Carbonia. Adesione dell’Italia al Patto Atlantico e denuncia di Emilio Lussu in Senato: “poiché io vivo in Sardegna, e nella sciagurata ipotesi di un conflitto quell’isola sarà certamente occupata dagli americani, è particolarmente obbligatorio che io personalmente mi esprima con netta chiarezza”. La neutralità disarmata

12 Marzo 2023
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Gianna Lai

Nuovo post sulla storia di Carbonia, come ogni domenica dal 1° settembre 2019.

Come ricorda Giorgio Candeloro, il 4 aprile 1949 fu firmato a Washington il Patto Atlantico dal ministro Sforza insieme ai ministri degli esteri degli altri undici Paesi fondatori, indicato più esattamente con la sigla NATO, “complessa organizzazione mirante ad assicurare l’integrazione degli armamenti, la direzione militare e il coordinamento politico degli stati aderenti,”. Il Patto di Varsavia soltanto nel 1955, dopo l’inclusione della Repubblica Federale Tedesca nella Nato.
Secondo lo storico, “per quanto riguarda l’Italia, la volontà di emarginare il più possibile il partito comunista fu alla base della decisione di De Gasperi e della Democrazia cristiana di impegnare l’Italia con l’adesione alla Nato, cioé di compiere un atto di dubbia utilità per la difesa del Paese e tale da limitarne l’indipendenza, in misura maggiore di quanto era già avvenuto per effetto della guerra e del trattato di pace”. A ratifica “della divisione del Continente in due blocchi contrapposti e ostili fra loro”. Per Candeloro, “il popolo italiano, tanto provato da cinque anni di durissima guerra, desiderava la pace ed era poco sensibile all’idea che fosse necessario garantire la sicurezza del Paese con l’adesione ad una alleanza militare”: in particolare, fortemente ostili a questa adesione, le masse popolari organizzate dai comunisti e dai socialisti.
Contro l’adesione al Patto Atlantico, resta al Senato tra i più significativi l’intervento di Emilio Lussu in due distinte sedute, a partire da quella antimeridiana del 23 marzo 1949, Sulle comunicazioni del governo (richiesta di fiducia sull’adesione al Patto Atlantico), che così esordisce: “Onorevoli colleghi parlo anche a nome del piccolo gruppo di indipendenti di sinistra e, poiché io vivo in Sardegna, e nella sciagurata ipotesi di un conflitto quell’isola sarà certamente occupata dagli americani, è particolarmente obbligatorio che io personalmente mi esprima con netta chiarezza… Il Patto Atlantico non appartiene alla diplomazia comune, esso è innanzi tutto un Patto di politica interna anticomunista, è un Patto di politica interna non solo anticomunista, ma antiopposizione, è un patto di polizia, un vero e proprio Patto di polizia, un Patto che avrebbe dovuto firmare l’onorevole Scelba e non l’onorevole Sforza… La verità è che vi è in formazione, e non solo in Italia, attorno al Patto Atlantico, tutto uno schieramento anticomunista, marca di fabbrica che noi conosciamo di perfetto stile fascista. E voi osate chiamare tutti quelli che sono all’opposizione criptocomunisti. Vi è mai venuto in testa che voi potreste essere chiamati cripto fascisti?… Attorno a questo anticomunismo si stringe l’alto spiritualismo del vecchio fascismo e neofascismo, ben individuato e individuabile. Tutti i grandi affari, tutte le grandi leve del comando economico sono in loro mano, tutti i grandi burocrati fascisti sono ai posti di comando nell’amministrazione dello Stato, compresi i repubblichini… Perciò è superlativamente ingenuo chiedere se il governo metterà a disposizione o cederà agli americani basi militari. Se l’America avrà bisogno di basi militari, navali o di altri centri militari, l’Italia, in base art.3 [del Patto nda] glieli darà senz’altro, glieli offrirà gaiamente… Se, a giudizio dell’America, che regge tutto il sistema, sono necessarie basi a La Maddalena, a Cagliari, ad Augusta, a Taranto, a Milano, a Torino o in qualsiasi altra parte, le basi saranno automaticamente messe a sua disposizione…
Non sono ancora costruite le nostre città distrutte… non sono ancora date le pensioni per i nostri ultimi morti, non abbiamo ancora seppellito i nostri morti, e siamo alla guerra! Nell’era della bomba atomica e della bomba batteriologica questa è la più folle delle avventure, questo Patto è il più sciagurato dei patti di avventura… L’adesione della Norvegia al Patto Atlantico è il fatto più grave di questa avventura: è una minaccia diretta contro la Russia sovietica, così come sarebbe stata una minaccia diretta contro gli Stati Uniti d’America se il Canadà o il Messico avessero aderito al blocco orientale. Il governo sa tutto questo”
Ed allora, “Per l’Italia, data la sua situazione nazionale e internazionale, ma sopratutto per la prima, non c’è altra soluzione onesta ed utile all’infuori della neutralità. Né si venga a dirci che la neutralità disarmata è la neutralità degli sciocchi… A noi non occorrono tanto armi quanto questa coscienza di voler vivere liberi e indipendenti. La neutralità, onorevoli colleghi, non è un gioco come hanno affermato il governo e la maggiornaza democristiana, un gioco cripto-comunista. … Io all’Assemble costituente, il 17 luglio 1946, … ebbi ad affermare che per l’Italia non vi era altra possibilità, per molto tempo, che la neutralità e nient’altro che la neutralità. Ci si arma come si può, ci si difende come si può, anche con poco, ma si deve volere la neutralità. … E il 2 ottobre 1947… io dissi testualmente - Dobbiamo essere decisi a difendere la nostra indipendenza, il che vuol dire che nella catastrofica eventualità di una guerra futura noi non saremo mai i vassalli e gli ausiliari di nessuno, peraltro risoluti a schierarci a fianco di uno dei blocchi la cui potenza nemica violasse per primo la integrità nazionale del nostro territorio-” Per concludere: il Paese “deve essere chiamato a pronunciarsi. Con quale arroganza voi signori del Governo e voi onorevoli colleghi della maggioranza, presumete di rappresentare, oggi mese di marzo 1949, di fronte a questo Patto che è una minaccia certa di guerra, che è un annunzio di guerra certa, con quale presunzione voi credete di rappresentare la maggioranza del Paese?” La risposta, alla fine del secondo intervento in Senato, 27 marzo 1949: “Io dico onorevoli signori del governo, che questa è un’avventura e noi voteremo contro questa avventura. L’onorevole presidente del Consiglio ci ha fatto intravvedere l’Europa unita, noi vediamo una sola cosa: l’Europa disunita ed una parte di questa Europa disunita che scende in campo a far parte degli Stati Uniti d’America” (Vivi applausi dalla sinistra).
Una lunga citazione, importante per capire anche questo nostro presente: il pacifismo sarà impegno fondamentale delle sinistre e della CGIL nel nostro Paese, quindi nell’intera Sardegna, in risposta alla paura della guerra agitata dalle maggioranze parlamentari sugli italiani. Non potendosi il governo sottrarre alle politiche degli Stati Uniti, che inviano aiuti ERP e carbone e cereali e tecnologia, così ben descritti, i rapporti Usa - Italia, dallo stesso Emilio Lussu in tante occasioni. Di qui il modo di irridere, da parte della destra, contro la “neutralità degli sciocchi”, di qui la repressione contro le manifestazioni per la pace, a segnare l’ulteriore distanza tra classe politica e masse popolari in Italia.

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