Carbonia. I 72 giorni. Dicono i dirigenti politici, Emilio Lussu in Senato, sullo sviluppo del Sulcis: “Ora la nazionalizzazione delle industrie estrattive”, sulla polizia: “Le ragioni per le quali le forze di polizia a Carbonia durante ogni riunione pubblica si tengano schierate con mitragliatrici e carri armati attorno ai pacifici cittadini, quasi fossero non difensori ma i nemici delle libertà consacrate con la Costituzione della Repubblica”.

31 Luglio 2022
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Gianna Lai

Come ogni domenica un tassello della storia dei minatori di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

 

 

Nella sua battaglia parlamentare Emilio Lussu aveva più volte sollevato il problema del carbone Sulcis, dentro il quadro della “ricostruzione industriale del Mezzogiorno”, da contraporre alla politica dei bassi salari e dei licenziamenti di massa operata dall’azienda. E, se a conclusione di quei 72 giorni, Velio Spano e il sindacato ponevano al centro la gestione delle miniere da affidare agli operai e alla loro rappresentanza, Emilio Lussu insisteva piuttosto, partendo da risanamento e industrializzazione assicurata col Piano Levi, sulla nazionalizzazione delle industrie estrattive, carboni, miniere metallifere, e petrolio e gas metano. Così nei suoi discorsi parlamentari immeditamente successivi alla vicenda, ora i contenuti ancor meglio definiti, appare chiara l’energia riformatrice che è stata alla base di quella mobilitazione e quindi la necessità di una denuncia politica contro la repressione del lavoro adottata dal governo.
Nella seduta del 23 giugno 1949, “Stato di previsione della spesa del ministero dell’Industria e commercio per l’esercizio finanziario 1949-50”, l’on. Emilio Lussu interviene, durante la discussione, sul problema del carbone del Sulcis, mettendo ancora in risalto i temi agitati dal movimento popolare, in particolare durante i 72 giorni, “E lo pongo non già come un problema che tocchi solo un settore regionale della economia, e sarebbe ugualmente non irrilevante; ma come un problema che va inserito nel grande problema che siamo usi chiamare ricostruzione industriale del Mezzogiorno, e quindi tocca il campo generale di tutta l’economia nazionale. Quale è oggi la situazione del carbone Sulcis? Salari molto bassi, trasferimenti più o meno giustificati, licenziamenti più o meno mascherati, provvedimenti tutti presi per alleggerire l’azienda”. Eppure, prosegue Lussu, “io visitai in rappresentanza del Governo, alla fine del 1945, la Fiat-Mirafiori a Torino, e i tecnici che mi accompagnavano di fronte ai forni in perfetto rendimento, mi dissero che erano alimentati dal carbone del Sulcis, … un carbone da fornace, e quindi di larga richiesta e forte consumo”. Per soffermarsi poi sul Piano Levi, il senatore, centrale termoelettrica a garantire autonomia energetica, impianto di azotati, produzione di fertilizzanti chimici, ecc., “ma si attende ancora. Il Piano Levi ha ormai avuto il consenso dei tecnici locali, delle organizzazioni sindacali, dei dirigenti della Carbosarda, della Consulta regionale,….. del Convegno degli ingegneri industriali di Milano nel novembre del ‘48, del Congresso minerario italiano del Sulcis dell’anno scorso…Al CIR il piano generale ha riscosso universale consenso”, mentre “la 1^ Commissione è di avviso che, a partire dalla produzione di due milioni di tonnellate annue Sulcis, esistano l’opportunità e la convenienza della realizzazione degli impianti in oggetto, … attraverso un finanziamento con fondi ERP o altre fonti”. Previa, naturalmente, garanzia di “assetto economico e finanziario della gestione mineraria”, trattandosi di azienda statale il cui sviluppo è universalmente ritenuto felice nell’interesse dell’economia generale del Paese”. Per rivolgersi direttamente al ministro, nella sua conclusione, “non è questo finalmente il momento di nazionalizzare le industrie estrattive, tutte le industrie estrattive, carboni, miniere metallifere, il petrolio, il gas metano? Non è questo il momento? Io credo che tutti sentiamo questa esigenza, non solo nell’interesse dell’economia del nostro Paese ma per qualche interesse superiore alla stessa economia”.
