Carbonia. I 72 giorni. Dicono i dirigenti politici. Renzo Laconi aljla Camera, le ragioni del movimento, la repressione poliziesca: coprifuoco, pattugliamento, carri armati. Laconi presso i pozzi con Giovanni Lay a sostegno dei minatori

7 Agosto 2022
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 Gianna Lai

 

 

 

Come ogni domenica dal 1° settembre 2019 un nuovo episodio della lotta deo minatori di Carbonia.

 

Il 14 ottobre 1949, in occasione delle repressioni avvenute durante il comizio di Nadia Gallico Spano a Carbonia, che riprenderemo in seguito, Renzo Laconi interviene alla Camera ricordando l’attacco al movimento operaio durante il 1948 in città da parte del Commissario Pirrone. E riferisce, sui 72 giorni, i motivi di quella lotta. “….A Carbonia abbiamo avuto dal luglio dell’anno scorso, fino ad oggi, tutta una serie di atti di una gravità eccezionale, a cominciare dalle repressioni che son state compiute il 14 luglio. Il 14 luglio vi son state delle manifestazioni a Carbonia su per giù dello stesso genere e natura di quelle avvenute in altre parti d’Italia. Ma io credo che il modo con cui son state represse le manifestazioni o punite le persone che erano responsabili di questo episodio, sia stato particolarmente brutale. Alle 3 del mattino del 27 agosto 1948 le forze di polizia sono andate a cercare i presunti responsabili: sono entrate nelle case in piena notte, hanno cacciato fuori la gente, vi è statao qualcuno che si è ribellato. Vi è stato in questa stessa giornata del 27 agosto, la figlia di uno di questi incriminati, la quale è stata percossa col calcio del mitra e gettata per le scale. Era una donna che era intervenuta soltanto per difendere il padre ….. Il 2 settembre 1948, a seguito di questi fatti, voi ricordate che ci fu un episodio che ebbe una eco nell’altra Camera, il senatore Spano andò a Carbonia per denunciare i metodi della polizia: diritto che nessuno poteva contestare non solo a un deputato ma a un qualsiasi cittadino, diritto riconosciuto dalla Costituzione. In quell’occasione fu anche intimato l’arresto dell’onorevole Spano, arresto che fu revocato in seguito, per l’intervento di persone di buon senso”. Nel testo che riporta l’intervento dell’onorevole Laconi, si registrano, a questo punto, interruzioni da parte di Scelba che assicura “Comunque ora vi è tranquillità assoluta”. Per riprendere, quindi, Renzo Laconi, “Dicevo che a Carbonia, centro operaio di grande importanza, si verificano talvolta delle agitazioni, dei movimenti dei lavoratori, come del resto avviene in qualsiasi altro centro che abbia una simile composizione sociale. Ebbene, a Carbonia, durante gli ultimi mesi del ‘48, vi fu un’agitazione di cui non voglio discutere a lungo in questo momento. Che cosa è avvenuto? In quell’occasione, quale fu l’atteggiamneto della polizia è inutile che io lo ricordi qui: la polizia presidiò i pozzi, impedì agli operai l’accesso alla miniera, alcuni carabinieri si sono calati persino nelle gallerie per prelevare i minatori che vi erano rimasti. Uno di questi carabinieri tornò su svenuto, qualcuno perdette persino le armi: sono cose che accadono perché la miniera non è un ambiente tanto facile e soltanto gli esperti vi si muovono con mobilità e sicurezza. In quella occasione anch’io ero a Carbonia e mi trovavo precisamente nel Pozzo Nuovo, proprio dove i minatori erano rimasti dentro le gallerie, mentre le forze di polizia erano scese per cacciarli fuori. Quando i minatori uscirono dalla miniera (dopo le insistenze e i tentativi di conciliazione fatti, tra gli altri, anche da me personalmente), la polizia si servì….. di ….. riflettori, …… per indirizzarli contro le bocche della miniera, in modo da individuare uno per uno i minatori che erano in galleria. E questo è accaduto proprio sotto i miei occhi. Dopo la lunga agitazione, nel dicembre del ‘48 vi fu a Carbonia, come in tutta la provincia di Cagliari, un’altra agitazione per l’indennità di contingenza, che era inferiore a quella degli altri lavoratori d’Italia, e per altre rivendicazioni. In questa occasione gli interventi della polizia furono ancor più furiosi. Nel giorno dello sciopero operaio delle Commissioni interne, un rappresentante, mentre si trovava sul luogo di lavoro a controllare l’adesione allo sciopero, cosa perfettamente normale da parte di un membro della Commissione interna, veniva selvaggiamente aggredito e arrestato e, nonostante l’intervento di alcuni parlamentari, non fu possibile ottenere che fosse visitato da un medico: fu scarcerato solo dopo alcuni giorni. Si ordinò il coprifuoco per qualsiasi cittadino e, se vi era qualche dubbio circa le intenzioni di chiunque fosse stato trovato in istrada oltre quella determinata ora, costui veniva senz’altro condotto al comando dei carabinieri. Soltanto chi restava tappato in casa era al sicuro ed era praticamente impossibile entrare od uscire da Carbonia, poiché vi erano dei picchetti armati della polizia che lo impedivano. Il pattugliamento nelle strade era notevole: carri armati andavano e venivano per tutta la città, e gli operia trovati isolatamente venivano regolarmente picchiati a sangue dagli uomini della polizia insieme con elementi del movimento sociale, i quali sono considerati dall’attuale commissario come una specie di forza aggiunta. Si pensi che si è giunti a questo punto: in un determinato momento, in occasione di una nostra manifestazione, di un nostro comizio, alla Camera del lavoro di Carbonia furono tagliati i fili che dovevano servire a far funzionare l’apparato amplificatore; questa azione di sabotaggio è stata compiuta da un determinato elemento del movimento sociale. Ebbene, il commissario di pubblica sicurezza ha incaricato proprio questo elemento di fare l’inchiesta. Naturalmente quell’elemento era il meglio informato, ma né l’onorevole ministro, né la Camera, certamente saranno edotti di quella informazione…”

