Sono nate così l’autonomia scolastica e le Indicazioni nazionali, i BES e i DSA, la buona scuola, il ripristino della valutazione numerica, l’impoverimento del tempo scuola, il finto obbligo di istruzione elevato a 16 anni, i cambiamenti ordinamentali vigenti nella scuola dell’infanzia, nel primo e secondo ciclo, la progettazione del curricolo e la certificazione delle competenze, il sistema integrato 0-6…
Scelte che hanno visto i consiglieri, indipendentemente dalla sigla di riferimento, costruire faticosamente insieme un dialogo con i ministri protempore, l’amministrazione e  con la scuola.
Una lunga stagione andata avanti per proroghe fino alle nuove elezioni e al decreto  del dicembre 2015.
Non sono stati anni leggeri gli ultimi cinque a leggere la lettera e il resoconto dei consiglieri uscenti. La situazione della scuola non è cambiata e non solo per la pandemia. Convivono spinte che mettono in crisi il governo nazionale del sistema di istruzione; prevalgono i principi del governo regionale e dell’autonomia differenziata.  Sicché  i sistemi educativi territoriali crescono e si alimentano le differenze strutturali e culturali nel territorio e si indeboliscono i diritti di chi apprende a tutte le età.
L’assenza di pareri sulle norme di competenza del CSPI - supporto tecnico - scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo nelle materie di “istruzione universitaria, ordinamenti scolastici, programmi scolastici, organizzazione generale dell’istruzione scolastica  e stato giuridico del personale” - può rappresentare la rinuncia a un presidio democratico utile, anzitutto alla scuola.
Non si può ignorare che nella situazione data rimangono determinanti gli orientamenti che potranno essere dati in materia di sicurezza, didattica a distanza, valutazione, educazione civica, esami di Stato del primo e secondo ciclo, senza tralasciare la partita concorsuale avviata e che si dovrà concludere nel 2021. Tutte partite aperte, che richiedono scelte di governo del sistema educativo.
Motivi più che sufficienti perché un governo della Repubblica disponga di un organismo nazionale in grado di accompagnare e sostenere il personale della scuola, gli studenti e le loro famiglie con il contributo di quanti lavorano nell’interesse comune.

Pubblicato anche su www.insegnareonline.com a gennaio

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