SEL in Sardegna abbandoni i tatticismi elettorali

23 Luglio 2012
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Pietro Maurandi

Alcuni giorni or sono abbiamo pubblicato un articolo di Andrea Pubusa sulla critica di Pietro Maurandi alla proposta di SEL sarda di alleanza col Psd’az e l’UDC, e sulla replica del coordinatore regionale di SEL, Michele Piras. Ecco ora alcune precisazioni di Pietro Maurandi.

Ho letto con attenzione, come sempre faccio, l’articolo di Andrea Pubusa di commento alle posizioni assunte da me e da Michele Piras a proposito dell’apertura dell’alleanza di centrosinistra al PSd’Az e all’UDC, ho letto i commenti che ne sono seguiti e vorrei fare qualche precisazione.
Io non ho espresso giudizi sulla “natura” dei due partiti, se non sulla pretesa “naturale” collocazione a sinistra del PSd’Az, che invece da molti anni è organicamente collocato nel centrodestra. La mia critica muove dalla convinzione che i partiti che fanno parte della maggioranza di centrodestra devono (ne hanno il dovere e il diritto) presentarsi agli elettori con il bilancio dell’opera fatta, e i partiti di opposizione devono presentarsi come alternativa. Confusioni su questo piano sono il frutto di quella che chiamiamo cattiva politica, spingono i cittadini a considerare i partiti tutti uguali e la politica una cosa fatta per i furbi e per gli arrivisti.
In quanto al paragone con la politica del compromesso storico, mi sembra non appropriato. In quel caso, sulla scorta del dramma cileno, dove la DC di quel paese aveva sostenuto il golpe militare contro il governo di sinistra, la proposta di Berlinguer riguardava per un verso il patto, fra DC e PCI, per il rispetto e la difesa delle istituzioni democratiche, per un altro l’apertura di un dialogo per una possibile collaborazione di governo per affrontare i problemi della crisi italiana. Ma si trattava di una proposta che si inseriva in una ricerca di lunga data di dialogo tra due forze (la DC e il PCI) di forte radicamento popolare pur da versanti ideali diversi, quello del solidarismo cattolico per la DC, quello del socialismo e del comunismo per il PCI.
Semmai un paragone potrebbe farsi con la stagione della politica di unità autonomista in Sardegna. Ma anche in questo caso mi sembrerebbe inappropriato, perché quella proposta non confondeva ruoli di governo e ruoli di opposizione, ma intendeva costruire un’ampia unità delle forze autonomiste sarde di fronte alle inadempienze dello Stato centrale.
Il fatto è che la proposta di aprire il centrosinistra a forze che sono organicamente inserite nel centrodestra non nasce da una riflessione di prospettiva strategica, che meriterebbe serie considerazioni, ma semplicemente da un calcolo elettoralistico, che con UDC e PSd’Az il centrosinistra (?) vince. A parte che secondo me è un calcolo sbagliato, io penso che il rovesciamento delle alleanze, sempre possibile e a volte auspicabile, o è frutto di un ripensamento profondo e sofferto e di un dialogo intenso tra le forze politiche, oppure è roba di bassa cucina, trasformismo appunto, che in politica è sempre possibile, ma non spacciamolo per ciò che non è, cioè un accordo fondato su comuni posizioni sovraniste. Anche perché il cosiddetto sovranismo finora è una specie di cortina fumogena, che nasconde cose molto diverse, alcune interessanti altre francamente inaccettabili. E appunto per questo rischia di essere ricondotto ad un mero calcolo elettoralistico e di scadere nel peggiore trasformismo.

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