A convegno anche per Ganau e Demuro la legge elettorale è incostituzionale…ma in ufficio si girano i pollici

23 Maggio 2015
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Amsicora 

Finalmente qualcuno delle alte sfere dice qualcosa sulla vigente legge elettorale della Sardegna con la quale sono stati eletti gli attuali 60 consiglieri. Noi, intendo Marco Ligas ed altri 25 elettori che abbiamo presentato ricorso al Tar e appello al Consiglio di Stato, di cui attendiamo la decisione, non possiamo che essere felici per questa manifestazione di interesse al tema della rappresentanza. E, mentre speriamo in un rinvio della legge truffa regionale al vaglio della Consulta, non possiamo non salutare con favore la critica della disciplina sarda in occasione del convegno “Partiti e democrazie in movimento“, ad opera del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e dell’Assessore alle Riforme (si fa per dire!) Gian Mario Demuro.
Ganau, nel suo discorso di saluto, usa i nostri stessi argomenti: ha ricordato il ruolo fondamentale dei partiti nell’attuale sistema democratico e ha rivolto critiche all’attuale legge elettorale regionale perché mortifica anziché esaltare la rappresentanza dei sardi nell’Assemblea regionale. «Una pessima legge», ha detto, «nata in una logica di autoconservazione che non è riuscita, colpevolmente, a garantire una rappresentanza di genere ma neanche quella territoriale». 
Questi sono i punti che noi abbiamo sollevato nel ricorso. La soglia per l’assegnazione del premio di maggioranza del 55% dei seggi al candidato-presidente che raggiune il 25% dei voti validi (circa il 13% dell’elettorato, considerati gli astenuti) è del tutto irragionevole e in palese violazione della libertà e uguaglianza del voto degli elettori. E poi, se la governabilità, secondo il legislatore regionale, è assicurata dal 55% dei seggi che senso ha il superpremio dell’ulteriore 5% a chi raggiune il 40% dei voti? Ed ancora, se la governabilità è garantita dal premio di maggioranza, che senso ha lo sbarramento? Per di più, uno sbarramento alto, al 5% per le singole liste e al 10% per le coalizioni. Un marchingegno per far entrare in Consiglio i baciapantofole del PD come Gavino Sale e tener fuori chi ha avuto la pretesa di autonomia come  Michela Murgia. Insomma, oltre a creare una maggioranza artificiosa, si è voluta eliminare un’opposizione scomoda, cioé l’opposizione vera. Il risultato? Manca la governabilità, intesa non come artifizio per manetenere nella sedia un presidente, ma come capacità di risolvere i problemi, mobilitando la gente, e manca un’opposizione pungente, che è il sale della democrazia. E i risultati devastati si vedono…
Anche l’assessore degli Affari Generali, Gian Mario Demuro, si è lamantato e ha poi ammesso che la legge viola lo Statuto, cioé è incostituzionale. Da buon prof. ha poi spiegato che «una buona legge elettorale, perché sia coerente con l’articolo 16 dello Statuto sardo, deve promuovere le condizioni di parità. Deve farlo in modo tale che la capacità di rappresentare le differenze, insite nella differenza di genere, possa avere un luogo in cui si esprime, vale a dire il Consiglio regionale». Che bravo! Sennonché un assessore non si lamenta e non spiega. Questo posso permettermelo io, quisque de populo. Lui, l’Assessore non deve spiegar nulla, deve presentare un disegno di legge e farlo approvare dalla maggioranza che lo sorregge. Altrimenti se ne va a casa. Avrebbe dovuto far questo come primo atto, appena insediato nella carica. Come fa un prof. di diritto costituzionale a stare in giunta grazie ad una legge elettorale, per sua stessa ammissione, incostituzionale? Ed anche Ganau, quando, come in questo caso, si tratta di ricondurre nell’alveo costituzionale la legge che regola la formazione del Consiglio, ossia la rappresentanza politica dei sardi, non può stare a guardare. Chi ha responsabilità politiche lasci la convegnistica a noi poveri  uomini comuni e faccia il suo dovere. Altrimenti abbiano la decenza di star zitti.

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