‘Coalizione sociale’: movimento, partito o sindacato?

27 Marzo 2015
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Marianna Ferrenti

 

Per capire di più sulla “Coalizione sociale”, lanciata da Landini, riportiamo questa
Intervista ad Alfiero Grandi, Associazione per il Rinnovamento della Sinistra

pubblicata martedì 24 marzo 2015  sul sito http://www.lindro.it 

 

 
 
La sinistra italiana cerca di cambiare rotta e spera di poter riemergere dal buio degli ultimi anni riponendo fiducia nel movimento Coalizione sociale, nel quale confluiranno forze eterogenee accomunate da una matrice comune: la difesa dei diritti dei cittadini, dei lavoratori, delle fasce più deboli. Questo è il mantra che in modo ricorsivo si ripete ad oltranza negli anni bui delle sue divisioni e delle sue contraddizioni interne salvo biforcarsi lungo due strade, o subire inerti il ‘risucchiamento’ nell’abisso delle sue divisioni interne, oppure per istinto di sopravvivenza, allearsi con forze che di ’sinistra’ avevano ben poco. DS, Margherita, Pd, coalizioni di centro-sinistra alle quali Rifondazione comunista e altri partiti satelliti si sono ancorati con la speranza vana di far valere le proprie idee e di metterle in pratica attraverso pratiche politiche democratiche. Una simbologia, quella della ‘falce e martello’ che nell’iconografia collettiva corrispondeva a un preciso paradigma sociale e politico; quello che dalla fine degli anni Settanta fino ad oggi si è progressivamente sfilacciato in tante correnti, movimenti, filoni; in una pluralità partitica che anziché diventare fonte di ricchezza per rinsaldare una unità interna si è trasformata dapprima in frammentazione e, poi, in frantumazione della sinistra ‘storica; un processo che con dinamiche così distanti eppure così vicine ha interessato, sul fronte opposto, anche la ‘destra’ storica. Entrambe, attraverso forme istituzionali differenti, si sono spostate verso forze di compromesso centrista, perdendo i loro punti di riferimento originari. Senza entrare nel merito di dinamiche complesse che meriterebbero un approfondimento a parte cerchiamo di rimanere sull’attualità. Coalizione sociale potrà rappresentare la rinascita della sinistra italiana? E soprattutto diventerà un partito o rimarrà movimento civile? Ed infine, la sinistra riuscirà ad uscire da una logica autoreferenziale o rimarrà arroccata su cellule ideologiche ed individualistiche senza pervadere il tessuto sociale con proposte concrete? Ne parliamo con l’attuale presidente dell’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, Alfiero Grandi cercando di capire perché l’Altra Europa con Tsipras in Italia abbia fallito. Al contrario, in Grecia Syriza sta rivendicando quello che la sinistra italiana avrebbe dovuto fare in questi anni, perché il diritto alla dignità dei cittadini europei passa attraverso il lavoro e attraverso una Ue che guardi al futuro non solo del Nord ma anche del sud Europa. Membro del Partito Comunista Italiano Alfiero Grandi ha conosciuto l’altra faccia della sinistra democratica prima durante il secondo governo di D’Alema e nel secondo governo Amato (in funzione di sottosegretario alle Finanze), poi, dal 2006 al 2008, durante il secondo governo Prodi (in veste di sottosegretario all’Economia e Finanze). Egli ha rappresentato quella parte della sinistra che avrebbe dovuto mettersi in discussione, come dovrebbero fare anche altre forze politiche, e aprirsi alle reali esigenze di un’Italia che annaspa nelle sue difficoltà. Ma rappresenta anche l’esempio di come, dopo alcune esperienze istituzionali, si possa fare un passo indietro e tornare all’associazionismo sul territorio. D’altro canto, la classe politica e dirigente italiana potrebbe cambiare mentalità e fare quello scatto di orgoglio che la porterebbe a svincolarsi da un’austerity divenuta troppo stringente. Cerchiamo di comprendere da dove riparte la nuova ‘Coalizione sociale’ per ricostruire una nuova sinistra italiana che, come è avvenuto in Grecia, guardi alle esigenze delle nuove fasce di povertà. E soprattutto verrebbe da chiedersi se tale modello rimarrà un’utopia sociale oppure se dalle macerie dei fallimenti del passato possa rinascere una nuova coscienza storica. Coalizione sociale sarà in grado di rappresentare un punto di riferimento attorno al quale la sinistra “storica” potrà in qualche modo ricostituirsi guardando a una progettualità concreta o rischia di rimanere un movimento destinato a morire sul nascere, come è stato per la coalizione italiana “L’Altra Europa con Tsipras”? Dobbiamo tenere distinti due piani, quello sociale e quello partitico. Il