ANPI. Prima riunione nazionale dopo il congresso all’insegna dell’unità e dell’impegno per la pace

19 Aprile 2022
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Gianna Lai

La bandiera dell’Anpi e quelle della pace alle finestre, rendono da lontano immediatamente visibile la sede, un giardino intorno, numero 270 di via Degli Scipioni, a un  tiro di schioppo da Piazza del Popolo, sol che si  attraversi il ponte sul Tevere poco lontano. Stato d’animo della prima volta, curiosità e apprensione, compagne e compagni da salutare, solo pochi quelli già conosciuti in Sardegna e a Cagliari, in occasione delle iniziative Anpi, durante i Congressi e i convegni. Vincenzo Calò, A. Pollio Salimbeni, E. Ricci, C. Ghezzi, il presidente Pagliarulo e il compagno Terranova, questi ultimi “incontrati” da remoto. E poi un giro nella  grande sala che ospiterà tra poco l’assemblea del Comitato nazionale, semplicemente arredata dei tavoli per i partecipanti, ma illuminata dal bellissimo stendardo dell’Anpi nella parete  vicina alla finestra. Poi  il primo e il secondo piano, che ospita la redazione di Patria Indipendente con Natalia, la sua voce ben nota attraverso il telefono.
E fa l’appello in apertura la compagna Carla Argenton,  tutte e tutti presenti, chi in sala  chi da remoto, come il presidente emerito Carlo Smuraglia. Alle 10,30 inizia la prima assemblea del Comitato Nazionale ‘Anpi, dopo il Congresso di Riccione, per eleggere il presidente, i vicepresidenti e la Segreteria. La ricchezza di quel dibattito e della partecipazione, la conferma del ruolo dell’Anpi nella nostra vita democratica, l’unità e il pluralismo sottolineati nel voto finale, a introdurre i primi interventi. Così la compagna Soriani che, partendo dalla linea di fondo condivisa, si sofferma sulle visioni di una complessità ancora fortemente sottolineata dalle dichiarazioni e dalle discussioni dentro e fuori l’Anpi. E il suo presidente, sollecita Albertina, a garantirne ampiezza e approfondimento, l’antifascismo oggi espressione di una alleanza  larga: pace e guerra, questo 25 aprile sia nuova liberazione dalla guerra. Nell’unità antifascista essere propositivi, la Storia e il contesto, la scelta  radicale coi popoli che resistono e che dobbiamo accogliere: questi i due  momenti significativi per l’Italia. E se la politica di difesa è nella nostra tradizione democratica, vogliamo muoverci verso un progressivo disarmo e in una linea che vede Francesco portare la bandiera ucraina, come è successo  lo scorso mercoledi. Perché siamo l’unica associazione a resistere, fin dal 1944, una volta venuti meno i partiti di quel tempo, sempre impegnata a  ragionare  di democrazia e di diritti, di antifascismo e di memoria attiva. E il presidente, infine,  deve saper cogliere e condividere, percepire il pluralismo delle voci, onde  “prosciugare” l’incomprensione che viene da fuori nei confronti dell’Anpi.
E sollecitano, le parole di Albertina, altri interventi su come operare nella comunicazione. E poi A.  Pollio, Salimbeni, “siamo di fronte a un’offensiva politica, veri attacchi personali contro Pagliarulo, la cui elezione sarà la giusta risposta a tutti gli intellettuali e ai pseudodemocratici, frutto di un Congresso unitario. Il  mandato resta per noi prima di tutto quello del documento, la grande alleanza democratica, poiché ci è riconosciuta la responsabilità di dirigere l’organizzazione nella temperie della guerra. Leggere, riflettere e costruire nel perimetro dell’azione dell’Anpi, proiettati verso  un futuro che non conosciamo”. Parla di campagna bellicista  Margheri, e di svolta epocale nella decisione di Svezia e Finlandia  a favore della Nato sui loro territori. Il bellicismo è prendere di mira i valori della Costituzione e ci saranno altri attacchi contro l’Anpi, gravi, come quelli di chi ne vuole direttamente lo scioglimento, per  affidare  la memoria alle fondazioni. “Noi siamo invece per la memoria viva, non quella istituzionalizzata. Ci dicono - non rappresentate più nessuno, siete fuori dalla storia, scioglietevi, perché i partigiani sono tutti morti - Noi facciamo invece appello alla nostra esperienza storica, alla nostra capacità di leggerlo, il passato”.
Belle voci, bei discorsi, da riferire  e tenere a mente al rientro, per il lavoro delle prossime settimane tra le compagne e i compagni. Segue l’intervento del Presidente Pagliarulo, prima del voto e poi alla ripresa, dopo la sua elezione, salutata da grande soddisfazione generale, auguri!, buon lavoro!, e da una bottiglia di champagne che accompagna la breve colazione di fine mattinata.
Nel ricordo di Carla Nespolo, forte la volontà di tenere presenti tutte le sensibilità, così come nel documento e nel Congresso, del quale si sottolinea qui l’unità interna, Pagliarulo dice  che con Pd, Leu, Sinistra italiana e Cinque stelle vi sono intese sulle leggi antifasciste. E se già in corso la militarizzazione del dibattito pubblico durante il Congresso,  “noi abbiamo fatto un grande dibattito unitario,   esempio di democrazia organizzata, non centralismo, non correntismo, non assemblearismo che tende a sbriciolare l’associazione”,  ciò che si è ottenuto è l’esatto contrario della crisi dell’Anpi, come molti, facendo pronostici, si aspettavano.
