M5S: espulsi (e non) per Grillo non contano niente

20 Febbraio 2021
3 Commenti


Andrea Pubusa

Ventun deputati del M5S sono stati espulsi dal gruppo alla Camera ieri, quinndici senatori il giorno prima. Si tratta dei deputati e senatori che a Palazzo Madama e a Montecitorio hanno votato contro o non hanno votato la fiducia al governo Draghi, eccetto quelli che risultavano in missione.
Un tempo queste si chiamavano purghe e di solito seguivano a dibattiti drammatici al vertice, a congressi combattuti, e a duri confronti fra gli iscritti nei territori, a partire dalle sezioni. Nel M5S niente di tutto questo, le espulsioni sono un fatto automatico, una conseguenza ovvia di atti di indisciplina rispetto ai deliberati degli organi statutari. Non c’è spazio al ripensamento. E’ un atto definitivo e senza appello. Una delle tante stranezze e novità introdotte dai pentastellati.
Si dirà, in questo modo il M5S si sfalda. Come mai il suo fondatore non fa nulla per salvare la sua creatura? In Grillo, nel modo di pensare di Beppe, sta la risposta. Cosa gli frulla per la testa? Azzardiamo. Grillo ritiene che senatori e deputati del M5S di per sé non contino nulla, crede che il loro apporto al successo (straordinario) del Movimento sia pari a zero. Li ritiene degli oscuri “signor nessuno” beneficiati dall’inserimento in lista, senza ch’essi abbiano offerto o dato alcunché. Il successo del Movimento è dipeso solo da lui, Beppe, dalla sua iniziativa e dalla sua intelligenza.
Molti penseranno che è un discorso inaccettabile. La rappresentanza va rispettata e bla, bla, bla. Il divieto di vincolo di mandato è sacro. I parlamentari rappresentano la nazione senza vincoli. Ma Grillo pensa che rappresentino ciò che lui ha creato, e il pensiero e la linea che lui infonde. Assurdo, direte, pazzesco! Eppure, forse Beppe ha ragione. Pensate ai parlamentari pentastellati sardi, eletti nel 2018 nel M5S, neanche uno da solo sarebbe in grado di essere eletto. L’insuccesso di Caschili per la sostituzione del velista Mura dimissionario ne è la prova più eclatante. O l’altro, di cui ci siamo scordati il nome (Paderi?), messo in lista nelle suppletive per sostituire Solinas. Se non sono mimetizzati nella lista, da soli non contano o contano poco.
Stando così le cose, Grillo non si preoccupa neanche del futuro: gli espulsi non incidono in nulla sulle sorti del M5S, né nel bene né nel male. Sono solo dei nomi scambiabili con altri purchessia. Il successo o l’insuccesso non dipende da loro.
Da questo punto di vista il M5S costituisce l’estremizzazione del partito liquido, esiste come sigla, come gruppo, ma come soggetto politico esiste solo Beppe Grillo. Punto.
C’è però dell’altro. A monte dell’espulsione c’è  la violazione di un patto: la fiducia è stata sottoposta a votazione Rousseau e ha dato un esito chiaro a favore della fiducia a Draghi; chi non condivideva ben poteva manifestare la propria opinione dissenziente, ma nel rispetto, al momento del voto, della decisione assunta a maggioranza. Questo è il punto: mantieni la tua posizione nel dibattito interno, ma non nel voto. Si dirà che questa è compressione della volontà dell’eletto, ma non è così: si può essere rispettosi della disciplina di partito, che è un valore, e al tempo stesso farlo mantenendo la libertà di pensiero, che è anch’esso un valore.  Pretendere di violare le regole senza sanzione è irragionevole.
Si parla da parte degli espulsi della creazione di un contro-movimento da opporre al M5S. Avrà un ruolo? Sì certo, quello di far scrivere i giornalisti e di animare i talk show, di alimentare la propaganda anti 5 Stelle, ma futuro? Nessuno. Gli espulsi esistono e hanno rilievo solo perché dissentono da Grillo, vivono di luce riflessa rispetto al fondatore del Movimento. La massa degli espulsi, al pari dei dimissionari, finita l’avventura gialla, tornerà nell’anonimato e alle facende quotidiane. Forse qualcuno dei più noti (Di Battista) potrà avere una funzione, aggregadosi ad altri raggruppamenti esistenti in parlamento. Ma quasi tutti, in quanto creature di Grillo, periranno politicamente nel distacco dal loro creatore, a fine mandato.
Si dirà quel che si vuole, ma i grandi partiti di una volta erano un’altra cosa! E anche i parlamentari, che, nel faticoso radicamento sociale, trovavano anche una loro soggettività politica, divenivano coprotagonisti di una impresa collettiva.