sindacato fa politica per i problemi che affronta ma non è un partito e farebbe un errore a ridursi nel ruolo di lobby per sostenere parlamentari o partiti amici. L’accusa al sindacato di fare politica è ridicola. Ovviamente fa politica, perfino quando dichiara di non farla. Il salto di qualità sarebbe il farsi partito, scelta che però Landini ha escluso con forza. Non capisco la polemica su una scelta già esclusa in partenza. La coalizione sociale cerca di rispondere ad un’esigenza del mondo del lavoro e in particolare dei metalmeccanici particolarmente tormentati dagli effetti della crisi (cassa integrazione, riduzione di personale, licenziamenti, ecc.) e infatti non a caso è proposta dalla Fiom. Nella confusa discussione che c’è stata in questi giorni sulla proposta della Fiom di creare una coalizione sociale è sfuggito ad esempio che ci sono già collaborazioni strette con le altre associazioni che sono interessate a questo percorso su casi concreti significativi. Chi ha visto i reportage sulla Grecia ha soltanto visto situazioni più gravi e più ampie di quelle italiane perché un disagio sociale profondo è ormai presente anche nel nostro paese e poiché il reddito non basta ci sono intere fasce di popolazione che non riescono più ad alimentarsi e a curarsi come dovrebbe avvenire e, aggiungo, come affermano i principi della Costituzione. L’ “Altra Europa” è una cosa diversa, infatti sta nel novero delle esperienze di partito, tanto è vero che ha presentato liste alle elezioni europee. Se non ha incontrato grandi consensi è un altro discorso, ma non c’entra con la proposta di coalizione sociale della Fiom. Al massimo l’altra Europa, se ne è capace, potrebbe candidarsi a tentare di raccoglierne le suggestioni, la spinta per tradurla in iniziative politiche a livello istituzionale. In altre parole, la coalizione sociale, che pone problemi politici, ha bisogno di una risposta politica dei partiti, altrimenti avrebbe vita stentata, ma non può darla da sola, perché ad un certo punto occorre misurarsi con le elezioni, con il parlamento, con il Governo e se di fronte non avrà interlocutori in sintonia sarà più dura. Anche se questo non vuol dire che non potrà comunque confrontarsi con il Governo, ad esempio con il governo Renzi, ma dubito che sarà un confronto facile. In questo nuovo movimento confluiranno personalità prorompenti come è già noto ufficialmente, il presidente della Fiom Maurizio Landini. Si parla anche di forze civili come “Libera” di Don Ciotti, ma anche alcuni gruppi antagonisti dei Centri Sociali. Come riusciranno a stare insieme anime diversissime senza entrare in conflitto fra loro? Se le diverse soggettività entreranno in conflitto tra loro faranno fallire il tentativo, anche se credo che chi ci sta sappia in partenza che è obbligato a costruire e non a distruggere. La presenza di personalità importanti non può che aiutare, la loro parola potrebbe contribuire a sciogliere nodi importanti e anche a mettere ordine in passaggi più complessi. L’aspetto della presenza di forti personalità esiste ma è, a mio parere, il meno preoccupante. Questo movimento riuscirà a coinvolgere davvero le masse con un progetto di sinistra alternativa? La Fiom ha 360.000 iscritti circa, Libera ha 1.600 associazioni, Emergency ha un’influenza importante anche internazionale, certo occorrono anche altre soggettività che potrebbero aiutare a strutturare meglio l’iniziativa, tuttavia non credo che i soggetti citati abbiano bisogno di particolari consigli visto che sono già associazioni con rapporti e fiducia di massa. Il problema giustamente posto dalla domanda è se la sinistra alternativa (andrebbe chiarito il concetto, ma per il momento può bastare) è in grado di stabilire un rapporto di fiducia con queste ed altre “masse” del nostro paese. A questa domanda la risposta non è semplice ed immediata. Così com’è oggi non credo. Se avrà il coraggio di rimettere in discussione sé stessa, il suo modo di essere potrebbe farcela, ma deve avere il coraggio di innovare e sostenere con forza alcune idee guida. Qualora questo movimento dovesse trasformarsi nella nuova sinistra italiana riuscirebbe a non commettere gli errori del passato e ad abbandonare le vecchie logiche individualistiche e autoreferenziali? Domanda complessa. Questo movimento di per sé non toglierà le castagne dal fuoco di una sinistra inadeguata, può porre i problemi, dare corpo a speranze. La sinistra deve dare risposte, per di più credibili e quindi alternative, perché se questo è l’unico sistema possibile il futuro della sinistra è segnato e marginale. Se poi la sinistra