Ed ancora, già prima e durante i 72 giorni, nella seduta del 15 settembre 1948, “Per la discussione di una interpellanza urgente in materia di arresti operati in seguito alle agitazioni del 14 luglio 1948”, inviata al “ presidente del Consiglio dei ministri, sui motivi che hanno spinto il ministro dell’interno a fare operare tanti arresti per le agitazioni del 14 luglio, sulla condotta del governo verso la magistratura, e per conoscere i suoi intendimenti sull’impiego della Polizia”. Carbonia al centro, il fermo di Velio Spano durante il suo comizio del 1° settembre, “E’ un fatto nuovo il contegno di questo commissario di pubblica sicurezza di fronte a un rappresentante del Parlamento. Per me questo rappresentante del Parlamento non ha nome, non ha cognome non ha partito politico. E’ ciascuno di noi ed è ciascuno di voi che è toccato nelle garanzie, sancite dalla Costituzione, di rappresentante al parlamento. Mi pare pertanto conveniente che il presidente del Consiglio in persona e non il ministro dell’interno venga qui a rispondere a quelle che sono le nostre legittime preoccupazioni”. L’onorevole Bitossi a sostenerlo, da buon conoscitore dei problemi sulcitani, nei 72 giorni tra i parlamentari che partecipano alla trattativa: “Mi associo a quanto ha detto l’onorevole Lussu. Desidererei che fosse presente alla discussione l’onorevole presidente del Consiglio”.
E poi il 23 ottobre 1948, Stato di previsione della spesa del Ministero dell’interno, esercizio finanziario 1 luglio 1948- 30 giugno 1949, “Io dico subito che nel mio intervento su questo bilancio comprenderò quella interpellanza che ho presentato circa un mese fa al presidente del Consiglio sulla politica generale del governo in politica interna. Interpellanza che avevo presentato con carattere di urgenza e che credevo questa assemblea avesse il diritto di discutere subito perchè pertinente a quel momento”. Rivolgendosi quindi all’onorevole Scelba, “Quanti sono stati gli arrestati per i fatti del 14 luglio? Pare oltre tremila e, se si considerano tutti quelli deferiti alla autorità giudiziaria e che complessivamente subiranno il processo, si raggiungono i settemila. Credo che questi dati debbano considerarsi ufficiali perchè mai il governo, che io sappia, li ha smentiti …. Quando per esempio a Carbonia sono state recentemente arrestate quattro o cinque persone [in riferimento a uno dei tanti episodi, così frequenti durante i 72 giorni, n.d.a.], vi è stato un tale apparato di forza e tale movimento di mezzi meccanizzati da far pensare alle grandi manovre di una unità dell’esercito e, naturalmente, non mancavano neppure le autoblindate. Se l’onorevole ministro dell’interno volesse un giorno avere la compiacenza di dirci quanto è costata quella modesta operazione di polizia che avrebbe potuto compiere un appuntato dei carabinieri accompagnato da un carabiniere semplice, probabilmente verremmo a sapere che ci è costata più che non il funzionamento di un tribunale civile e penale durante un anno. E si aggiunga che la città è stata messa quasi in stato d’assedio perchè per molti giorni nessuno poteva entrare senza le carte di identità, come in tempo di guerra. Eppure la Costituzione dà a qualunque cittadino che non sia un criminale perseguitato dalla legge, il diritto di entrare e di uscire dove vuole nei limiti del nostro territorio nazionale……. Se gli stessi rappresentanti del parlamento non si vedono riconosciuti i loro diritti, quelle che si chiamano