3 commenti

  • 1 Aladin
    20 Febbraio 2021 - 09:30

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=119141

  • 2 Franco Meloni
    20 Febbraio 2021 - 09:55

    I parlamentari del M5S eletti in Sardegna per me sono sconosciuti, non so quanto illustri. Salvo due: Pino Cabras (deputato) e Gianni Marilotti (senatore), tutt’e due miei amici, dei quali ho grande stima. Gianni l’ho pure votato, e di questo non mi pento affatto, anzi. I non fanno certo parte della palude, sono alacremente e intelligentemente impegnati, particolarmente per la Sardegna. Al momento si trovano schierati su versanti opposti: Pino con i ribelli, ora espulsi, avversi a Draghi; Gianni, fuoriuscito sua sponte, favorevole al nuovo governo. Personalmente approvo la scelta del senatore, ma sono sicuro che tutt’e due, da posizioni diverse, di maggioranza e di opposizione, continueranno a fare bene. Abbiamo bisogno come il pane di bravi politici che, a prescindere dalla loro appartenenza, s’impegnino per i cittadini sardi. Li aspettiamo per comuni battaglie sul territorio. Ora soprattutto per quanto si può fare per la programmazione e gestione dei fondi del Recovery Plan in Sardegna. Rafforzino la presenza e l’iniziativa di quanti nelle istituzioni e in tutti gli ambiti della società si stanno impegnando su questo terreno, noi tra questi.

  • 3 Tonino Dessì
    20 Febbraio 2021 - 10:45

    Ridurre la spaccatura che si è creata nel M5S a un fatto burocratico a me pare riduttivo.
    Se si trattasse solo di questo, molti argomenti sarebbero dalla parte di Crimi, dei probiviri, di Grillo, a partire dal vincolo di mandato fin dall’inizio propugnato dall’intero M5S (abbastanza sconsideratamente, ma questo è un altro discorso) fra le sue proposte caratterizzanti di riforma costituzionale e tenuto conto che proprio le regole formali del M5S stabiliscono che il voto sulla fiducia ai governi obbliga i parlamentari del movimento alla disciplina.
    Terrei realisticamente conto, infine, che il successo elettorale ottenuto nelle ultime elezioni politiche dal M5S da molte cose dipese tranne che dai meriti individuali o cumulativi di gran parte dei senatori e deputati, più nominati che eletti e non sembra che all’originario anonimato la gran parte di loro abbia rimediato con particolari meriti nel lavoro parlamentare e nel servizio reso a elettori e territori.
    Tuttavia, con ogni evidenza, si tratta di un fatto politico.
    La scissione è stata cercata e perseguita -non so nemmeno se tutte e tutti gli “espulsi” ne siano consapevoli- da un’area che mai (neppure troppo sottotraccia) ha davvero sopportato il progressivo allontanamento del M5S dall’universo sovranista e che nel governo giallonero si era sentita assai più a proprio agio che non nel governo col centrosinistra.
    Perciò trattiamo la questione per quel che è, io per primo ammettendo che se non mi scalda la formula di maggioranza che sorregge la presidenza Draghi (valuteremo i fatti), non provo alcuna empatia verso una determinata collocazione all’opposizione (e anche qui valuteremo i fatti).

    Risposta

    Ferma restando la stima per le persone, ho provato a scrivere, crudamente, come - almeno per quel che si percepisce - Grillo considera la massa parlamentare. Non entro nel merito delle questioni. A me pare che gli espulsi vadano a fine corsa con la scadenza della legislatura (forse lo sarebbero - salvo qualcuno - anche senza espulsione), mentre, siccome ritengo la disciplina un valore se accompagnato dalla libertà di pnsiero, una robusta critica interna al M5S forse sarebbe stata più utile. Il fatto ha ovviamente una forte valenza politica, anche perché spezza un coro pro Draghi costruito dalle solite centrali mediatiche moderate e di cui non se ne può più. Personalmente a capo del governo preferisco un onesto prof. universitario ad un banchiere. Giri diversi. (A.P.)

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