futura, che personalmente auspico rinnovata e rinnovante, sarà in grado di evitare vecchi errori non so dire. Non sono indovino. Spero sappia trarre lezione dagli errori del passato, purtroppo a volte non è accaduto. Se dovesse strutturarsi come un vero e proprio partito potrebbe avere un’incisività diversa, sempre che riesca ad attecchire alle urne? La coalizione sociale non può attecchire come partito semplicemente perché non lo è e, ne sono certo, non lo diventerà. Qual è l’elemento costitutivo di un partito? Presentarsi alle elezioni e la coalizione sociale sono certo non lo farà. Del resto me ne intendo perché anche l’Ars, di cui sono Presidente, ha radicato il suo essere associazione politico-culturale proprio nell’esclusione in radice nello statuto della possibilità di presentare liste alla elezioni a qualunque livello. Il testimone debbono raccoglierlo altri, partiti esistenti o in formazione, o in evoluzione, altrimenti sarà un problema irrisolto. Landini, parlando a nome della sua categoria sindacale, esclude categoricamente che Coalizione sociale diventi un partito. Sui media nazionali si sente quasi sempre e solo la sua voce. Non vi è il rischio che tale movimento diventi personalistico oscurando le altre forze in campo? Credo che la popolarità di Landini nasca dalla percezione che sostiene le sue tesi con calore e con convinzioni profonde. In altre parole non è finzione. Di questi tempi non è poco. E’ un rappresentante naturale dei lavoratori che gli affidano la loro rappresentanza. Il circo mediatico spesso schiaccia ma è anche capace di apprezzare significati profondi, forse per questo Landini è così invitato. Don Ciotti e Strada non credo si facciano impressionare, sono molto forti nell’apprezzamento pubblico e hanno basi solide di riferimento. Che poi i media nazionali oggi in parte perché ispirati, in parte perché ignoranti nel senso letterale del termine, insistano a presentare la coalizione sociale di Landini come un’entrata diretta in politica, fino a vaticinare la costituzione in partito, è solo la conferma di un campagna che ha l’obiettivo di ridimensionarlo, di isolarlo se non stroncarlo agli occhi dei suoi aderenti e simpatizzanti. Sono certo che Landini non farà l’errore di lasciare il sindacato e resterà anche in futuro la spina nel fianco che è stata fino ad oggi. Se così fosse sarebbe un male o un bene per una sinistra che specie negli ultimi vent’anni ha perso la bussola di un leader compatto lasciandosi trascinare verso forze centriste e democratiche che nulla avevano a che vede con la sinistra storica? Landini non diventerà un capo partito e, a mio parere, fa bene a non diventarlo. Tuttavia pone problemi veri, di fondo, all’attenzione di tutti e cerca di farlo con il massimo di forza, anche perché sostenuto da alleati sociali importanti (fin qui ne sono emersi solo alcuni). Inoltre pone i problemi per risolverli non solo per agitarli. La sinistra politica ha l’ennesima occasione di dimostrare con i fatti che può uscire dal letargo in cui è caduta da molto tempo, anche - ma non solo - per le sue divisioni. Non è la prima volta che accade. A mio parere c’è stata un’occasione non capita e non raccolta dopo i referendum del 2011, quando la preoccupazione prevalente anche a sinistra è sembrata più quella di archiviarli che di utilizzarli, malgrado 27 milioni di votanti. Ora si presenta una nuova occasione e Landini ha il merito di promuoverla, ma non è lui a potere rispondere alla domanda. Anzi se la sinistra continuerà a perdere le occasioni, compresa questa, si verificherà una situazione paradossale che alcune risposte le potrebbe perfino dare Renzi, parziali, discutibili, forse con scopi poco nobili, ma potrebbe accadere. Renzi nel bene e nel male non ha principi immodificabili a cui affidarsi, il suo credo è in continuo movimento e se gli convenisse potrebbe perfino riaprire il dialogo, magari proprio con la coalizione sociale, lasciando ai margini i settori sindacali che oggi guardano alla proposta con troppa freddezza. Come tutte le sfide che possono avere sbocchi positivi anche con la coalizione sociale restano possibili quelli opposti. La responsabilità non può essere di chi prova smuovere la situazione ma semmai di chi non sa cogliere le occasioni, o di chi le usa a suo tornaconto, o fa solo quello che gli conviene nell’immediato. E’ una sfida importante, spero contribuirà a rendere l’Italia migliore.

Marianna Ferrenti

 

Intervista ad Alfiero Grandi, Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, apparso sul sito http://www.lindro.it/

 

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