Toccare lo Statuto speciale? Riprendere il discorso dell’autogoverno della Sardegna si può e si deve

21 Febbraio 2023
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Andrea Pubusa

80 anni non sono molti in una carta costituzionale. Quella degli USA ne ha più di 200 ed è ancora vitale.  Non c’è spesso bisogno di rifondazioni, quanto di aggiustamenti. Negli States si è ricorso agli emendamenti, solitamente migliorativi, sull’abolizione della schiavitù, sul voto alle donne e così via.  Quindi non è fuor di luogo pensare ad un’ampliamento dell’autogoverno sardo, mentre con l’Autonomia differenziata lo si vorrebbe ancor di più omologare a quella ordinaria o addirittura renderlo meno appuntito rispetto a quello delle regioni economicmente più forti del paese. La questione è delicata, ma è senza sbocco se viene affrontata solo in termini teorici. Molti temono e guardano con diffidenza al termine federalismo, altri lo invocano senza spesso neanche sapere, gli uni e gli altri, cos’è. L’approccio più semplice è quello pratico, almeno in partenza.
Leggo su l’Unione sarda. Pale eoliche a 200 metri dalla reggia nuragica di Barumini. Per fortuna c’è una levata di scudi generale e il Tar Sardegna, il Tribunale amministrativo regionale, ha pubblicato nel sito ufficiale una sentenza tanto forte quanto destinata a scolpire il futuro. Leggo. Sessanta pagine, fitte fitte, per una decisione destinata a tracciare un solco profondo nel diritto, una vera e propria “carta nuragica” fondamentale per respingere l’eterno assalto eolico alla Sardegna. Una sentenza puntuale, che mette nero su bianco principi e valori, norme e interpretazioni su uno dei temi più controversi: lo sfruttamento indiscriminato dell’energia eolica. Un agguato a vette e crinali, paesaggi e colline. Tutto per mettere insieme una montagna di lauti incentivi energetici capaci di dilapidare una valanga di miliardi di euro. L’attacco segue all vicenda de Sos Enattos a Lula, che sbarra la strada al centro di ricerca sulle onde gravitazionali. Nelle scorse settimane  è stato documentato un attacco concentrico ad alcune delle aree più sensibili dell’Isola, luoghi presi di mira da multinazionali per nulla intenzionate a fermarsi davanti alla devastazione di ambiente e paesaggio. L’assalto al paesaggio sardo vede unite in una “santa alleanza” dei giorni nostri le multinazionali di mezza Europa, dai tedeschi agli spagnoli, dagli austriaci agli inglesi. Giustamente è stato osservato che prima in Sardegna venivano a far legna, una volta per fare le ferrovie, un’altra per far soldi a beneficio dei Savoia. Da qualche anno a questa parte si viene a far soldi dal vento.
Bene, di fronte a tutto questo, possiamo dire che l’energia dobbiamo gestircerla da noi, che queste cose dobbiam deciderle noi sardi? E che l’ambiente deve rientrare nella nostra potestà legislativa esclusiva? Ne possiamo parlare? Possiamo riaprire il discorso con il parlamento e il governo? Possiamo riprendere da dove Emilio Lussu ha lasciato coi suoi memorabili discorsi sull’autogoverno dei sardi in Assemblea costituente?
E sui trasporti? A poco valgono le dichiarazioni di principio sulla continuità territoriale, pur importanti, se non sono riempite di efficaci strumenti decisionali. E fra questi, sembra assurdo che la Sardegna non possa decidere sulle sue necessità nei trasporti interni ed esterni? Pare irragionevole il contrario, in cui tutti, fuor che noi, decidono, lasciando a noi la protesta o, peggio, la lamentazione.
Ecco, chiamiamolo come vogliamo, ma quando si parla di automoia speciale, federalismo o autogoverno, dobbiamo pensare a queste cose, a queste materie, che soddisfano le esigenze dei sardi, senza lede87re le altre comunità. Se la battaglia contro l’autonomia differenziata non vuole essere solo difensiva e alla fine perdente, dobbiamo riaprire una riflessione e un’iniziativa forte sull’autogoverno della Sardegna. Del resto abbiamo padri illustri: Angioy, Asproni, Tuveri, Gramsci e Lussu. Cosa vogliamo di più?

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