L’UE e il governo di internet: una battaglia finora persa

21 Maggio 2014
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Daniele Marongiu

Riceviamo da Daniele Marongiu, ricercatore universitario, autore del volume “Organizzazione e diritto di Internet”, Giuffré, 2013, questo articolo, che mostra quali partite decisive si stanno giocando su internet e le implicazioni di esse sull’economia, globale e locale, e sulla democrazia.

Si afferma che il futuro dell’Unione Europea è legato all’innovazione tecnologica e alla Rete. Ciò è certamente vero, ma non tutti i versanti di questa tematica sono ugualmente noti. Una delle sfide che l’Europa dovrà affrontare nella prossima legislatura, chiunque vada al governo, consiste nell’entrare a pieno titolo nei meccanismi di governo di Internet, dai quali ora è tendenzialmente esclusa.
Per capire i termini della vicenda occorre anzitutto rispondere al quesito: cosa significa “governare Internet”? In breve, si può affermare che l’amministrazione della Rete si incentra prevalentemente nella gestione dei “nomi a dominio di primo livello” (Top level domains, abbreviato TLD), ossia dei suffissi con cui terminano le stringhe dei siti che abitualmente visitiamo, per esempio “.com”, “.net”, “.it”. Il suffisso individua la tipologia di sito: “.com” indica un sito commerciale, “.org” un sito no-profit, “.es” un sito spagnolo,  e così via.  “Amministrare Internet” significa dunque decidere quali siti possono andare sotto ciascun Top Level Domain. Oggi questa funzione è svolta da un organismo, l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), che formalmente è sovranazionale, ma di fatto è strettamente condizionato dal Governo degli Stati Uniti, perché ha un contratto di consulenza con il Dipartimento del Commercio USA, che quindi è il suo principale finanziatore.
Dietro la gestione dei domìni di primo livello si cela un potere enorme. A conferma, è essere sufficiente citare due casi significativi. Il primo: da qualche anno i siti della Catalogna hanno un loro suffisso specifico, che è “.cat”; si è trattato del primo caso in cui una realtà politica non statale ha avuto un proprio Top level domain, ed è implicito quali siano le ripercussioni e i benefici, in termini identitari, e quindi politici ed economici, che ne derivano per la comunità catalana. La decisione circa l’assegnazione del suffisso “.cat” alla Catalogna è stata assunta unilateralmente dall’ICANN, cioé da un organismo che, come dicevamo, è appendice del Governo degli Stati Uniti, peraltro a fronte del manifesto dissenso del Governo spagnolo.
Il secondo esempio appare ugualmente indicativo: esso attiene all’attivazione, nel 2005, del dominio di primo livello “.eu”, che contraddistingue i siti istituzionali dell’Europa.  L’istanza era stata presentata nel 1999 dalla commissione Prodi, e si sono dovuti attendere sei anni per l’approvazione, perché l’ICANN trovava resistenze da parte degli USA circa l’esistenza di un TLD europeo, proprio in ragione del significato politico che esso assumeva come segnale di coesione e di soggettività dell’Unione.
Oggi l’Unione Europea si trova ad affrontare una nuova fase contenziosa per il controllo della Rete. Infatti, l’ICANN, dal 2012, per fare cassa, ha deciso di moltiplicare indefinitamente i suffissi internet. Finora individuano poche macro-categorie; d’ora in avanti ce ne potrà essere praticamente uno per ogni tipo di prodotto commerciale: per esempio i siti che parlano di automobili potranno avere il dominio “.car”. L’ICANN darà in gestione i nuovi suffissi, attraverso l’indizione di aste, a società private che decideranno chi e come potrà avere siti con le relative terminazioni. Fra i nuovi suffissi, vi sono “.wine” e “.vin”, con i quali termineranno i siti che si occupano di vino. In conseguenza di ciò si è aperto un conflitto tra l’Unione Europea e l’ICANN, perché quest’ultima è intenzionata ad assegnare la gestione dei domini “.wine” e “.vin” ad una società non europea, in quanto migliore offerente, la quale potrà a sua volta lucrare su essi, assegnando i nomi dei siti che termineranno con “.wine” e “.vin” a chi sarà disposto a pagare cifre maggiori. Per esempio, è possibile che i siti www.vernaccia.wine e www.malvasia.vin siano affidati ad imprese non europee, che non hanno nulla a che vedere con i rispettivi prodotti, semplicemente perché disposte a pagare una cifra più interesante.
Il 9 settembre scorso la vicepresidente della Commissione Europea e commissaria per l’Agenda Digitale Neelie Kroes ha scritto una lettera al presidente dell’ICANN, Fadi Chehadé, lamentando ciò, e chiedendo che i nomi a dominio “.wine” e “.vin” siano assegnati con garanzie di rispetto delle denominazioni protette dei produttori europei. Successivamente c’è stata una nuova lettera, il 3 febbraio 2014, di Linda Corugedo Steneberg, funzionaria della Commissione Europea, che conteneva un ulteriore sollecito perché si risolvesse la questione riconoscendo il danno che vi sarebbe stato per il mercato dell’Unione a seguito dell’attribuzione dei domini sui vini in contesti avulsi del reale contesto geografico di riferimento.
È importante sottolineare che in questo lungo processo decisionale l’Unione Europea non è “decisore”, ma solo “partecipante al procedimento”, come soggetto interessato esterno.
In ogni caso, nonostante queste sollecitazioni, il Board of Directors dell’ICANN Il 28 marzo scorso, si è detto determinato ad assegnare i domìni sul vino al migliore offerente in base a un criterio meramente economico. Si è dovuta quindi interessare della questione la presidenza del Parlamento Europeo, ottenendo, il 4 aprile, un rinvio di due mesi della decisione definitiva, al fine di verificare l’ultima possibilità di un accordo.
La questione è dunque differita al dopo-elezioni, e sarà uno dei primi punti che la nuova Commissione e il nuovo Parlamento europeo dovranno affrontare. Chiaramente la vicenda dei nomi dei vini è solo la punta dell’iceberg e l’obiettivo vero consiste nell’ottenere un coinvolgimento formale dell’Unione Europea nelle dinamiche di governo della Rete. Ci sono state alcune importanti dichiarazioni nelle scorse settimane, sia del presidente Obama, il quale (anche sotto la pressione del Datagate) ha affermato che l’ICANN dovrà recidere il proprio legame con gli Stati Uniti, e che alla prossima scadenza del contratto con il dipartimento del Commercio, questo non sarà rinnovato. Chi governerò Internet? Con quali criteri? E’ un capitolo centreale della questione democratica a livello globale. Ecco un campo dove l’Europa deve mostrare di avere peso. Ciò che occorre è una politica attiva, da parte delle istituzioni dell’Unione, perchè vi sia una rappresentanza diretta dell’Europa negli organi di governo di Internet.

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