prerogative parlamentari, come volete che ottengano i semplici cittadini il riconosciemnto dei loro diritti costituzionali? Il nostro collega onorevole Spano si è visto sciogliere il comizio con cariche di polizia e gas lacrimogeni, perchè il commissario di pubblica sicurezza aveva giudicato il suo discorso non soddisfacente. Il fatto non può che apparirci grave, onorevoli colleghi della maggioranza. Chi giudica della opportunità della convenienza o della legalità di un discorso? L’autorità giudiziaria o quella di pubblica sicurezza? Se si invertono le parti è perfettamente vano che noi abbiamo sulla Carta una Costituzione democratica, continuando di questo passo, si arriverebbe al punto che quando uno di noi deve fare un discorso pubblico sarebbe obbligato a presentare preventivamente un testo scritto all’autorità di pubblica sicurezza. Immaginiamoci poi gli altri cittadini comuni non coperti dalle garanzie palamentari. Ed aggiungo che il commissario di pubblica sicurezza impedì al nostro collega senatore Spano di uscire dal Municipio per oltre un’ora e, all’ultimo, lo voleva anche tradurre in caserma, se il buon senso di un ufficile superiore dei carabinieri non fosse intervenuto a calmare questo folle, il quale, non sarà vano dirlo, è un ex console generale della milizia……. Ma sulle prerogative concesse dalla Costituzione ai rappresenatnti al parlamento non c’è da discutere, e nesssuno ne ha mai discusso. Nessuno chiede che l’onorevole ministro dell’interno usi particolare attenzione ai rappresentanti al parlamento, ma si ha il diritto di esigere che egli non ricorra a rappresaglie di polizia contro i colleghi che hanno l’alto onore di rappresentare l’opposizione democratica secondo Costituzione …. Se un rappresentante del Parlamento, che non è neppure un giovane venuto oggi alla lotta politica, è trattato così, come saranno trattati gli operai e, peggio, i contadini analfabeti sperduti nelle campagne?…. Comunque, i repubblichini devono essere esclusi dalla polizia……Gli uomini che hanno servito, nelle condizioni in cui hanno servitio, la Repubblica di Salò, nella polizia sopratutto, sono nostri nemici e vostri, sono nemici della democrazia. Io mi auguro che questa epurazione sia fatta, perchè il solo fatto che un repubblichino si mostri come rappresentante dell’ordine pubblico, non può che provocare una reazione popolare….. Ecco perché in piena coscienza, con questo governo, con questo Ministero, con questo ministro, in questo bilancio non si può approvare nemmeno una lira”.
E poi nella seduta del 26 ottobre 1948, ancora sull’argomento “ho il diritto di ricordare quanto dicevo nella mia interpellanza. Primo: un nostro collega si è visto il comizio sciolto…. Secondo: è vero o no che l’onorevole Spano, nostro collega, per un’ora e più non è potuto uscire dal Municipio in cui la polizia lo aveva asserragliato? La polizia ha questo diritto? Io prego ciascuno dei colleghi di volersi immedesimare per un attimo nella posizione dell’onorevole Spano. E infine: è vero o no che il commissario che dirigeva quello spassoso servizio di pubblica sicurezza voleva trascinare in arresto l’onorevole Spano?”

Fino a quell’interrogazione dell’anno successivo, che riprenderemo in seguito, “A proposito dell’intervento della polizia a Carbonia: Le ragioni per le quali le forze di polizia a Carbonia durante ogni riunione pubblica si tengano schierate con mitragliatrici e carri armati attorno ai pacifici cittadini, quasi fossero non difensori ma i nemici delle libertà consacrate con la Costituzione della Repubblica”.
Un giudizio duro, una condanna della politica del ministero dell’interno e del governo, la difesa strenua del movimento operaio, forte la solidarietà con l’onorevole Velio Spano a difesa della Costituzione repubblicana .

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