Draghi e lo scoglio della riforma della PA

2 Marzo 2021
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 Red

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Cosa ci prospetta il nuovo governo sulla pubblica amministrazione? La riforma, ovviamante, e, anzitutto, sul versante della digitalizzazione della PA. Tema non nuovo, visto che il Codice dell’amministrazione digitale (Cad) ha compiuto tre lustri lo scorso anno. Draghi ne ha parlato a più riprese. Anzitutto nel discorso tenuto al Senato della Repubblica il 17 febbraio scorso e poi in quello all’inaugurazione dell’anno giudiziario alla Corte dei conti il 22 febbraio.
Cos’ha detto in sintesi il presidente? Tre le linee d’intervento. Primo, “la riforma dovrà muoversi su due direttive: investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini”. Secondo, occorre un “aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati”. Terzo, “bisogna agire sul versante del rafforzamento della qualità dell’azione amministrativa, a partire dalle competenze delle persone. È un diritto innegabile dei cittadini e le imprese di ricevere servizi puntuali, efficienti e di qualità. È un dovere delle Pubbliche Amministrazioni attrezzarsi perché ciò avvenga”.
Sarà uno dei ricorrenti proclami? Il compitino per i discorsi istituzionali? Speriamo proprio di no.
Sulla connettività, nonostante gli interventi pubblici ultraventennali, c’è ancora molto da fare, come anche il covid ha mostrato con l’estensione del lavoro e la didattica a distanza. Più critici sono però gli altri due aspetti citati: la formazione del personale e la revisione di norme e procedure di fronte alla digitalizzazione.
Sulla formazione è dalla crisi finanziaria del 2007 e della crisi del debito del 2009-2010 che si abbatte la scure dei tagli. La formazione e la ricerca sono ferme o quasi, mentre è evidente che, senza l’accrescimento del patrimonio conoscitivo, non si può sperare in un incremento delle competenze delle strutture. Certo, c’è da attendere che si completi l’esodo di personale formato in altra stagione, ma senza un reclutamento di personale  esperto secondo formule innovative, che ne valorizzino l’esperienza, la maturità, la comprensione dei fenomeni attuali, la capacità di risolvere problemi, più che una conoscenza orizzontale e mnemonica delle materie (quasi sempre oggetto di studio all’università). Occorrerà dotarsi di personale altamente competente in programmazione e in conoscenza informatica; risorse umane con capacità di governare i processi, di tradurre le competenze tecniche in indirizzi amministrativi e realizzarli in concreto.
C’è poi il grande tema dell’uso dell’intelligenza artificiale. Ci sono molti settori in cui può tornare utile, dalla tutela del territorio alla realizzazione di opere con investimenti pubblici. Ovviamente il tema è complesso anche perché, al di là del miglioramento del potenziale cognitivo, l’aspetto decisionale deve sempre rimanere soggetto al controllo umano finale. Si apre una via di grande interesse, che richiede forte impegno.
Rimane, ahinoi!, la madre di tutti i problemi: il quadro normativo generale. E’ molto appesantito dai tanti barocchismi procedurali. Questi scaricano sui funzionari pubblici responsabilità non loro, manchevolezze che sono la risultante di colpe e difetti a monte e di carattere ordinamentale. Quali siano le conseguenze di tutto questo sulla vita del cittadino comune è ben noto a ciascuno per esperienza personale. Immaginiamoci le ripercussioni concrete sulle attività economiche. E’ costante l’osservazione dei riflessi negativi di queste criticità “sull’efficacia dei procedimenti di affidamento e realizzazione di opere pubbliche e investimenti privati, molti dei quali di rilevanza strategica”.
Il buon senso annzitutto dice che, prima di digitalizzarle, le procedure vanno riviste, semplificate. Facile a dirsi, meno a farsi. In realta’ la complessita’ nasce dal fatto che in ogni procedimento sono coinvolti molti interessi pubblici e privati, e tutti devono essere considerati e valutati ai fini della decisione amministrativa. C’è materia per un ampio dibattito e per il lavoro dal Dipartimento per l’innovazione di Vittorio Colao. All’attuale Presidente del Consiglio vengono riconosiute facoltà sovranaturali. Certo è che se riuscisse solo a fare un visibile passo avanti sulla semplificazione dell’azione amministrativa, il processo di beatificazione avrebbe un supporto indiscutibile: si tratterebbe del mitico miracolo che si richiede per la santificazzione. Per ora Draghi ha individuato i temi. E’ già un bel passo nella giusta direzione. Ora aspettiamo gli sviluppi. Vedremo.

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