Dice il presidente che oggi si è chiuso il 1945 e si apre una fase nuova,  dilaga il carattere stragista della guerra, attribuibile in massima parte ai russi e, tuttavia, nella realtà, molte cose son l’esito del modo in cui questa guerra avanza, dimostrando la mancanza,  il ritardo, dell’azione diplomatica. L’Unione Europea è per il prolungamento della guerra, - L’Ucraina vincerà la guerra sul campo di battaglia -, mentre  si va verso l’escalation. La Nato è esercito permanente in Europa orientale, una sfida sistematica, cui risponde la Cina: grave il rischio di destabilizzazione dell’intera Asia. In questi 15 giorni si precipita sempre più in basso, perché la guerra in Ucraina comprende in sé la guerra tra America  e Russia, l’ulteriore riarmo dell’Occidente, della Russia e della Cina, mentre la Finlandia entra nella Nato e si fa più pericoloso lo scontro diretto America - Russia,  con il conseguente coinvolgimento della UE, che prosegue il suo invio delle armi. Situazione gravemente deteriorata.
“Vogliamo il potenziamento di tutte le forze di pace, dell’area pacifica e pacifista e del   dialogo con le forze democratiche. Perché nell’ambito di una militarizzazione del dibattito pubblico, noi in Italia subiamo la propaganda attraverso un’unica fonte, quella ucraina. Così come in Ucraina, e poi in Russia quella russa stessa. Ma l’Italia non è in guerra, non dobbiamo cedere alla propaganda, dobbiamo piuttosto denunciare questo clima mai visto. Giornali un tempo antifascisti, come Repubblica, oggi controllata da Fiat, che portano avanti la propaganda ed è nella banalizzazione che si nasconde la morte della verità: il punto di vista liberaldemocratico, l’accusa di putinismo all’Anpi. Il mondo cattolico è  diviso, si vuol dividere anche l’Anpi, si vuol drammatizzare la situazione di Milano e Bologna. E sono favori per le teste sovraniste italiane questi attacchi all’Anpi, la pietra dello scandalo il comunicato di Bucha. Dice Gabrielli che su Bucha bisogna stare attenti e cauti sulle responsabilità, ed è peggio di ciò che  ha detto l’Anpi, ma l’Anpi è sotto attacco sulla stampa già fin da prima della guerra ed oggi, in particolare con MicroMega, del gruppo Gedi Fiat, l’attacco  diviene ancora più violento: D’Orsi e Montanari dichiarano  solidarietà all’Anpi, affermando che non scriveranno più su quella rivista, feroci gli insulti da parte di Italia viva” Perché l’attacco, si chiede infine Pagliarulo? “Essi speravano che andasse male il Congresso dell’Anpi e, infastiditi per aver sbagliato le previsioni, ci presentano ora come  putiniani traditori della Resistenza: l’Anpi andrebbe addirittura sciolta. In realtà stiamo crescendo e facciamo senso comune, né siamo impauriti dalle minacce che vengono da quegli ambienti. Dobbiamo semmai stare attenti ai compagni nostri e rafforzare l’associazione, aprendoci al massimo. Perché la questione è politica, si vuole mettere in discussione la nostra autonomia”
A conclusione del suo intervento il presidente annuncia la Conferenza stampa per il 25 Aprile, andare verso la festa del 25 Aprile, che sia partecipata unitaria e pacifica.
E poi l’intervento, tra gli altri, di Carlo Smuraglia, che piacere rivederne la figura e sentirne il discorso, pur da remoto!. Per lui, a fianco alla battaglia contro la guerra, l’importanza del lavoro dell’Anpi, il suo ruolo essenziale contro i neofascismi ed i razzismi e per la memoria attiva e la lettura approfondita della Costituzione, onde assicurare continuità  nella formazione e nel coinvolgimento dei giovani. Così E.Ricci, presente in sala, il cui discorso viene seguito con molta attenzione dall’intero Comitato.
E quando si tratta di eleggere e definire i modi e le scelte per la Segreteria e la vicepresidenza, in primo piano le capacità e l’esperienza delle compagne e dei compagni che ne faranno parte. Nei loro interventi appassionati gratitudine e insieme forte consapevolezza per un  impegno affatto nuovo da adempiere, in quanto gruppo dirigente dell’Anpi il più vicino al presidente, su programmi e linee di politica e di cultura, per  tutti i prossimi cinque anni. A sostegno dell’Associazione, infine, il Comitato Scientifico di prossima elezione.
Abbassare l’età media, allargare presenza e partecipazione delle donne, diminuire le distanze tra centro e provinciale: un regolamento nuovo per il coordinatore regionale precisando, per chiudere, che l’Anpi è iscritto al Runts a svolgere il ruolo dell’associazionismo del Terzo Settore.
Lo stato d’animo della prima volta, curiosità e apprensione:  partecipando al Comitato Nazionale si imparano tante cose, tale la conoscenza dei temi e la capacità di sintesi espressa in tutti gli interventi. E se pieno di insidie risulta il nostro presente, l’Anpi può dare conforto  e speranza, contro la paura cui vorrebbero ridurci i nostri governanti, proprio svelandone responsabilità e cattiva politica. E contribuendo alla costruzione di un vasto movimento che si allarghi e si unisca ai movimenti degli altri Paesi, fino a imporre la fine dell’invio di armi, la fine della folle corsa al riarmo, onde si apra una vera conferenza di pace  in Europa, per la salvezza dei popoli.

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