E avviandosi alle conclusioni, per sottolineare ancora una volta il problema sociale economico e politico alla base della gestione SMCS“….Voi state dando miliardi per sanare il bilancio aziendale ma non state affrontando il problema in pieno, nonostante tutti vi abbiano detto che Carbonia deve essere risanata in modo definitivo. Ci vuole un piano,…. i lavoratori non hanno mai negato la collaborazione su questo punto, … l’opposizione degli operai è diretta a impedire licenziamenti o la chiusura di un pozzo, … o dal mancato pagamento dei salari; è tutta una serie di fatti denunziata in Parlamento, contro cui lottano gli strati della popolazione, compresi quelli borghesi. Per venire incontro a queste agitazioni, per ristabilire l’equilibrio a Carbonia mandate un pazzo fascista ex repubblichino, che vuol fare questi gesti di esibizionismo, che non ha il minimo tatto né intelligenza politica”.
Era presente insieme a Renzo Laconi, presso i pozzi occupati, anche Giovanni Lay, che tratteggia quegli eventi, nel suo libro “Io comunista”, in modo molto essenziale. Così il giudizo finale sull’opera di Velio Spano, forse risolto ancor più frettolosamente: “ Nel 1948 ci fu il lungo sciopero di settantadue giorni dei minatori del bacino carbonifero che vide impegnate tutte le popolazioni dei paesi della zona di Carbonia. I contadini e i lavoratori della terra di molti centri agricoli raccoglievano e inviavano generi alimentari per sostenere la lotta dei minatori. Il grande sciopero si chiuse alla fine del novembre del 1948, con un accordo che prevedeva alcune garanzie sulle prospettive dell’attività estrattiva. Fu in quella circostanza che la segreteria regionale decise che Velio Spano (che nel maggio del 1947 era stato eletto segretario regionale in sostituzione di Antonio Dore), il quale stava spesso a Carbonia fin dai giorni dello sciopero dei settantadue giorni, diventasse segretario della Camera del lavoro della città mineraria. L’operazione potè essere portata a termine perché Spano, essendo senatore, era coperto da immunità parlamentare e non correva pericolo di essere arrestato, come era già avvenuto per Giardina. Dal punto di vista pratico la presenza di Spano, come massimo dirigente sindacale a Carbonia non ha avuto grandi risultati, giacché il processo di smobilitazione del bacino minerario è andato avanti”.

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