Licenziare o prorogare: that is the question? O il problema è incrementare l’occupazione?

10 Giugno 2021
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Andrea Pubusa

Licenziare o prorogare: that is the question, questo è il problema. O il problema e’ occupare sempre di piu’.  E’ meglio avere, all’improvviso e con la pandemia ancora in corso, una massa di lavoratori che affronta in solitudine le avversità della disoccupazione o avere un intervento dello Stato che proroga e in autunno decide sulla questione? Come si vede, siamo ancora al tema di fondo di questa fase: mano libera al mercato o azione decisa dello Stato in funzione della tutela dei lavoratori e delle loro famiglie?
Nei partiti si continua a discutere. Il blocco dei licenziamenti dovrebbe finire dal 1° luglio, ma nella maggioranza di governo molti partiti chiedono una proroga, almeno per alcuni settori.
Inizialmente il ministro del Lavoro Andrea Orlando (PD) aveva detto che il provvedimento avrebbe previsto la proroga del blocco dei licenziamenti al 28 agosto, ma durante il negoziato sul testo definitivo era stato deciso di farlo terminare alla fine di giugno. Poi era stato trovato un compromesso, inserendo nel decreto la possibilità per le aziende che utilizzeranno la cassa integrazione ordinaria di non pagare i previsti contributi addizionali fino al 31 dicembre 2021, impegnandosi a non licenziare.
Dal canto suo, il 7 giugno l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ha depositato alla commissione Bilancio alla Camera una memoria sul decreto, sostenendo che il divieto dei licenziamento previsto da luglio porterebbe alla perdita 70mila posti di lavoro. La nota specifica però che i licenziamenti «saranno plausibilmente scaglionati nel tempo» e che - bella bufala! - dovrebbero favorire le politiche di occupazione «a favore dei soggetti, soprattutto i giovani, in cerca di lavoro che nei mesi scorsi hanno visto venire meno le opportunità di impiego».
Cosa dicono i partiti? PD, LEU e M5S stanno facendo pressioni affinché in Parlamento, durante la discussione per la conversione in legge del Decreto Sostegni Bis, sia trovata una soluzione che permetta di attenuare i possibili effetti negativi della fine del blocco dei licenziamenti. Forza Italia è contraria, mentre la Lega sembra favorevole a trovare un punto d’incontro in un blocco “selettivo”, proposto dal ministro Orlando.
Secondo Orlando, infatti, potrebbe essere possibile decidere di vietare i licenziamenti soltanto alle filiere industriali maggiormente colpite dalla crisi e di consentirli a tutti gli altri: «C’è una coalizione ampia e si tratta di tenere insieme posizioni tra loro diverse. Ho visto che si sta facendo strada un ragionamento sulla selettività rispetto ad alcune filiere. Se c’è questo ragionamento io sono pronto. Bisogna naturalmente ricordare che se c’è da intervenire va fatto subito perché i tempi sono abbastanza stretti».
E i sindacati? I sindacati chiedono invece che il blocco sia prorogato fino al 31 ottobre. Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha detto che «pensare che dai primi di luglio in pandemia ancora aperta si possa tranquillamente andare a licenziare e non proteggere ancora il nostro sistema o trovare soluzioni più intelligenti sarebbe un errore grave», e  alcuni parlamentari del M5S hanno dato il loro appoggio a una possibile proroga, in seguito a un incontro con CGIL, CISL e UIL.
Questa pare ancora una volta la posizione più ragionevole perché consente di fare il punto quando - almeno così si spera - l’evoluzione della pandemia sarà chiara e quindi si potranno assumere decisioni più ponderate e stabili.
L’importante è che sia battuta la balla delle nuove assunzioni di giovani. Non sarà così. Ma anche se ci fosse un rimpiazzo generazionale, rimane la difficoltà di chi viene licenziato e il problema sociale determinato dai licenziamenti stessi. Forse in autunno si potrà capire meglio. Pero’ il tema dovrebbe essere l’occupazione non i licenziamenti. Già l’impostazione è sbagliata e andrebbe capovolta.

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